Un parere legale sulla battaglia per il logo RF: “Accordo probabile”
Lo storico passaggio di Roger Federer dalla Nike alla Uniqlo ha lasciato irrisolta la questione del logo “RF”, che è ancora di proprietà della Nike ma che lo svizzero vorrebbe continuare ad utilizzare anche in futuro. “È importante per me e soprattutto per i fans – ha dichiarato Federer a Wimbledon dopo il suo match di primo turno – ed in fin dei conti si tratta delle mie iniziali”.
Si è espresso sulla questione Graeme Alder, avvocato specializzato in proprietà intellettuale dello studio legale Hill Dickinson, che attraverso la testata britannica SportsPro ha spiegato come “dal punto di vista legale la Nike è proprietaria del marchio RF in varie giurisdizioni nel mondo, mentre Roger Federer è registrato come proprietari di vari marchi che coprono il suo nome per intero e la sua firma, e questi fatti non sono in discussione”.
Dal punto di vista legale, quindi, il colosso statunitense sembra essere in una posizione di vantaggio, nonostante le lettere RF rappresentino le iniziali del campione elvetico. Ragion per cui o esiste già nel contratto appena terminato un meccanismo che regola il trasferimento della proprietà del logo dalla Nike a Federer, oppure è necessario sottoscrivere un nuovo accordo tra le parti. A questo proposito la giurisprudenza rivela come ci siano già stati dei casi analoghi in precedenza, ed i contenziosi legali hanno visto sempre prevalere la parte che godeva della proprietà formale del logo o del nome in questione, indipendentemente dal fatto che tale nome fosse quello dell’altra parte in causa.
“Tuttavia – continua Alder – è opportuno sottolineare che, qualunque siano stati i termini del contratto firmato tra la Nike e Federer quando quest’ultimo aveva 13 anni, non ci sono dubbi che il valore del marchio RF sia indissolubilmente legato all’atleta e alla sua popolarità. Di conseguenza, se Federer non dovesse più indossare il marchio in questione, il suo valore andrebbe inevitabilmente a diminuire”. Quindi l’insistenza della Nike nell’impedire allo svizzero di indossare il suo marchio sarebbe in fin dei conti un’operazione autolesionista.
In definitiva, dunque, è nell’interesse di tutti che il contenzioso si risolva rapidamente con un accordo amichevole piuttosto che con una lunga battaglia legale che arricchirebbe solamente gli avvocati.