Folle e feroce, Camila attacca la regina (Piccardi), Brava Camila, vola ai quarti (Rossi), La voglia di Camila (Azzolini), Camila, così fragile e così d’acciaio (Lombardo), Giorgi c’è la regina (Crivelli), Pressing e servizio boom Camila (Semeraro), Giorgi da applausi (Scanagatta)

Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

 

Folle e feroce, Camila attacca la regina

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 10.07.2018

 

Se le corde della racchetta potessero parlare, chissà quante cose ci racconterebbero della Giorgi che Camila, trincerata dietro uno sguardo azzurro e malinconico da cerbiatta ferita, tiene per sé. Ciò che sappiamo, però, basta a giustificare la presenza della quinta italiana (Lucia Valerio 1933, Laura Golarsa 1989, Silvia Farina 2003, Francesca Schiavone 2009) nei quarti di Wimbledon: 38 doppi falli (record del torneo) sono la spia accesa di uno psycho-tennis sempre giocato sull’orlo del burrone, moderno e rischioso, folle e apparentemente casuale, capace di fare breccia in un torneo terremotato dagli eventi (già a casa tutte le prime dieci teste di serie) e di arrivare al cospetto, oggi sul centrale, della più grande di ogni tempo, la donna dei 23 Slam, Serena Williams. L’ottavo con Makarova diventa ansiogeno nel decimo game del secondo set quando Camila, tanto aggressiva quanto avventata, spreca tre match point e annulla una palla break alla russa mancina prima di chiudere 6-3, 6-4. Già nel 2012, su questi prati, appena ventenne, aveva incantato arrivando — da sconosciuta — agli ottavi: le avevano predetto un futuro da superstar, ma Camila era ancora impegnata nel suo giro del mondo al seguito di papà Sergio, italo-argentino, coach senza aver mai giocato a tennis, e le serviva tempo per trovare un gioco continuo, un’esistenza stabile (oggi vive a Calenzano), un innamorato («Sono serena fuori dal campo, ecco perché riesco ad esprimere il miglior tennis»), un senso. Williams-Giorgi sul prato più importante di Wimbledon è la prova della maturità, sulla carta, persa in partenza (3-o per l’americana i precedenti, mai sull’erba). Però la Serena post-partum corre poco e male, si strizza in calze contenitiII quadro • Ieri Ottavi Donne GiorgiMakarova 6-3,6-4 S. Williams (foto)- Rodina 6-2,6-2 Ottavi uomini FedererMannarino 6-0, 7-5, 6-4 DjokovicKhachanov 6-4, 6-2, 6-2 Nadal-Vesely 6-3, 6-3, 6-4 • Oggi Quarti donne GiorgiS. Williams diretta tv dalle 12.30 Sky Sport 1 ve per favorire la circolazione, fin qui ha vinto più di carisma che di muscolo. «Non la seguo, non perdo tempo a guardare il tennis femminile: non mi emozionerò», manda a dire Camila con l’algida meccanicità nelle risposte che usa come schermo, perché nessuno si spinga oltre, magari a chiederle della fragile sensibilità di mamma Claudia (l’artista di casa che le disegna vestitini, spesso di pizzo), dell’autorità di papà Sergio, del dramma che anni fa incise i Giorgi nella carne (la scomparsa in un incidente della sorella maggiore). Tathiana Garbin, capitana di Fed Cup (ricucita per il bene di tutti la causa legale con la Fit, che l’aveva estromessa dalla squadra), dice che «Camila non ha limiti, ci si può aspettare di tutto». E vero. Già un sorriso, una lacrima, una risata sarebbero un trionfo. Battere la Williams, poi, un balsamo per l’anima.

 

Brava Camila, vola ai quarti

 

Paolo Rossi, la repubblica del 10.07.2018

 

Oggi a Wimbledon va in scena una puntata speciale di “Indovina chi tira più forte e vince e se ne frega di come giocano gli altri?”. Le attrici, Serena Williams e Camila Giorgi, si giocano l’Oscar, che è la semifinale di Wimbledon. Sarà il secondo match sul Centrale, presumibilmente alle 15.30. Nella storia di Wimbledon nessuna tennista italiana ha mai raggiunto le semifinali: Lucia Valerio (1933), Laura Golarsa (1989), Silvia Farina (2003) e Francesca Schiavone (2009) sono arrivate ai quarti. Si e aggiunta Camila Giorgi ieri superando 6-3, 6-4 la russa Makarova. Wimbledon come il Roland Garros? Potrebbe esserci la risposta del movimento femminile all’exploit di Cecchinato a Parigi, ma alla marchigiana non importa tanto la storia: «Chissà, speriamo…. Io parlo poco». II suo tennis la definisce perfettamente: istinto puro. Non è che l’hanno disegnata o educata così: papà Sergio, argentino di La Plata con origini italiane, genitore-mentore-coach, su questo non ha meriti né colpe. Il carattere di sua figlia, che comunque lui ha plasmato da quando aveva ancora i pannolini, è quello di una ragazza come tante altre nella vita, che gioca a tennis ma non lo segue, che si apre solo con le persone che conosce e di cui si fida. Un vero anti-personaggio, che qualcuno paragona a Bjorn Borg, un altro che si nasconSerena Williams? Ho visto qualche suo match, non seguo il tennis femminile. Ho trovato la continuità che serve al mio gioco dopo tre anni segnati dagli infortuni deva al pubblico. Le sue conferenze stampa non sono sintetiche: di più, sono ermetiche. E non perché – come si pensava in passato – avesse ricevuto ordini di scuderia paterni di non dare informazioni, ma perché lei è proprio così, di default. Per dire, ha annunciato in pubblico che papà Sergio è a Wimbledon. Peccato che il babbo fosse ancora a Milano nel tentativo di trovare un volo per il match di oggi, con gli amici stretti che gli consigliavano di non andare, visto che Camila sta vincendo senza che si noti la folta capigliatura paterna sugli spalti. «Ma non è una gaffe, voi non capite il senso del mondo Giorgi: per Camila, il papà c’è sempre, fisicamente oppure no. Credo che lei intendesse questo», spiega Sergio Palmieri, direttore degli Internazionali di Roma. L’importante, alla fine, è che si riesca a proseguire il proprio percorso, e Camila sembra aver trovato la strada giusta per il suo viaggio: «Sono serena, da qualche mese mi alleno senza problemi, e quindi va tutto bene». Inutile chiederne la ragione. Può aver influito la pace sociale con la Federtennis, dopo la squalifica e la richiesta da parte del gruppo Binaghi di restituire i contributi incassati e poi non onorati. Ma sono solo supposizioni: al centro, ombelico della sua vita, c’è solo il tennis. «Io penso a me, al mio gioco. Non mi importa cosa fanno le altre. Serena Williams? La conosco, ma non la seguo». Serena Williams, che ha abbracciato la stessa filosofia di gioco. Ma è più brava mediaticamente? «Se io seguo Camila? Certo, io seguo tutto il tennis femminile, che mi piace e lo supporto. Lei gioca potente, per quanto sia piccola. Aspetto questo match con curiosi Serena potrebbe essere meno tranquilla delle dichiarazioni della vigilia: «Nel circuito tutte temono in qualche maniera Camila, perché non sanno mai come prenderla, è imprevedibile. E Serena, contro Camila, dovrà augurarsi sempre un’ottima prima palla di servizio, altrimenti le risposte dell’azzurra potrebbero crearle qualche problema» pronostica Palmieri. Nel passato qualcuno ha provato a ricordare all’azzurra che si possono usare anche le smorzate, che non sono proibite. Lei ha ascoltato, disciplinatamente, ma ha continuato a fare di testa sua. «Perché si deve migliorare, non cambiare il proprio dna». Chissà che il giorno della verità non sia dunque giunto….

 

La voglia di Camila

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 10.07.2018 

 

mila ne fa una questione di sopraggiunta serenità, e in fondo ci sta… Il punto più alto della carriera prende forma nei giorni in cui la sua vita va a gonfie vele. «Mi sento bene con me stessa, lucida, stimolata a dare il meglio», ammette. Il quarto di finale a Wimbledon lo aspettava dal 2012, quando giunse ventenne agli ottavi, cancellando da sola tutta la nazionale italiana, prima Schiavone, poi Pennetta. Tre anni dopo ottenne la classifica più alta, al numero 30 (luglio 2015), poi sono occorsi altri tre anni per scoprirsi del tuno, o ritrovarsi, oppure, chissà, comporre le parti vuote di quel puzzle di fieri propositi, aneliti e testardaggine che meglio di ogni altra immagine la rappresenta. Eppure, anche nel giorno della festa, celebrata senza eccessi, giusto un sorriso e un breve saluto con la mano al pubblico del numero Dodici, dove aveva appena terminato la russa Makarova (due set, condotti sempre in testa e senza mai andare in affanno), Camila semina interrogativi destinati a risposte incerte, nelle quali lei si eleva a ossimorovivente, timida guerriera qual è. Si può serenamente prendere a pallate le avversarie? Anzi, visto che siamo ormai a un passo dalla disfida: sarà possibile prendere serenamente a pallate Serena? «Lei la conosco», dice con un sorrisino accattivante, a sottolineare come non sia del tutto digiuna di tennis al femminile. L’affermazione ci rincuora, inutile negarlo. Ma è solo un attimo. I pensieri di Camila, di fatto, proseguono cosi: «L’ho vista giocare, qualche volta. Ma non sono cosi interessata al tennis femminile, non mi piace granché. Se posso, guardo altro». Parole sulle quali Serena non riesce proprio a sorvolare: «Ritengo che ogni punto di vista meriti rispetto, ma la penso in modo opposto. Seguo il tennis femminile, e non solo quello. Seguo tutto lo sport delle donne, e faccio il tifo per tutte le loro grandi imprese. Èpiù bello se ci sosteniamo a vicenda, no? Conosco Camila, abbiamo giocato e la sua veemenza, l’energia che sprigiona, mi hanno sempre colpito. Credo che l’erba sia la superficie migliore per il suo gioco. Io cresco di partita in partita, mi sento bene, ho voglia di andare avanti. Sarà un match duro, vibrante. Ma so come giocarle contro». Dovrà stare attenta, Serena. E vero, il suo tennis è cresciuto, in queste giornate sull’erba, ma non è ancora devastante come lei sembra pensare. La velocità negli spostamenti rapidi è quella che è, e le lunghe rincorse la lasciano prostrata, anche se lei non se ne risparmia manco mezza. Con i suoi pallettoni spinti all’eccesso, Camila può farla correre, e spingerla in affanno. Un match tra mamme, quello fra Williams e Rodina. In un torneo di mamme, sei addirittura al via. «Ma lei è troppo più esperta, è mamma ormai da anni», dice Serena che la piccola Alexis Olympia Ohanian junior l’ha avuta appena dieci mesi fa (1 settembre 2017). La russa invece è M ILA madre dal 2012 e la piccola Anna già la segue nei tornei, insieme con il marito coach, Denis Shteyngart. Si gioca sul Centrale, secondo incontro. «Tutti i campi sono uguali», dice Camila, sapendo che non è poi così vero.II Centre Courtè largo e lungo, i suoni sembrano amplificati. Poco importa, il match vale una semifinale, vale 700 mila euro, vale un posto vicino alle prime venti in classifica, di certo il best ranking di Camila. Può segnare una svolta, per l’italiana. Ed è comunque un’occasione, anche per indossare qualcosa di carino o di insolito. «Perché no, ma ci devo pensare, in realtà non ho un vestitino da Centrale. Mi piace molto questa casacchina traforata, di cotone leggerissimo. Potrei entrare in campo con quella…». E Serena con i collant (ieri ne aveva un paio marroni a maglie larghe). Si, sarà davvero un incontro da non perdere. Il Big Monday (ma lo chiamano anche Maniac Monday, roba da maniaci del tennis, insomma) ha messo alla porta ‘Carolina Pliskova (per mano della sempre più sorprendente Kiki Bertens). Ora la testa di serie più alta è la numero undici di Angie Kerber. In semifinale Giorgi e Serena troveranno una fra Bertens e Goerges, nell’altra metà del tabellone Ostapenko-Cibulkova e Kerber opposta a Daria Kasatkina, che continua la sua ascesa dopo i quarti al Roland Garros…..

 

Camila, così fragile e così d’acciaio

 

Marco Lombardo, il giornale del 10.07.2018

 

Camila picchia forte ma parla sottovoce. A volte sembra che ti prenda un po’ in giro in entrambi i casi, ma se la conosci sai che non è così. E se è vero che per la quinta volta (dopo Valerio, Golarsa, Farina e Schiavone) un’italiana è nei quarti di finale a Wimbledon, questa non è come le altre: «Emozione perché sarò sul centrale contro Serena Williams? Il campo è uguale agli altri. E lei so come gioca, ma non la guardo mai». Camila Giorgi sembra che ti prenda in giro, ma probabilmente lo fa solo per confonderti. Forse è solo da una vita alla ricerca di se stessa, la differenza è solo che ora sorride di più. Per questo sembra sempre essere a caccia di qualcosa, un po’ come quando cerca la sua palla di servizio dopo il lancio, un lancio che non è mai uguale a quello prima. E a quello dopo. E in fondo in questi anni in cui è passata da bambina prodigio a donna al limite delle sue fragilità, il tennis – lo ha detto lei – non è mai stato il centro della vita: «Il tennis per me è un lavoro. Per questo appunto non lo guardo mai». La famiglia invece è tutt’altro, ma questa è la sua storia più conosciuta, con papà-coach Sergio sempre così ingombrante ma che quest’anno sembra aver deciso a fare un passo di lato (nessuno ha ancora visto la sua chioma a bordo campo, ma Camila assicura che «lui è qui»). E poi la mamma sempre a casa in Argentina a fare completini come quello bianco di pizzo con cui si è presentata in sala stampa. Oppure il fratello calciatore che voleva essere il futuro del Real Madrid. E la sorella, morta in un incidente anni fa, che resta sempre un’ombra negli occhi. Camila insomma risponde a monosillabi o quasi, ma quando è in campo fa dei discorsi eccezionali: «Attacco sempre, è il mio stile: lo posso migliorare ma non lo cambierò mai». È successo anche nel match di ieri contro la Makarova vinto 6-3, 6-4, praticamente la somma di una filosofia di vita che non prevede mezze misure: tra ace e doppi falli (di cui è la regina del torneo, 38 in 4 match), tra colpi implacabili ed errori incredibili. Si picchia duro, si parla poco: «Gli errori fanno parte della vita, per andare più avanti. E io spingo sempre». Stavolta ha funzionato, la curiosità è vedere se funzionerà anche oggi contro Serenona sul Centre Court. Ma è la nostra curiosità, non la sua. È la nostra partita della vita, non la sua: «È solo un momento positivo della mia vita, anche quella privata. Ho trovato continuità nel mio gioco, sono dove sarei dovuta essere. Il resto non ha importanza, penso solo a me stessa». Camila Giorgi no, non ti prende in giro. Non potrebbe essere diversa, un libro aperto con delle pagine difficili da leggere, difficile a volte anche per lei. Quegli occhi bassi, quel sorriso timido, quella voce sottotono che stona con la violenza che sfoga contro la pallina, con la voglia di arrivare senza avere un traguardo: «L’ho detto: quando stai bene fuori dal campo, dentro va tutto meglio. Ma io non sono come quelli che vivono per il tennis: entro, gioco e poi basta. Non mi piace parlare di me stessa, mi piace godermi la vita privata.

 

Giorgi c’è la regina

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 10.07.2018

 

Il tango rende possibile anche l’impossibile: ballare il silenzio. L’aria e la vena di malinconia respirate in Argentina hanno lasciato alla Giorgi la passione per il ballo e la scarsa propensione alla parola. Il suo palcoscenico è solo il campo, il suo compagno di ardite evoluzioni è solo il tennis. E adesso le chiede il giro più difficile e impetuoso, e sulla pedana più prestigiosa del tempio, il Centrale: un quarto di finale, il primo in carriera, oggi pomeriggio, contro l’inarrivabile regina. D’altronde, un traguardo sognato e costruito con energia, lucidità e talento richiedeva un controcanto all’altezza, il meglio che il cartellone di Wimbledon potesse offrirle: Serena Williams. Uno show da batticuore. MATURITÀ Dopo i gesti bianchi che si perdono nella notte dei tempi della Valerio, il serveevolley di antico stampo della Golarsa, la raffinata eleganza della Farina e l’imprevedibile genialità della Schiavone, Camila porta un’italiana così lontano sui sacri prati per la quinta volta nella storia, accompagnando i suoi sempre deliziosi completini candidi con la velocità di braccio e di esecuzione di una condottiera. La sfida con la Makarova, veterana di mille battaglie, nasconde l’insidia delle traiettorie mancine e dell’esperienza a questi livelli (la russa in carriera ha giocato due semifinali Slam), eppure la Giorgi la gestisce con la freddezza della giocatrice matura e sicura di sé, il vero atout del suo torneo dopo anni trascorsi a criticarne il troppo affidamento all’istinto. Ancora una volta, i momenti caldi diventano così il suo pane: il controbreak subito a zero sul 4-2 del primo set le fornisce il propellente per infilare cinque game di fila e indirizzare la contesa, con il servizio che scava le buche e i colpi da fondo filanti a tormentare la scarsa mobilità dell’avversaria; i tre errori sui primi tre match point (doppio fallo, rovescio e dritto lunghi) non la turbano e sulla successiva, pericolosissima, palla break Camila si inventa una prima a 190 all’ora seguita da un dritto incrociato invisibile tanto è violento e preciso, fino all’apoteosi con lo smash dopo 90 minuti di solido dominio (21 vincenti) anche quando la rivale, a metà secondo set, alza il ritmo e il peso della palla. La miglior partita nel contesto apparentemente più complicato: le stimmate di una campionessa. CONTINUITÀ E così quel pronostico sbarazzino da quattordicenne sognante («Un giorno alzerò il piatto di Wimbledon, il mio torneo preferito») ora non sembra più così folle, dopo la peggior stagione sull’erba in avvicinamento ai Championships (1° turno a Nottingham e fuori nelle qualificazioni a Birmingham): «Non ero preoccupata, il lavoro paga. Me lo aspettavo questo risultato e non mi sorprende, negli ultimi tre anni sono stata frenata dai guai fisici, ma adesso che ho trovato continuità sto bene, tecnicamente sono tornata me stessa, una giocatrice aggressiva che prova ad avanzare a ogni colpo. Forse faccio qualche errore, magari qualche doppio fallo di troppo (7 anche stavolta, 38 in totale nel torneo, ndr) perché cerco sempre di spingere il servizio, è il mio stile. Posso migliorarlo, ma non certo cambiarlo». SENZA PAURA Prendere o lasciare, non sarà la monumentale grandezza della Williams a obbligarla a esplorare nuovi mondi tecnici, in attesa di scoprire un altro outfit da applausi: «Lo sceglierò prima di andare a dormire». Impossibile credere che la maestosità dell’avversaria e del contesto non le provocheranno almeno un fremito, un’alzata di sopracciglia in quell’espressione ieratica da ritratto rinascimentale, malgrado le parole scolpite nella roccia di un’incrollabile sicurezza: «Il Centrale non mi fa paura, le dimensioni del campo sono le stesse, non cambiano. Sapete che non seguo il tennis femminile, e quindi nemmeno la Williams, anche se l’ho vista in azione. Io voglio giocare una bella partita, essere consistente». E’ la sola concessione che fa ai cronisti stranieri, accorsi in conferenza per capire che cosa debba temere la vincitrice di 23 Slam da questa italiana che da bambina, segno importante, teneva in camera i poster di Nadal e Monfils e guardava in dvd le partite di Sampras….

 

Pressing e servizio boom Camila

 

Stefano Semerano, la stampa del 10.07.2018

 

Debuttare sul Centre Court? «Non cambia niente: le dimensioni del campo sono le stesse». Sfidare Serena Williams? «Non mi emoziona. Non seguo il tennis femminile. Anzi, non seguo proprio il tennis». Giocare i quarti a Wimbledon? «Non sono sorpresa. Sapevo che prima o poi sarebbe successo». Camila Giorgi ha appena sgretolato in un’ora e mezzo la ex n.8 del mondo Ekaterina Makarova sul campo n.12, conquistandosi un posto fra le «last eight», le ultime otto ai Championships – quinta italiana nella storia dopo Lucia Valerio (1933), Laura Golarsa (1989), Silvia Farina (2003) e Francesca Schiavone (2009) – ma no: né sul pizzo sexy della blusa con cui si presenta in sala stampa, né nella sua espressione da graziosissima Gioconda compare un grinza. Una smagliatura di gioia, il brivido di un’emozione. E dire che per incitarla, Tathiana Garbin, la nostra capitana di Coppa ha perso la voce. Gli statistici hanno frugato nei precedenti (se si sommano i quarti di De Morpurgo, Pietrangeli, Panatta e Sanguinetti da queste parti arriviamo a 9 nel computo unisex), i giornalisti stranieri provato a interrogarla. Macché: Camila non si increspa. In campo ha sottomesso 6-3 6-4 la Makarova, indifferente alle traiettorie mancine della russa, macinandola da fondo e disossandola col servizio nonostante i 7 doppi falli che nel torneo la portano a quota 38, un record per quest’anno. Sei anni fa qui a Wimbledon era già arrivata negli ottavi, promettendosi un futuro importante, poi sempre rinviato. Miglior classifica il n.30, raggiunto tre anni fa (oggi è n.52 ma virtualmente già n.34), un solo torneo vinto, sull’erba olandese e marginale di ‘s-Hertogenbosch. «Nel 2012 ero una bambina, sono maturata. La differenza è che negli ultimi anni ho sempre dovuto fare i conti con gli infortuni, quest’anno invece ho giocato con continuità. E poi sono tranquilla anche fuori dal campo». Difficile strapparle di più. Il Giorgi-pensiero è lineare e apparentemente senza sfumature come il suo tennis, un pressing continuo che nei giorni di buona può far deragliare qualsiasi avversaria (Serena compresa, con cui pure ha perso 3 volte su 3); in quelli storti trascinarla in un amen fuori dal campo. «Io bado sola a me stessa. Non importa chi c’è dall’altra parte della rete. Amiche nel circuito? Non ne ho, il tennis per me è un lavoro, la mia vita è altrove. La tensione? Non la sento: sul matchpoint gioco come nel primo punto della partita». Piccola bugia, visto che ieri sul primo matchpoint è arrivato un doppio fallo, e gliene sono serviti altri tre per chiudere. Per qualcuno la conquistata serenità coincide con l’eclissi di papà Sergio («ma lui è qui»), una presenza spesso ingombrante, forse con una love story ritrovata. Una semifinale a Wimbledon varrebbe comunque un supplemento di mistero….

 

Giorgi da applausi

 

Il Quotidiano Nazionale del 10.07.2018

 

Camila Giorgi subito dopo il 63 64 inflitto alla mancina russa Ekaterina Makarova, n.35 Wta e il primo quarto di finale raggiunto in uno Slam. E’ la quinta italiana a centrare l’obiettivo qui a Wimbledon dopo Lucia Valerio (1933), Laura Golarsa (1989), Silvia Farina (2003) e Francesca Schiavone (2009). Nessuna di loro quattro aveva raggiunto le semifinali. Ci riuscirà oggi Camila contro Serena Williams su quel centre court dove ha sollevato 7 volte il trofeo più prestigioso? Camila non si sorprenderebbe. Neppure chi scrive. Serena ha un’enorme esperienza in più, non sarà certo emozionata dal campo leggendario e fin qui non ha perso un set. Pero salvo che la Mladenovic, “scioltasi” di suo sul 5-3 nel primo set, non ha affrontato avversarie di gran calibro. Sta giocando soltanto il suo quarto torneo, è sempre sovrappeso dopo un parto assai travagliato e la prolungata assenza dovuta alla maternità che l’ha fatta scendere a n.181 in classifica. Riuscirà Ca mila a batteria? Penso di sì. Contro la Makarova Camila, che non teme le tenniste di potenza e di ritmo alla Serena quanto semmai quelle di tocco e più capaci di variare schemi e spin, ha giocato una partita quasi perfetta. Ha servito “prime” a 188/190 km orari e “seconde” sempre sopra i 160/165, con una continuità sconosciuta ad alcuni n.1 italiani (Volandri? Fognini? Lorenzi?). Sarebbe stato preferibile per Camila e Serena affrontare prima una delle altre due ragazze giunte nei quarti nella stessa metà tabellone, la tedesca Goerges n.13 o la olandese Bertens n.20. Una lo farà dopo… La Giorgi ha perso 3 duelli su 3 senza strappare un set a Serena, ma sono match datati (2013-2015-2016), non erbosi e persi contro la miglior Serena. Oggi solo ladies day. I quarti: Cibulkova-Ostapenko, Kasatkina-Kerber, Bertens-Goerges, S.Williams-Giorgi. Risultati, cronache dei 16 match di ottavi maschili (hanno vinto senza cedere un set Federer e Nadal) e femminili. Le interviste su www.ubitennis.com