Federer con l’elmetto: “Il caldo favorisce i big server”
Normalmente siamo abituati a pensare a John Isner come ad un giocatore con tutte le carte in regola per avere successo sull’erba. Il gran servizio e anche la propensione alla verticalizzazione del gioco dovrebbero essere ingredienti ottimi per portare a casa grandi risultati. Invece, se analizziamo lo storico a Wimbledon dello statunitense, si scopre che questo è il primo anno che riesce ad approdare alla seconda settimana di torneo. Lo stesso John è piacevolmente sorpreso e scherza sull’argomento, quando entra in quella sala interviste da cui era stato lontano per otto anni (ovvero dall’incredibile match contro Nicolas Mahut del 2010): “Ah quindi è così che è fatta questa stanza. Da quella lunghissima partita nel 2010, questo torneo è stato una casa degli orrori per me. Ho perso un sacco di match tirati, molti al quinto set, specialmente al terzo turno. Questo ha generato molti dubbi in me. Quando lasci il torneo per nove o dieci volte e non sei soddisfatto dei tuoi risultati, la cosa può condizionarti. Quest’anno è stato diverso”.
Sicuramente il grande caldo, che quest’anno ha investito Londra, ha influenzato in maniera positiva il gioco di Isner. È lo stesso John ad ammetterlo: “Le condizioni sicuramente mi aiutano, così come aiutano anche Raonic e Anderson. Il campo è molto più solido. Per molti versi, ricorda un campo duro. La palla rimbalza un po’ più alta. Molte volte quando mi sono trovato in difficoltà sull’erba, sentivo che il campo era molto veloce ed era difficile per me impattare bene la palla. Quest’anno invece non mi sembra un campo particolarmente veloce”.
Dello stesso parere è anche il prossimo avversario di Isner, Milos Raonic. Il canadese ha sempre prodotto ottime prestazioni sui prati negli ultimi anni, indipendentemente dalle condizioni, ma rivela che l’ondata di caldo potrebbe in effetti giocare a favore dei grandi battitori. “Penso che la palla salti un po’ di più e quindi non è necessario piegarsi troppo per colpire. Sicuramente questo sarà un vantaggio per lui (Isner, ndr). Io amo usare lo slice per venire a rete e altre cose del genere. Quando si tratta di giocare sull’erba amo entrambe le condizioni, caldo o freddo”.
Opinioni contrastanti invece per gli altri due quartofinalisti della parte alta: Roger Federer e Kevin Anderson. Il sudafricano non ha percepito differenze rilevanti durante il suo match contro Gael Monfils (“forse perché c’era un po’ di vento” dirà ai giornalisti), ma comunque sa che i suoi colpi rendono al meglio su questo genere di superfici. Lo svizzero invece, capitato in una porzione di tabellone popolata da giocatori molto simili tra loro, ha espresso un po’ di preoccupazione nel dover affrontare avversari così potenti con queste condizioni climatiche. Storicamente Federer infatti non teme i grandi battitori, ma il grande caldo lo invita ad essere più cauto. “Il campo è più duro, la palla rimbalza più alta ed è più facile muoversi. Sicuramente tutto questo ha aiutato i big server e anche i fondocampisti. Nella seconda settimana le cose sono sempre diverse: il campo è più usurato sulla linea di fondo e ci si muove meglio. Quindi è solo questione di quanto farà caldo e come rimbalzerà la pallina. Se ripenso a quella finale con Roddick (2009, ndr) ricordo che non sono riuscito a strappargli il servizio per la maggior parte del tempo perché la palla volava via. Stessa cosa nella semifinale olimpica contro del Potro. In un giorno caldo è molto difficile fare un break”.