Camila Giorgi può battere Serena Williams
da Londra, il Direttore
“Prima o poi doveva succedere”. Già. È proprio successo che Camila Giorgi si ritrovi nei quarti di un Wimbledon assolutamente anomalo che non sarà vinto da una delle prime dieci teste di serie, ma che se alla fine fosse vinto dalla n.25, cioè da Serena Williams già qui regina sette volte, non verrebbe quasi certamente poi più ricordato come il torneo più sorprendente della storia. Anche se finora non c’è dubbio però che sia stato così. Ma l’esperienza mi dice che poi tutti abbiamo la memoria corta e che alla fine si ricordano magari le finali e i loro protagonisti e quasi mai quanto è successo prima. Però… però… però potrebbe anche succedere adesso – oggi pomeriggio sul centre court dove Camila ha giocato un’unica volta contro la Muguruza nel 2016 – che la Giorgi battesse dopo la ben più esperta Makarova, 30 anni, anche una Serena Williams, 36 anni (e senza il fisico di Roger Federer, terrei a sottilineare) che in fondo non è stata troppo messa alla prova in questo torneo. L’unica che ci ha provato è stata la Mladenovic, sconfitta 7-5 7-6, ma sul 5-3 del primo set la francese ha quasi regalato 4 game giocando con il braccio trattenuto. E quando ha raggiunto il ti-ebreak del secondo set senza fare cose straordinarie, di nuovo si è lasciata intimidire e lo ha perso 7-2.
I colleghi stranieri, e i bookmaker (Bet365 dà la vittoria della Williams a 1,20, quella della Giorgi a 4,50!), danno strafavorita Serena sulla base della storia… di entrambe. Ma io che ho visto giocare in questi giorni l’una e l’altra ritengo che la differenza non sia così tanta. Lo penso perché mi pare che Camila non sia tipo che si lascia impressionare né dalla personalità né dalla potenza di Serena, né – come invece accadrebbe a qualunque altra giocatrice – dal fatto di dover giocare sul Centre Court, sotto gli occhi delle tv e dei fans di tutto il mondo. O lei è una grande attrice e bleffa alla grande, oppure io ho la sensazione che non sia tipo che si emoziona. Gioca e tira tutti i colpi, dritto e rovesci, prime e seconde di servizio, come se fosse quasi incosciente. Chi avesse visto il rovescio con il quale ha annullato il matchpoint alla Siniakova, o anche gli scambi a ritmo incalzante e forsennato che ha vinto con la Makarova sul 5-4, quando dopo essere stata avanti 5-4 e 40-15 (e doppio fallo sul matchpoint!) ha annullato una palla break, non può non aver capito che Camila avrà mille difetti tecnici (poca varietà di schemi e di tocchi, mai una smorzata, e soprattutto strategici) ma di certo non sa cosa sia la paura.
Potrebbe cominciare male il match, questo sì, e restare frastornata da questo e subire quindi una severa batosta, anche un 6-2 6-2 – di certo Serena non si lascerà pregare se potrà chiudere alla svelta la partita – ma lasciate che riesca a mettere la partita sulla lotta e vedrete che non si farà intimidire per nulla. Deve stare attenta a non esagerare. Perché lei è abituata a tirare tutto, una risposta dopo l’altra, comunque serva la sua avversaria. Ma nessuna serve come Serena in giornata. E quindi il rischio è che si faccia prendere dalla frenesia di fare subito i punti anche contro servizi impossibili. Però non sarà, in linea di massima, la potenza di Serena a impressionarla. Dovrà stare attenta a non farsi sorprendere dai servizi al corpo. L’altro giorno la Siniakova le ha fatto diversi punti con quel tipo di servizio, molto più che con le battute ben piazzate. E poiché quella di Serena è battuta che arriva addosso più veloce delle altre, Camila farà bene a restare parecchio viva, reattiva, sui suoi piedini. Se ci riuscirà sarà a metà dell’opera. Contro la Makarova, che pure all’inizio nei primi due turni di servizio le ha dato fastidio quando ha messo la palla dentro (8 punti su 9, se si tolgono i due doppi falli con i quali ha esordito) perché il servizio mancino ha l’effetto contrario al consueto dei destri, Camila ha trovato le contromisure imponendole tre break consecutivi, sesto e ottavo game del primo set, primo game del terzo grazie al quale ha portato a casa il secondo set riuscendo sempre a difendere agevolmente il proprio game di servizio tranne che nell’ultimo sofferto game, complicato da quel già ricordato doppio fallo – il settimo – sul 40-15 e primo matchpoint.
I bookmaker favorivano la Makarova (1,72 vs 2,10), reduce da due convincenti vittorie su Wozniacki e Safarova. Camila non si è lasciata minimamente impressionare. E ora, anche se dice quelle amenità del tipo ormai noto “Non seguo il tennis femminile né Serena Williams…”- salvo poi correggersi parzialmente “Non ho detto che non l’ho mai guardata” quando le ho fatto presente che era abbastanza improbabile che non avesse mai visto una che ha vinto 23 Slam, Serena non è mica Scanagatta – Camila sa benissimo che Serena sta giocando qui soltanto il suo quarto torneo e anche che non può essere davvero quella che l’ha battuta 3 volte su 3 senza lasciarle un set, ma in match datati, 2013, 2015 e 2016 (al primo turno dell’Australian Open dove pure lei non sfigurò affatto). Rispetto a quelle sfide Serena non è solo invecchiata e ingrassata. È anche peggiorata. E non può avere neppure una fiducia eccessiva nelle proprie possibilità se le cose si mettessero male per lei. Al contrario Camila è migliorata, sta finalmente bene fisicamente, è in fiducia, non ha nulla da perdere, ha spesso dimostrato quando ha battuto quelle otto top-ten di avere tendenza a esaltarsi nei grandi palcoscenici (penso a quando battè la Wozniacki all’US open) contro le grandi avversarie. Raramente le ha battute in campi periferici. Quasi sempre su campi importanti (dove certamente veniva programmata per il nome delle sue avversarie).
Quando le altre quattro italiane che l’hanno preceduta approdarono ai quarti di finale a Wimbledon, Lucia Valerio (1933), Laura Golarsa (1989), Silvia Farina (2003) e Francesca Schiavone (2009), soltanto Laura Golarsa che arrivò sette volte a due punti dal match con Chris Evert, seppe dare seria battaglia a chi finì per prevalere. Io non posso certo sostenere che Camila vincerà – sebbene in un passato non sospetto mi sia sbilanciato non poco sulle sue qualità e potenzialità – ma mi sento di poter dire che battaglia invece la darà e che sarei sorpreso del contrario. Anche se sul Centre Court Serena Williams ha sollevato 7 volte il trofeo più prestigioso e Camila invece ha perso dalla Muguruza al primo turno qui del 2016. Già, ma come ha perso al suo esordio con la spagnola che l’anno successivo avrebbe trionfato proprio a Wimbledon: 6-2 5-7 6-4! Camila ha patito lo scotto emotivo nel primo set, ma poi si è ripresa alla grande contro un’altra tennista che la sovrastava in altezza, in fisico, in potenza. Serena sta giocando soltanto il suo quarto torneo, è sempre sovrappeso dopo un parto assai travagliato e la prolungata assenza dovuta alla maternità che l’ha fatta scendere a n.181 in classifica. Qui le hanno attribuito… honoris causa (più o meno; la classifica delle donne non era mai stata stravolta, diversamente da quella degli uomini) la testa di serie n.25 suscitando le proteste della Cibulkova, n.33 rimasta fuori dal seeding e tuttavia approdata ai quarti pure lei. Serena serve meglio di qualunque donna, ma si muove maluccio e Camila è assai reattiva nella risposta.
Riuscirà Camila a spostarla? Penso di sì. Contro la Makarova Camila, che non teme le tenniste di potenza e di ritmo alla Serena quanto semmai quelle di tocco e più capaci di variare schemi e spin, ha giocato una partita quasi perfetta. Ha servito “prime” a 188/190 km orari e “seconde” sempre sopra i 160/165, con una continuità sconosciuta ad alcuni n.1 italiani (vero Volandri? Vero Fognini? Vero Lorenzi? Vero Furlan). Sarebbe stato preferibile per Camila e Serena affrontare prima una delle altre due ragazze giunte nei quarti nella stessa metà tabellone, la tedesca Goerges n.13 o la olandese Bertens n.20. Una lo farà dopo… Io credo che a una Camila che sta bene ed è in fiducia anche una settimana tipo quelle della Ostapenko, della Stephens, della Bartoli, possa capitare. Why not? Abbiamo visto nella prima settimana di questo Wimbledon che nel singolare femminile tutto può capitare. E devo dire anche che Camila lo ha sempre detto, e credo pensato (così come suo padre), che questa ipotesi non fosse campata in aria.
E ricordo che quando Francesca Schiavone, sui 25-26 anni dichiarava che non riteneva impossibile vincere un giorno uno Slam, tutti quanti in conferenza stampa ci guardavamo perplessi. Poi, invece, è successo. E ai tempi di Francesca, consentitemi di dirlo, le tenniste ai vertici WTA erano molto più solide. A gennaio un lettore molto preparato su Camila (non ricordo se fosse Fabio Buzzi) mi scrisse queste frasi che mi sono ricopiato pensando di poterle usare un giorno (vedano i lettori che se scrivono cose intelligenti io ne faccio uso al momento giusto):
“In carriera la Giorgi conta 8 vittorie e 12 sconfitte contro una Top10 (40% W) e 23 vittorie e 33 sconfitte contro una Top20 (41% W)… Scrisse anche nel 2015, Giorgi fece 339 doppi falli in 33 incontri chiudendo l’anno in top 35. Pennetta, fino ai 30 anni e più, era considerata una che spesso ‘tremava’ nelle grandi occasioni (per rendere l’idea con una sola parola). Poi arrivò il giorno in cui vinse IndianWells… E poi c’è stato l’US Open. Può ancora fare il (vero) salto di qualità, nonostante ci sia gente, tanta, che l’aveva già ‘seppellita’ a soli 26 anni. Uomini di poca fede. Per il discorso dell’età riporto solo un paio di dati, poi ognuno li interpreti come vuole. Età media delle giocatrici top 100: 26,5 anni. Età media delle giocatrici top 50: 27,4 anni. Età media delle giocatrici top 20: 26,6 anni Camila ne ha appena compiuti 26, direi che è in media perfetta. Oggi (a gennaio 2018 …ora sono molto meno)è preceduta in classifica da solo 37 giocatrici più giovani. Diverso e più importante è invece il discorso dell’età in cui si accede la prima volta in top 100: a parte rarissime eccezioni tutte le migliori ci riescono entro i 20 anni, max 21.
Quindi il pattern sembra essere: si diventa top 100 entro i 21 anni, o mai più, e dopo si staziona tra le top 100 per un sacco di tempo, migliorando (nella media) lentamente la posizione. Camila è diventata top 100 entro i 20 anni, come peraltro tutte le altre top italiane, a parte Vinci che ha ritardato pochi mesi. Forse la Giorgi le sue più belle partite le ha già disputate (tipo Azarenka e Wozniacki), ma forse i risultati migliori deve ancora ottenerli”. Qui si chiude l’intervento del lettore informatissimo che ringrazio sperticandomi di lodi. E chiudo io.
La Giorgi ha perso 3 duelli su 3 senza strappare un set a Serena, ma sono match datati (2013-2015-2016), non erbosi e persi contro la miglior Serena. Che non è quella di oggi. E Camila non è quella di ieri.
Oggi solo ladies day. I quarti:
Cibulkova-Ostapenko
Kasatkina-Kerber
Bertens-Goerges
S.Williams-Giorgi.