Roger Federer sempre più Paperon dei Paperoni
da Londra, il Direttore
La notizia del giorno, anche se vorrei dire che era nell’aria da tempo e ne avevamo scritto durante il Roland Garros, è quella di Roger Federer che divorzia da Nike e sposa Uniqlo. Pare che Nike non fosse entusiasta all’idea di proseguire nel rapporto, e questa è la cosa più sorprendente. Mie fonti mi dicono che avesse offerto a Roger soltanto – si fa per dire – 20 milioni di dollari per un anno. Presumendo di averlo incatenato con la storia del logo RF che è loro copyright. Una storia che farà di sicuro arricchire gli avvocati di una parte e dell’altra. Vi immaginate le parcelle? Roger è persuaso di rientrare in possesso “di quelle che in fondo sono le mie iniziali”, quelli di Nike si sono un po’ intestarditi a non cedergliele d’amblais. Ma Roger gioca ancora con le scarpe Nike – e non credo che i giapponesi che finora non hanno neppure una vera linea sport – si mettano all’improvviso a fabbricare scarpe. Non hanno negozi a Zurigo, ha osservato Roger, e non ce l’hanno al momento neppure in Italia. Devono aprirne uno a Milano da più di un anno, però per ora non c’è.
E comunque Uniqlo (stavo facendo un refuso e scrivendo Ubiqlo… lapsus freudiano o mania di grandezza?) che pure ha sponsorizzato a lungo Djokovic e pure Nishikori, non ha ancora mai sentito la necessità di promuoversi come brand di sport e di tennis. Chissà, forse ora lo farà. Ma come ha sottolineato Roger, Uniqlo, azienda di abbigliamento per il tempo libero, sembra lo sponsor ideale per uno come Roger che fra un anno, due oppure tre potrebbe smettere di giocare ma non… di vestirsi. I giapponesi hanno offerto una cifra mostruosa, 30 milioni l’anno per 10 anni. Secondo me dietro c’è dell’altro. Ci sono le Olimpiadi di Tokio 2020 e… quale migliore testimonial di un campione vestito da un’azienda giapponese? E poi ancora: verrà inaugurato il nuovo stadio olimpico di Tokyo. Vero che il tennis verrà giocato altrove alle Olimpiadi, però c’è una Laver Cup che dopo l’esordio europeo a Praga e il bis nell’americana Chicago in questo 2018, per il 2019 potrebbe anche annunciare una tappa asiatica. Con Roger Federer sempre più legato al Giappone e la sua più volte manifestata intenzione di partecipare ai Giochi del 2020 why not?
300 milioni di dollari per 10 anni è tanta roba perfino per Federer. Per questo oggi gli ho chiesto, all’avvio della sua conferenza stampa, se dovevamo congratularci più per la sua vittoria su Lajovic (facilissima; bravo Roger, ma mi aspettavo di più dal ricco serbo allenato da Perlas) oppure per i 300 milioni che lo accompagneranno nei prossimi 10 anni. Lui mi ha ribattuto: “Come fai a sapere i dettagli del contratto?” ma non ha smentito. Fatto sta che nel giro di pochi minuti il titolo della Nike ha perso il 2,87 per cento alla borsa di New York (notizia che non ho avuto tempo di verificare ma che qui è stata data per certa). Insomma Mirka e le due coppie di gemelli – oggi tutti in tribuna – potranno starsene tranquilli. Le spese familiari sono tante eh. Qui le gemelline e i gemellini sono seguiti da 4 babysitter. Il team Federer è formato da 19 persone, cuoco compreso con qualche vagone di pasta Barilla che fa parte del corredo. Lo scorso anno Forbes aveva “battezzato” il nostro povero Roger quale quarto sportivo più ricco del 2017 con 64 milioni fra premi e sponsorship, preceduto solo dai 94 di Cristiano Ronaldo, gli 86 di Le Bron James, gli 80 di Messi. Davanti ai 60 di Kevin Durant, ai 50 di Rory McIlroy (il golfista mancato sposo di Caroline Wozniacki).
30 milioni di dollari l’anno per 10 anni non modificheranno il trend di vita per chi sta giocando il ventesimo Wimbledon. Solo qui, dove ha raccolto 92 vittorie e 11 sconfitte, ha preso 16 milioni e 857.000 dollari di premi. Vent’anni dopo che Roger aveva dominato qui fra gli junior – già allora con un completino immacolato Nike – e 24 ore dopo la conferenza stampa in camicia bianca sotto all’elegantissima giacchetta grigia con lo stemma di Wimbledon, il re di 8 Championships, è sceso sul centre court tutto vestito da Uniqlo. Vi potete immaginare la gioia dei fotografi. Scattavano a più non posso. Un crepitio. Sembrava di essere in trincea. Veniva voglia di ripararsi. Lo choc Uniqlo ha fatto passare in seconda fila le prime grandi sorprese di cui abbiamo già scritto e che qui riassumo superbrevemente. Sono i k.o. di Stephens con la Vekic, di Dimitrov con Wawrinka (che festa in famiglia devono aver fatto i due lovers), di Coric irriconoscibile rispetto a Halle con Medvedev che l’anno scorso aveva fatto fuori proprio Wawrinka… per sei mesi! Ma che si era esibito anche nel famoso lancio delle monetine all’arbitro… dimostrando un temperamento a dir poco focoso.
Per il tennis azzurro beh buon bilancio: 4 vittorie e 1 sconfitta. Niente male. La più dura alla vigilia era forse quella di Camila Giorgi sulla Sevastova, testa di serie n.21. Brava Camila. Più spigliata, quando non è presente papà, anche con i giornalisti dopo la partita. Anche se di parlare della Brengle che l’ha battuta le ultime 3 volte di fila non ne ha proprio voluto saperne. “È passato a che serve parlarne?” ha detto. Forse vuole cancellare le sconfitte contro una tennista che ributta tutto di là, spesso di incontro, e quindi non è l’avversaria ideale per Camila che è abituata a fare e disfare. La Brengle è forse la tennista che serve più piano dopo Sara Errani, ed è – mi si perdoni il termine – una gran pallettara. Gioca a ritmi bassi, però non è facile batterla se non si ha grande pazienza. E Camila di solito grande pazienza non ce l’ha. Però se gioca come nel terzo set con la Sevastova allora la Brengle avrà vita dura a dispetto dei precedenti comunque abbastanza datati.
Le vittorie di Seppi su Smith, di Fabbiano su Bhambri. Di Lorenzi su Djere appena rimbalzato da Milano e dal torneo dell’Harbour confermano che il sorteggio qui a Wimbledon non c’è stato nemico. Peccato che Travaglia, adesso in solitario (sembra che abbia abbandonato Foligno, non so bene perché, ci ha parlato Luca Baldissera che ora sta facendo il podcast di Facebook con Vanni Gibertini, guai a interromperli) abbia perso da Millman. Anche le partite azzurre della seconda giornata di Wimbledon non sembrano proibitive, però sono oggettivamente più difficili. Fognini dovrebbe battere Daniel, ma gli altri non si possono considerare favoriti, perché anche Cecchinato (che a SKY ha detto di non vedere l’ora di tornare a giocare sulla terra) con De Minaur non avrà vita facile. Sock sembra in crisi, però come si fa a considerare Berrettini favorito? Forse lo è più Sonego con Fritz, giocatore che non sono ancora riuscito a analizzare. Cuevas sull’erba non è forte, ha perso 3 volte al primo turno e una al secondo. Fosse un buon Bolelli qualche sterlina proverei a giocarmela su lui. Ma non dite che incoraggio le scommesse eh. Con gli italiani, all’epoca in cui addirittura Wimbledon ospitava qui una tenda di William Hill e quindi tutto era più che legale (ma durò poco!), avevo preso una saggissima decisione: mai scommettere sui loro match.
Intanto l’All England Club annuncia: 40.307 spettatori nel primo giorno dei Championships. Niente male. Nel frattempo è scoppiata la guerra fra ATP e ITF, ormai senza esclusione di colpi. L’ATP promuove la World Team Cup, l’ITF denuncia la volontà ATP di far rissa e la rivoluzione della Coppa Davis sembra lontana dalla possibilità di aver successo. Se i giocatori non la sposano muore prima di nascere. Ma che i soldi governino il mondo del tennis (e non solo) è una triste realtà. Ne riparlerò più ampiamente… prossimamente su questi schermi. Gli australiani che sponsorizzano Laver Cup, World Team Cup, a danno dei tornei di Sydney e Brisbane sono per me l’aspetto più strano di tutta la vicenda.