Chi vuol battere Roger Federer?
Le principali agenzie di scommesse, che di pronostici se ne intendono, non hanno dubbi: Roger Federer è il favorito per vincere il torneo di singolare maschile Wimbledon. E di motivi ce ne sono parecchi, ben otto, come il numero di titoli vinti dal fuoriclasse di Basilea ai Championships, incluso quello dello scorso anno. Un record assoluto che lo ha ulteriormente proiettato nell’olimpo delle divinità del tennis. Come se tutto ciò non dovesse bastare, Federer si avvicina a questa edizione dello Slam londinese da n.2 al mondo e con un Australian Open già in cascina in questo 2018. Mica male per uno che il prossimo 8 agosto spegnerà 37 candeline.
Tuttavia, non ce ne vogliano i suoi tifosi, Roger è un po’ meno favorito in questo Wimbledon di quanto lo fosse il suo acerrimo rivale Nadal al Roland Garros. Le cifre non mentono. A partire dal numero di titoli: 8 in 19 partecipazioni per lo svizzero sull’erba di Church Road contro 11 in 14 partecipazioni per lo spagnolo sulla terra di Bois de Boulogne. Proseguendo per il rapporto vittorie/sconfitte: 91/11 per Federer, 86/3 per Nadal con una di queste debacle che è arrivata per ritiro. Inoltre, nella sua marcia di avvicinamento al torneo, il maestro di Basilea è forse stato meno convincente di 12 mesi fa, quando sembrava assolutamente imbattibile sulle superfici veloci. Non ha conquistato nessuno dei due Masters 1000 nella primavera americana e ad Halle, nel piccolo giardino in cui ha alzato il trofeo 9 volte, si è fatto sorprendere in finale dal croato atipico Borna Coric, non certo un erbivoro DOC. Infine bisogna sottolineare che forse la concorrenza è un po’ più agguerrita per lui. Oltre a due degli altri tre big four, tenendo fuori il rientrante Andy Murray, diversi tennisti possono dargli filo da torcere sui prati lussureggianti dell’All England Club. Ecco qui chi sono e perché possono o non possono batterlo.
MARIN CILIC
Perché sì – Dopo la finale dell’anno scorso, persa in nemmeno due ore per colpa di una condizione fisica non perfetta ma anche un evidente senso di impotenza di fronte a sua maestà Federer, potrebbe sembrare assurdo sostenere che Cilic è il secondo favorito ai Championships. E invece no. All’Australian Open, il garbato ragazzone di Medjugorje è giunto di nuovo in finale, dimostrando che senza big four in giro lui ha qualcosa in più di tutti gli altri sulle superfici veloci. Ma è quasi più significativo come l’abbia giocata quella finale. Sotto un set a zero l’epilogo sembrava di nuovo scontato, ma il croato ha reagito trascinando Roger al quinto con qualità e carattere, vincendo il secondo (al tie-break) e poi il quarto set, prima di crollare nell’ultimo parziale. Nei tornei successivi non ha brillato altrettanto ma si è risvegliato al Roland Garros, con i quarti di finale, e poi al Queen’s dove ha sbaragliato la concorrenza.
Perché no – Ok è già successo una volta che Cilic abbia battuto Federer. Nella semifinale di quello straordinario US Open 2014, in cui il balcanico sembrava una macchina. Ecco, proprio in una macchina si dovrebbe trasformare perché succeda di nuovo: impeccabile al servizio, efficiente in risposta, con il cuore di ghiaccio. Può veramente capitare di nuovo in una semifinale di Wimbledon. In più il suo tabellone non è per nulla facile con un probabile scontro tra bombardieri con Raonic al terzo turno e magari un redivivo Dimitrov ai quarti di finale.
JUAN MARTIN DEL POTRO
Perché sì – La strategia di Palito negli ultimi anni è ben chiara. Giocare poco per avere la possibilità di giocare e di giocare bene quando conta. Nelle ultime stagioni l’argentino ha innestato il turbo nel finale, sfruttando anche la stanchezza altrui. Ma quest’anno sembra determinato a fare sul serio da subito. Lo ha dimostrato ad Indian Wells, vincendo il titolo e battendo in finale proprio Federer, in una delle partite più emozionanti dell’anno. Delpo ha così aggiornato il suo discreto bilancio contro lo svizzero di 7 vittorie e 18 sconfitte. Nel corso della sua sfortunata carriera, la Torre di Tandil ha anche imparato ad adattarsi bene sui prati londinesi dove ha ottenuto una semifinale nel 2013 e la medaglia di bronzo olimpica. La sua potenza aiuta e quel back di rovescio dettato dai problemi al polso può essere molto fastidioso. E in termini di personalità non ha nulla da invidiare a nessuno.
Perché no – Se il Cilic il tabellone è insidioso, quello di del Potro assomiglia molto alle forche caudine. La serie è questa: il caldo tedesco Gojowczik, la vecchia colpe mancina Lopez, il due volte campione Murray o l’esplosivo Shapovalov, il solido Goffin, magari Rafa e chissà poi Zverev. Avversari diversi tra loro e molto impegnativi che potrebbero sottrargli tante energie sulla strada dell’ipotetica finale con Federer. E sappiamo come Delpo possa andare in riserva facilmente al meglio dei 5 set.
NOVAK DJOKOVIC
Perché sì – Non è un erbivoro nato ma ha vinto 3 volte Wimbledon. Ha battuto 23 volte su 45 Federer di cui due sull’erba di Church Road. Dopo il lungo stop per infortunio, sta piano piano tornando in forma e la finale al Queen’s è solo l’ultima prova. È motivatissimo a riacciuffare la vetta del ranking. Nell’anticipo del gioco è secondo solo appunto allo svizzero. Bastano come motivazioni? In questo torneo di Wimbledon, Nole non ha niente da dimostrare a nessuno. O forse ha tutto da dimostrare, ovvero essere di nuovo il cannibale di qualche anno fa. E quale miglior occasione di un match contro Federer? Potrebbe avvenire solo in finale ma considerando che le due principali teste di serie nel suo spicchio di tabellone sono Thiem e Zverev, accomunati da una relazione complicata con i Championships, quest’eventualità sembra tutt’altro che remota.
Perché no – Perché forse non è ancora il momento giusto. Solo qualche mese fa non sembrava minimamente competitivo e forse immaginare che possa cogliere la vittoria più prestigiosa della stagione è un atto di follia tennistica. Inoltre l’ultima vittoria contro Roger a Wimbledon risale al 2015. E negli ultimi anni il maestro elvetico ha radicalmente modificato il suo gioco sull’erba, e più in generale su tutte le superfici, diventando iper-aggressivo fin dai primi colpi, servizio e risposta. La versione migliore del fenomeno serbo era chiaramente più forte negli ultimi anni sugli scambi prolungati da fondo. Ma forse si troverà meno a suo agio contro questa ‘reincarnazione contemporanea’ di Stefan Edberg.
RAFA NADAL
Perché sì – Perché è Nadal. Perché la storia dice che i faccia a faccia con lo svizzero di solito li vince lui. Perché forse è da troppo tempo che non va avanti a Wimbledon, un torneo che comunque ha vinto per ben due edizioni e nel quale ha disputato altre tre finali. Perché fino alla semifinale teorica contro del Potro ha un tabellone piuttosto agevole.
Perché no – Appunto è da troppi anni che Rafa fatica ai Championships, subendo sconfitte da giocatori sulla carta molto meno quotati di lui: Rosol, Darcis, Kyrgios, Muller. Un motivo ci dovrà pur essere. La vicinanza con il Roland Garros, ovvero il suo obbiettivo principale nella stagione, sembra la spiegazione più logica. Non a caso, il toro di Manacor negli ultimi anni è sembrato sempre a disagio sulla superficie, dando l’impressione di essere poco preparato. E difficilmente quest’anno, a 32 anni suonati, avrà pensato di rivedere le sue priorità. L’assenza nei tornei di preparazione sembra deporre a favore di questa tesi.
NICK KYRGIOS
Perché sì – Se c’è qualcuno che sull’erba di Wimbledon può giocare allo stesso gioco di Federer e pensare di vincere pure, questo è proprio Nick Kyrgios. Servizio potente, dritto incisivo, proiezione al gioco di volo, colpi di classe. Ne abbiamo avuto un assaggio nell’equilibrata semifinale di Stoccarda, persa al tie-break decisivo a causa di qualche doppio fallo di troppo. In realtà, l’australiano una volta l’ha pure battuto Roger, ma sulla terra battuta di Madrid nel 2015, nel loro primo scontro diretto. A rimarcare il fatto che di timori reverenziali ne ha ben pochi, e non ne ha certo maturati in questi anni. Anche lui è nel lato di tabellone di Djokovic, Zverev e Thiem ma dovrà fare attenzione ad alcuni primi turni da prendere con le pinze (Haase al secondo turno e uno tra Tomic e Nishikori al terzo).
Perché no – A proposito di maturità, i passi in avanti sono stati ben pochi. Infatti ad oggi, Kyrgios potrebbe perdere al primo turno contro il navigato Denis Istomin, per colpa magari di uno dei suoi soliti improvvisi infortuni o di un calo di tensione, come potrebbe appunto battere Roger Federer in finale a Wimbledon senza battere ciglio. Sono passati ormai quattro anni da quella tempesta perfetta che travolse Nadal a Church Road. Ma il talento di Canberra non è ancora sbocciato definitivamente. Questo inizio di stagione è emblematico delle sue difficoltà a fare il salto definitivo di qualità: ectoplasmatico per diversi mesi e poi risorto improvvisamente sui prati. Rimane dunque una mina vagante, prima ancora per sé stesso che per gli altri.
MILOS RAONIC
Perché sì – Potenzialmente il big server canadese può essere letale sui campi di Wimbledon. Raonic unisce ad uno dei servizi più dirompenti del tour un dritto micidiale e una mobilità discreta considerata la sua stazza. Negli anni ha incrementato anche le sue propensione alla rete e migliorato le sue abilità in quella zona di campo. Non a caso due anni fa è riuscito ad arrivare fino alla finale a Londra, battendo proprio un esausto Federer in semifinale. Dopo l’ennesima stagione di alti e bassi, con un piede in infermeria e l’altro in campo, ha colto una bella finale a Stoccarda, persa guarda caso con il fenomeno rossocrociato. La sua carta vincente per questa edizione dei Championships? La presenza in panchina di Goran Ivanisevic, uno che due trucchetti su come vincere Wimbledon li conosce.
Perché no – Quel “potenzialmente” si riferisce appunto ad un Raonic in condizioni ottimali. E sappiamo bene che questa circostanza è ben poco probabile. In questo senso, il ritiro al Queen’s prima del secondo turno contro Feliciano Lopez non può certo essere rassicurante. Inoltre, se è vero che ha battuto Federer una volta a Wimbledon è anche vero che per altre 11 volte è uscito perdente dallo scontro diretto, l’ultima volta proprio ai Championships dello scorso anno, in tre set piuttosto netti. L’impressione è che se FedEx riesce a neutralizzare il suo servizio, il canadese rimanga abbastanza sguarnito e la mancanza di un po’ di sana irriverenza non aiuta. Come sottolineato in precedenza, potrebbe presto trovarsi di fronte Cilic, in uno scontro che dirà tanto sulle ambizioni di entrambi nel torneo e per il resto della stagione.