Venus: Guerilla o Gorilla? ESPN va a processo
Un anno e mezzo dopo Doug Adler, il giornalista di ESPN accusato, durante l’Australian Open dello scorso anno, di aver utilizzato un epiteto razzista per descrivere il tennis di Venus Williams, avrà il suo processo contro l’emittente americana, rea di averlo licenziato senza giusta causa e di avergli inflitto ingenti danni morali (Adler ha poi sofferto di depressione e avuto un infarto a maggio dello scorso anno).
Il casus belli risale alla telecronaca della partita tra Venus Williams e Stefanie Voegele, giocata a Melbourne il 18 gennaio del 2017 e terminata 6-3 6-2 in favore dell’americana in un’ora di gioco. Venus nella scorsa edizione degli Open d’Australia aveva espresso un tennis aggressivo e preciso, capace di farla tornare in finale quattordici anni dopo quella persa contro la sorella Serena nel 2003. Un tennis che il telecronista americano aveva ribattezzato “guerrilla effect”, prendendo spunto da uno spot Nike degli anni ’90 con Andre Agassi e Pete Sampras. O almeno, questa è la sua versione della storia.
La versione di ESPN, originatasi da un tam-tam su Twitter, avallato anche dal corrispondente del New York Times Ben Rothenberg, sostiene che Adler abbia invece usato il meno lusinghiero “gorilla effect” per descrivere il tennis di Williams, macchiandosi così effettivamente di razzismo. Nei giorni successivi, l’emittente, secondo i documenti depositati in tribunale, “aveva concluso quindi che Adler avrebbe dovuto prestare più attenzione nella sua scelta di parole ed aveva quindi esercitato il diritto di rimuoverlo dalla postazione di commento per i restanti tre giorni di copertura degli Australian Open”.
L’avvocato di ESPN, Raymond Bertrand, ha poi sostenuto che la reazione globale causata dalle affermazioni di Adler mettesse a repentaglio il nome dell’emittente, e che Adler collaborasse con ESPN sulla base di un contratto “a torneo” e che quindi non ci fosse alcuna garanzia che, al termine degli Australian Open, Adler avrebbe proseguito a commentare per ESPN. Secondo i documenti depositati da Adler, però, il giornalista accettò di fornire scuse pubbliche in diretta, scritte dal direttore di ESPN Don Colantino, con l’assicurazione che la collaborazione con l’emittente sarebbe poi proseguita nei tornei successivi. Tuttavia, il giorno successivo alle scuse presentate da Adler, Colantino decise comunque di terminare ogni tipo di collaborazione futura con il telecronista, invitandolo a lasciare gli uffici con effetto immediato.
La giudice della corte superiore di giustizia di Los Angeles, Elizabeth Feffer, ha deciso di respingere quindi la richiesta di ESPN di chiudere il caso giudiziario, ed ha rimandato la decisione ad un processo, che inizierà a metà ottobre, in cui la giuria verrà chiamata a decidere se Adler abbia detto “guerrilla” o “gorilla” (che in inglese si pronunciano pressappoco alla stessa maniera). Adler, che sostiene che ESPN si sia “piegata all’universo degli haters di Twitter”, è ora rappresentato dallo studio legale fondato da Johnnie Cochran, lo stesso che difese O.J. Simpson negli anni ’90 durante il processo che lo vedeva indagato per omicidio colposo.