Fognini mai così bene a Roma, ora Nadal: “Gli ho dato qualche delusione”

da Roma, il nostro inviato

F. Fognini b. P. Gojowczyk 6-4 6-4

Ci sono volute undici edizioni degli Internazionali BNL d’Italia, per vedere Fabio Fognini arrivare in quarti di finale. Lo splendido successo con Thiem al secondo turno poneva Fabio nella ambigua posizione di favorito con una pesante prova del nove da confermare: il braccio e la mente non hanno fatto una piega, e i due set vinti contro Peter Gojowczyk (all’ottava sconfitta in carriera contro un italiano) dimostrano tutta la sua serenità e l’ormai solido feeling con il Centrale di Roma. Il passante di dritto con cui arriva al matchpoint è l’ultimo occhiolino per conquistare il boato del pubblico, che pochi istanti dopo lo applaude quando alza le braccia al cielo. Troverà Rafael Nadal: “Deve battere Shapovalov, ancora. In ogni caso è tornato a casa scontento più di una volta, dopo i match con me…”. L’arena è già pronta.

LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI – “Quando uscii trai fischi mi fece malissimo, uno dei momenti più brutti”. Correva il 2014, Fognini arrivava a Roma stracarico di aspettative e risultati, con il suo miglior piazzamento ATP (numero 13) in saccoccia. Fece cinque giochi contro Lukas Rosol, e andò via bombardato dalle antipatìe di un pubblico che solo adesso sembra stia imparando ad apprezzarlo. Con Thiem è stato motore, oggi con Gojowczyk fido compagno che anche nei momenti meno tranquilli lo sostiene e lo stuzzica: una chiamata sbagliata, un errore grossolano, una riga dell’avversario. Fabio si inalbera ma non perde le staffe, sempre incoraggiato dalla folla sorprendentemente amorevole e comprensiva. Fognini si galvanizza e ne ha bisogno già dopo poche battute, un avvio a marce basse lo vede andare indietro di un break fino al 4-2. Gojowczyk fa la sua partita, poco appariscente ma per nulla morbido: colpi piatti e frequenti variazioni sono combinazioni difficili da gestire, insieme a un servizio pesante e incisivo. Fino a ieri, la battuta più veloce del torneo era la sua, 228 km/h: “Non lo conoscevo, sapevo solo giocasse piatto. Di rovescio è difficile da gestire, sul veloce non vorrei mai incontrarlo”. Fognini sbaglia e riflette, affonda ed esulta. Inizia a leggere servizio e partita da metà del primo set, quando il rovescio diventa più solido e la manovra è tutta nelle sue mani: “Ho ritrovato la risposta di rovescio, nell’ultimo periodo facevo fatica. Sto bene, sto gestendo bene anche il servizio. Per me è importante, non sono Karlovic…”. Quattro giochi in fila gli consegnano la frazione e lo fanno accomodare al volante per il prosieguo del match, che va in porto pur con qualche minimo patema: tre palle break salvate con ampio merito, sempre aggressivo e propositivo, sono ulteriore benzina per l’ultimo scatto, nel decimo gioco, firmato con due traccianti consecutivi. Occhi chiusi e sorriso, per stampare in mente il momento: i primi quarti a Roma, contro il migliore della storia sul rosso.

CURA DAVÍN – I meriti della buona tenuta di Fognini, a suo stesso dire, sono da attribuire a coach Franco Davìn: “Uno dei migliori allenatori della mia carriera, insieme a Perlas”. Un guru severo e silenzioso, che però trova il modo di toccare le corde di Fabio con le vibrazioni giuste: “Diversissimi l’uno dall’altro. Con Jose (che adesso lavora con Dusan Lajovic, ndr) ogni tanto dovevo intervenire per fermarlo, parlava in continuazione. Franco è molto più pacato, ci sono volte in cui devo tirargli le parole di bocca”. La collaborazione va avanti dalla fine del 2016, quando al team si unì anche il preparatore cubano Duglas Cordero, ex collaboratore di Francesca Schiavone: “Ho cambiato perché avevo bisogno di stimoli, e Franco ha un curriculum che parla da solo”. È con lui, per dirne una, che Juan Martìn del Potro vinse gli US Open nel 2009.

RAFA ALL’ORIZZONTE – Nadal ha superato Shapovalov nel terzo match di giornata sul Centrale. Dopo la sconfitta di Madrid con Thiem, che aveva spezzato la mostruosa serie di 50 set vinti sul rosso, Rafa ha ricominciato come se nulla fosse qui a Roma, piallando Dzumhur all’esordio con un durissimo 6-1 6-0. Fabio ha vinto solo tre dei tredici precedenti, due dei quali sul rosso e l’ultimo in assoluto con la strepitosa rimonta in cinque set agli US Open 2015: la sua futura moglie Flavia Pennetta vinse il titolo a New York quello stesso anno. Le premesse per una battaglia da Colosseo ci sono tutte, ora che Nadal ha smaltito una pratica non da ridere.