Shapovalov senza timori schianta il vecchio Raonic (Cocchi). Madrid, Nadal-Thiem sfida generazionale (De Ponti). Speciale interviste Gazzetta dello Sport: Roberta Vinci, Raffaella Reggi (Cocchi), Mara Santangelo (Bocci)

Shapovalov senza timori schianta il vecchio Raonic (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Quando l’allievo supera il maestro. Denis Shapovalov si è tolto una bella soddisfazione ieri a Madrid battendo Milos Raonic nel derby tutto canadese che lo proietta nei quarti del Masters 1000 spagnolo. Il ragazzino mancino ha fatto lo sgambetto all’ex allievo di Piatti, ora sotto le cure di Goran Ivanisevic, impedendogli di festeggiare la vittoria numero 300 in carriera. “Shapo”, tra gli esponenti più promettenti della Next Gen con i suoi 19 anni, ha giocato con grande maturità i due set contro il più esperto connazionale, battuto 6-4 6-4 in meno di un’ora e mezza. Per il mancino è la seconda volta ai quarti di un 1000 a nove mesi di distanza dal match della Rogers Cup in cui si è preso addirittura il lusso di battere Rafa Nadal. «E’ stata di sicuro una delle mie giornate migliori su questa superficie — ha detto il teenager dopo la partita —. Essere in campo contro quella che io e il mio Paese consideriamo una leggenda è stato un onore. E mi sono divertito». Considerato l’epilogo, difficile dargli torto: «Non sentivo nessuna pressione, me la sono goduta». Una bella iniezione di fiducia per il prossimo step contro il britannico Edmund che, dopo aver stroncato le speranze di resurrezione di Djokovic al secondo turno, ha battuto facile facile Goffin. «La vittoria con Milos mi dà grande energia per il match contro Kyle. Ho risposto molto bene ai servizi e non ho sbagliato quasi nulla, sono molto fiducioso». Sarà comunque un match tirato: «Mi sembra che siamo 2-2 nei precedenti — ha continuato il canadese —. All’inizio dell’anno lui mi ha battuto in un match tiratissimo. Mi aspetto un’ altra partita di questo genere perché entrambi stiamo giocando un grande tennis». Avanti in due set senza grossi problemi Rafa Nadal che ha eliminato l’argentino Schwartzman e ha raggiunto quota 50 set vinti consecutivamente sulla terra. Il mancino ha così battuto il record di set vinti su una singola superficie, detenuto da John McEnroe che mise in fila 49 set, sul sintetico, nel 1984. Ora non gli resta che proseguire il percorso verso la vittoria che gli permetterà anche di mantenere saldo il numero uno in classifica. Se non dovesse farcela ci sarebbe un nuovo avvicendamento con Roger Federer. Oggi Rafa trova forse l’unico vero ostacolo sulla sua strada, ovvero Dominic Thiem che ieri ha battuto Coric in tre set. Rafa c’è, avanti il prossimo.

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Madrid, Nadal-Thiem sfida generazionale (Diego De Ponti, Tuttosport)

Quarti d’autore a Madrid. Rafa Nadal prosegue la sua corsa verso la nona finale e trova sulla sua strada l’austriaco Dominic Thiem, finalista della passata edizione. Lo spagnolo ha battuto per 6-3 6-4 l’argentino Schwartzman che non è riuscito ad impensierire il campione maiorchino. L’austriaco, dopo le sofferenze per domare mercoledì sera l’argentino Federico Delbonis, numero 78 Atp, ha colto di nuovo un successo in rimonta, in questo caso ai danni del croato Borna Coric. Manca l’appuntamento con i quarti Juan Martin Del Potro. L’argentino è stato stoppato a sorpresa dal serbo Dusan Lajovic, passato attraverso le qualificazioni. Lajovic ha superato in rimonta, 3-6 6-4 7-6(6) la Torre di Tandil, che non raggiunge una semifinale sul rosso proprio da Madrid 2012. Il 27enne di Belgrado nel tie-break decisivo ha avuto il merito di recuperare uno svantaggio di 4 a 0. Dopo Simona Halep, battuta 6-4 6-3 dalla Pliskova, anche Maria Sharapova è uscita di scena dal torneo di Madrid. La tennista russa ha ceduto in tre set con il punteggio di 4-6, 6-2, 6-3, dopo oltre due ore di lotta, a Kiki Bertens, numero 20 Wta, per la prima volta approdata tra le migliori quattro del torneo madrileno dove affronterà la francese Caroline Garcia. Intanto, Andy Murray potrebbe rientrare in circuito in tempo per partecipare a Wimbledon, terzo Slam stagionale al via il 2 luglio. Lo ha rivelato la madre, Judy: «il suo obiettivo è sempre quello di essere pronto per la stagione in erba e, incrociando le dita, andrà così». Secondo gli ultimi rumors però la partecipazione di Murray a Wimbledon è in forte dubbio.

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SPECIALE  INTERVISTE Gazzetta dello Sport

 Roberta Vinci: «Dovevo chiudere, ma solo al Foro» (Federica Cocchi)

Roma è speciale. Amore e passione, ma anche pressione al cospetto del pubblico di casa. Roberta Vinci, tarantina 35enne, quest’anno agli Internazionali arriva con un animo diverso. Quello di chi deve dire addio al tennis giocato. Una carriera che l’ha vista esordire al Foro Italico da ragazzina e che in questa edizione sarà invece il palco dal quale Roberta saluterà il suo pubblico. Roberta, il momento è arrivato. Come si sente?

Finalmente è arrivato. Posso dire “finalmente”? Da quando ho preso la decisione di smettere mi sono resa conto che non vedevo l’ora che arrivasse il giorno del commiato. Che per ora non so dire come vivrò. Magari, anzi sicuramente mi commuoverò, sarà un momento molto forte, ma sono contenta di poter salutare da un palco come quello del Foro, che resta il torneo di casa anche se non mi ha mai vista fare grandi cose in singolare.

Che effetto fa la parola “ultima”?

Un effetto strano, però sono contenta che sia l’ultima. Mi sono resa conto che è giusto smettere. Io ho dato tanto, il tennis mi ha dato tanto ma bisogna anche sapere dire basta. Adesso allenarsi, restare sempre in forma, affrontare i guai fisici sono tutte cose che pesano. Quindi sono serena e tranquilla di aver fatto la scelta giusta.

Come mai ha scelto proprio gli Internazionali?

In realtà volevo già ritirarmi alla fine della scorsa stagione. Mi ero fatta male, ero stanca. Poi a un tratto ho capito che non avrei voluto chiudere cosi, senza un saluto. Non potevo lasciare il mio mondo con un comunicato, un video o una frase sui social. Sarebbe stato un brutto addio.

Ha preparato qualcosa per salutare il pubblico?

Non anticipo nulla. Anche perché credo che deciderò tutto sul momento. vorrei che restasse un ricordo bello. Vorrei portarmi nella memoria questa giornata per molto tempo.

E come si immagina il dopo? Il primo giorno di libertà, a Roma.

Mi alzerò con calma, mangerò una brioche gigantesca senza l’ansia di allenamento, di orari, di fare la borsa di mettere le scarpe da atletica o da tennis. Niente tensione. Penso alla gioia di non dover prendere in mano la racchetta.

Dalla prima Roma all’ultima. Com’è cambiata Roberta Vinci?

Nella prima Roma ho perso nelle qualificazioni con la Dementieva. Un autentico dramma. Ero troppo nervosa, quasi non volevo entrare in campo per l’ansia che avevo. Volevo fare bella figura davanti ai miei genitori che riuscivano a vedermi poco. Ero una ragazzina. Roma ha scandito ogni anno della mia crescita.

Una parte fondamentale della sua carriera è rappresentata dai trionfi di doppio con Sara Errani. Tra tanti ricordi ce n’ê uno in particolare?

Sicuramente la vittoria che mi, e ci, ha fatto più felici è stata quella di Wimbledon. Un torneo straordinario, il successo che ci mancava su una superficie che di sicuro non era la nostra preferita. In singolare, inutile dire che la vittoria a New York su Serena ha cambiato molte cose. E’ sicuramente la più bella e importante, arrivata nella seconda parte della mia carriera e che quindi ho goduto con maggiore consapevolezza. E poi, anche se non ho vinto, la finale contro Flavia resterà indimenticabile.

Qualche rammarico?

Davvero, no. Ho avuto una carriera bella e lunga, con tante gioie sia in singolare che in doppio e in Fed Cup, nessun rammarico. Il bilancio della mia vita sul campo e assolutamente in attivo.

Avrà nostalgia del tennis?

No, me lo godrò finalmente da spettatrice. Sono stanca, ma il tennis è l’amore, sono sicura che me ne andrò in giro a vedere un poi di tornei perché è uno sport che mi appassiona. Non penserete mica che sparisca?

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Raffaella Reggi: «Gioia Taranto, la gente tifava dalle terrazze» (Federica Cocchi)

È l’unico nome italiano nell’albo d’oro femminile degli Internazionali d’Italia dell’era moderna. Anno 1985, quando il torneo si chiamava Italian Open e si giocava a Taranto. Un successo bissato anche in doppio con Sandra Cecchini. L’atmosfera non era la stessa di oggi, ma il successo resta nel cuore e nella memoria anche adesso che Raffaella Reggi è diventata una commentatrice televisiva a Sky.

Raffaella, cosa si ricorda di quella vittoria?

Ero avanti 6-4 5-2 con la Nelson, ricordo quel sentimento misto tra la paura di vincere e la voglia di alzare le braccia al cielo davanti al mio pubblico. Tanta ansia, tensione poi chiusi la partita e vinsi quel titolo.

Com’era l’atmosfera a Taranto?

Lo stadio era gremito. Taranto d’altra parte è una città con una buona tradizione tennistica e la gente era davvero affezionata al torneo. Attorno al tennis c’erano le case e gruppi di persone guardavano le partite dalla terrazza e facevano un tifo molto rumoroso. Il pubblico dà sempre una bella spinta.

Ma non le è dispiaciuto un po’ vincere in una cornice diversa da Roma?

Ma no, alla fine quello che conta è il titolo. Per me è stata una grande soddisfazione, quando oggi vado giù nel tunnel degli Internazionali d’Italia e vedo la mia foto tra quella di quei grandi campioni resto sempre un po’ stranita, mi sembra di entrarci poco. Però è sempre una grande emozione, soprattutto perché il vincitore in quell’anno del torneo maschile è stato Yannick Noah…

Dopo Perugia e Taranto, le donne sono tornate al Foro Italico. Ma a Roma non ha avuto le stesse soddisfazioni.

Il Foro per me è sempre stato un grande tabù, ho perso due volte nei quarti con possibilità di andare avanti. La tensione mi ha giocato brutti scherzi, però l’ultimo anno che ho partecipato sono riuscita a battere Mary Pierce ed è stata una soddisfazione pazzesca in una partita incredibile. Però la tensione è tantissima: è stupendo giocare il torneo di casa, ma sentire il pubblico che aspetta il tuo risultato, gli amici e i sostenitori che vengono apposta per vedere te crea inevitabilmente una grande ansia che si riflette sul gioco. E poi a Roma io ho sofferto tantissimo non solo il pubblico ma… le piante! Avevo un’allergia tremenda ai pollini e alle piante del Foro Italico. Dovevo prendere gli antistaminici e ricordo quei piumini ovunque!.

Da commentatrice, adesso, la vivrà molto meglio…

La tensione è sicuramente diversa e posso finalmente godermi il tennis. il torneo è cresciuto, e diventato un grande evento internazionale e il suo fascino è inarrivabile.

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Mara Santangelo: Fed Cup e Parigi: «Così ho battuto anche il dolore» (Alessandra Bocci)

Il suo piede sinistro l’ha condizionata, non abbattuta. Mara Santangelo aveva talento e una malformazione l’ha tormentata per anni e alla fine costretta al ritiro: prima della resa però ci sono state tante cose, compreso il primo titolo vinto da una italiana in un torneo dello Slam, in doppio con Alicia Molik al Roland Garros nel 2007. «Avevo l6 anni quando mi dissero che non avrei potuto giocare a tennis, invece la mia strada verso il sogno sono riuscita a percorrerla. A un certo punto ho dovuto arrendermi al dolore: è stata la scelta giusta. Non ero serena, perché non potevo esprimermi al 100%, però mi sono tolta delle soddisfazioni: il 2007 è stato un anno magico, con il titolo in doppio a Roma che ha anticipato il successo di Parigi, la semifinale di Wimbledon, il mio miglior ranking, n. 5 in doppio. Anni belli».

Perciò la Racchetta d’oro che le verrà consegnata a Roma per la vittoria in Fed Cup nel 2006 ha un significato speciale…

Ho saputo che me l’avrebbero assegnata mentre ero in ritiro con le ragazze della Fed Cup, adesso sono team manager. il premio è stato consegnato sul centrale a tanti campioni e riceverlo sarà un onore. E mi darà emozioni forti, perché quello è lo stadio delle grandi battaglie, Roma è la città nella quale vivo e il pubblico del Foro Italico mi ha sempre sostenuta.

Quanto è stato difficile lasciare presto il tennis?

All’inizio è stata dura. Ho una scena in testa: il mio armadio era per 3/4 pieno di abbigliamento sportivo, ho dovuto svuotarlo e ridurre quello spazio a un quarto. Mi sono detta: va bene Mara, adesso cambi vita. Ho avuto tanto e cerco di restituire qualcosa con un percorso formativo e motivazionale nelle scuole, con tanti sportivi.

Come vede i1 futuro del tennis italiano?

Siamo in un momento di cambio generazionale e abbiamo ragazze promettenti che devono fare un percorso. C’è uno staff che lavora e ha Sara Errani come figura trainante, quello che perla mia generazione sono state Silvia Farina e Rita Grande.

Il tennis vive un momento di transizione anche a livello mondiale, soprattutto per quanto riguarda le donne.

E’ vero e questo deve rappresentare una motivazione per le nostre ragazze. Si capì subito che la Sharapova dell’epoca sarebbe diventata una dominatrice, ora una figura simile non c’è. Ai miei tempi c’erano tenniste ingiocabili come Mauresmo. Clijsters, Davenport, adesso ce la puoi fare con tutte. La situazione è diversa in campo maschile, con Zverev, Chung, Shapovalov, ma in campo femminile non ci sono padrone e alle nostre ragazze dico: lavorate e provateci. Lo spazio per affermarsi c’è.