Si va per la manita (Semeraro). Shapovalov cresce, Fognini e Lorenzi k.o. Roma: sì a Schiavone (Crivelli). “Djokovic non vince più perché ossessionato dall’alimentazione perfetta” (Semeraro)
Si va per la manita (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)
Rafa Nadal è come il Nuvolari di Lucio Dalla: quando passa la gente si volta ad ammirarlo come si fa con un guerriero a cavallo nel cielo di aprile (e maggio, e giugno…). Ma lui tira diritto per la sua strada. «Di essere favorito mi interessa zero», ha detto a Madrid, uno dei tanti tornei dove gioca in casa e dove oggi debutta contro Gael Monfils. «La superiorità è una cosa che se ne va in fretta come arriva. A Montecarlo e Barcellona ho giocato bene e le cose mi sono andate per il verso giusto, sono stato migliore degli altri, ma non è una garanzia per esserlo anche qui. Madrid è un torneo difficile, devi essere competitivo dal primo giorno. E io ogni volta che vado in campo so che posso vincere o perdere». Verissimo, anche se l’ultima volta che il Cannibale si è fatto limare la dentatura sul rosso si perde ormai in lontananza: un anno fa, nei quarti di finale di Roma contro Dominic Thiem. Ovvero il suo rivale universalmente più accreditato sulla terra, che però a Montecarlo due settimane fa nei quarti di finale ha rimediato due game. Cinque a testa ne hanno portati a casa Dimitrov e Nishikori fra semifinale e finale del Principato, quattro Goffin in semifinale a Barcellona, due il rampante greco Stefanos Tsitsipas nel big match catalano: quasi tutta la meglio gioventù (e mezza età) del circuito sulla terra in questo momento, con l’eccezione più seria rappresentata da Sascha Zverev. Una superiorità decisamente imbarazzante per una concorrenza che con Federer in vacanza, Murray e Wawrinka in convalescenza e Djokovic ancora ingracilito, non sembra attrezzata per impensierirlo. Tanto che a quasi 32 anni – li compirà il 3 di giugno – Rafa, che peraltro non lo confesserebbe neanche sotto tortura, può sognare una “manita” sul rosso che in carriera non gli è mai riuscita, neppure negli anni ruggenti. L’en plein, dopo Montecarlo e Barcellona (11 centri in carriera in entrambi i tornei), passa per Madrid, dove Rafa è adorato ma sul rosso ha vinto la… miseria di 4 volte (più una sul cemento) complice l’altitudine (667 metri sul livello del mare) che fa volare di più le palline. Quindi per Roma (7 centri) e Parigi (10 le vittorie al Roland Garros). Si può fare? In carriera per tre volte – 2007, 2011 e 2013 – il numero uno del mondo ha raggiunto la finale in tutti e cinque i tornei, nel 2013 gli è mancato solo l’ultimo acuto a Montecarlo. Sul rosso ha infilato gli ultimi 46 set che ha giocato, la sua percentuale di vittorie è la più alta di sempre, 91,9% – pari a 401 vittorie e 35 sconfitte – contro l’86 e spiccioli del signor Bjorn Borg, il secondo in classifica. La risposta allora è: certo che si può fare. Ma la domanda giusta è un’altra: chi può impedirglielo? Forse una giornata storta. Difficilmente uno degli avversari pescati a caso fra la Next e la Old Gen, anche se in tabellone a Madrid c’è la mina vagante Del Potro, il peso massimo dal diritto contundente che Rafa rispetta assai (ma che sulla terra non lo ha mai battuto)… [SEGUE]. Conclusione: giocarsi la cinquina, sulla ruota di Spagna, Italia e Francia, quest’anno non sembra un azzardo.
Shapovalov cresce, Fognini e Lorenzi k.o.. Roma: sì a Schiavone (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)
Ci sono regali più intriganti di un teenager con la mano mancina fatata e capace, nelle giornate ispirate, di dipingere traiettorie irripetibili e imprendibili. Il tormentato Paire ieri faceva 29 anni, ma la speranza è che almeno la torta lo abbia soddisfatto, perché in campo il monello di talento Shapovalov gli ha guastato la festa. Stimolato dalle particolari condizioni della Caja Magica, stadio a mille metri di altitudine che accelera la palla più di quanto la terra battuta la freni, il canadese tracima alla fine di tre set molto spettacolari con 38 vincenti, di cui 18 con il dritto, anche se il colpo della partita (e probabilmente dell’anno) se lo offre il francese, fenomenale dopo un tweener sotto le gambe a chiudere lo scambio con una volée smorzata da metà campo. Che dire: giusto un anno fa l’appena maggiorenne Denis si interrogava sulle sette sconfitte consecutive maturate nei Challenger, adesso con gli ottavi (almeno) in Spagna approda virtualmente tra i primi 40 del mondo. Avvicinando con fiducia e ambizione gli obiettivi che si era dato a inizio stagione, la prima completa che avrebbe affrontato sul circuito maggiore: nuova partecipazione alle Next Gen Finals di Milano (a novembre è uscito nel round robin) e successo in un torneo. Troppo low profile per un signorino già pronosticato quale futuro salvatore del tennis dallo strapotere dei bombardieri? Tornando un’altra volta a ritroso di 12 mesi «Shapo» a maggio , 2017 aveva un bel due alla casella delle vittorie ATP, e a ottobre si è ammalato di una febbriciattola insidiosa originata dalla stanchezza per i viaggi del tour asiatico, obbligati dal nuovo status di stellina emergente. Quindi è giusto andarci piano, pur se da allora di vittorie ne ha inanellate altre 25. Soprattutto, seguendo i consigli di coach Laurendeau e dell’onnipresente mamma Tessa, la prima allenatrice, in inverno si è dedicato al potenziamento atletico: «Le prime due settimane di preparazione le ho passate fuori dal campo, in palestra: ho lavorato duro sul tronco e sulle gambe»… [SEGUE]. Fognini conferma il periodo grigio arrendendosi senza lottare all’argentino Mayer, rinviando così l’appuntamento con la vittoria numero 300, imitato poi da Lorenzi, fermato da Verdasco che diventa così il 45° giocatore e il nono in attività a raggiungere i 500 successi ATP. Per fortuna ci pensa la WTA a restituirci il sorriso, concedendo a Francesca Schiavone, 156 del mondo, una wild card speciale (Top 20) per Roma riservata tra l’altro alle ex vincitrici Slam. Sarà la sua 19a partecipazione. Un premio meritatissimo.
“Djokovic non vince più perché ossessionato dall’alimentazione perfetta” (Stefano Semeraro, La Stampa)
Nello sport esasperatamente professionistico di oggi può succedere – anzi: succede molto più spesso di quanto pensiamo – che anche l’alimentazione diventi una gara. Un record da battere, un confronto impossibile con un ideale di forma fisica staccato dalla realtà che ha come traguardo deviato l’approdo a patologie vere e proprie: mens insana in corpore (troppo) sano. Recentemente su Facebook ha fatto rumore, e suscitato le inevitabili polemiche, un post del nutrizionista svizzero Jürg Hósli a proposito di Novak Djokovic, l’ex numero 1 del mondo del tennis, che a parere di Hosli soffre proprio di ortoressia. Una convinzione tutta sua, che Djokovic non ha mai confermato, ma basata sull’osservazione del comportamento e sull’estrema attenzione per l’alimentazione che il fuoriclasse di Belgrado, a cui da anni è stata diagnosticata un’intolleranza al glutine, ha sempre dimostrato. Vegano, salutista, figlio di ristoratori e oggi a sua volta proprietario di ristoranti, alla dieta e alla cucina sana Djokovic ha dedicato un libro, rivelando di aver eliminato dalla tavola zuccheri, carne, glutine e di amare molto i frutti di bosco, le bacche, i semi di lino, di girasole e di sesamo. Un regime troppo rigido, secondo Hosli (e anche secondo il capitano di Coppa Davis della Serbia…), poco adatto alla fatica del campo, che avrebbe sfibrato il campione contribuendo a mandarlo in crisi proprio nel momento in cui aveva raggiunto il massimo dei risultati, e appariva imbattibile. «Lo sport estremizza tutto ciò che può accadere nella vita», spiega Francesca Cenci, psicoterapeuta e psicologa dello sport che collabora con la Federazione italiana tennis. «Arrivare al vertice, e soprattutto restarci, è molto difficile. Comporta uno stress enorme. Non conosco Djokovic quindi non posso esprimermi sul suo caso, ma di certo il confine fra essere molto attento alla propria alimentazione e diventarne ossessionato è estremamente sottile, facile da oltrepassare. E può capitare che tutte le straordinarie qualità che ti hanno portato all’eccellenza: la dedizione, la disciplina, la determinazione; una volta raggiunto l’obiettivo di una vita si rivoltino contro di te, spingendoti a esasperare la ricerca del fisico perfetto. E mandandoti fuori giri». In campo maschile disturbi del genere sono meno frequenti, e l’ortoressia è una patologia nuova, figlia dei nostri tempi, ma nello sport la casistica in materia è ampia. La ex numero uno del tennis Monica Seles, nata nella ex Jugoslavia come Djokovic, ad esempio ha raccontato pubblicamente i suoi problemi con la bulimia, con cui ha lottato a lungo dopo essere stata accoltellata in campo durante il torneo di Amburgo nel 1993. «Da trent’anni bulimia e anoressia sono molto diffuse nel tennis femminile», spiega Francesca Cenci. «Sia ad alto livello che fra le giovani, perché quando c’è di mezzo l’agonismo la logica è la stessa. La colpa è anche da chi controlla in maniera ossessiva atlete ancora giovani, che si stanno ancora sviluppando, inducendo in loro un senso di colpa»... [SEGUE]. La gara contro le proprie ossessioni è la più difficile da vincere. Anche per i fuoriclasse.
Fognini, Madrid amara. Oggi esordisce Nadal (Tuttosport)
Esordio amaro per i due azzurri in gara a Madrid, nel quarto ATP Masters 1000 stagionale (secondo sulla terra). Fabio Fognini, 16a testa di serie (19 ATP), pende 6-3 6-4 in un’ora e 25 minuti di partita con l’argentino Leonardo Mayer, n.45 del mondo, che quest’anno l’aveva già sconfitto a Buenos Aires. Il ligure parte con un break, ma cede subito il servizio, come il quarto game tra nervosismo e diverse chiamate di falli di piede. Alla fine si guadagna 10 palle break, ma ne sfrutta solo una. Nel secondo set perde il servizio nel quinto gioco e fallisce tre palle consecutive per il contro-break nel decima cedendo al primo match-point. Paolo Lorenzi, numero 76 ATP, cede 6-4 7-5 in un’ora e 24 minuti allo spagnolo Fernando Verdasco (37). Per il 36enne senese è il terzo ko in altrettanti confronti con il mancino di Madrid… [SEGUE]. In serata gran (e duro) match tra Raonic e Dimitrov, col canadese (ora sceso al 24° posto del ranking mondiale) vincente al terzo sul numero 4 del mondo (e 3 del torneo) e ora atteso (domani) dal derby con il giovane Shapovalov. Stop anche per lo spagnolo Carreno Busta (11 ATP) contro il 21enne croato Coric: 6-4 6-2 per l’allievo di Riccardo Piatti. Oggi debuttano Sascha Zverev, Dominic Thiem, David Goffin e soprattutto Rafa Nadal, che parte col francese Monfils (battuto 13 volte su 15 incroci) per la caccia al 6° trionfo a Madrid. «Io favorito? Non mi preoccupo. Devo solo sforzarmi di affrontare ciascun match nella miglior maniera possibile» le parole di Rafa.