Esclusiva Coric: “Con Piatti tutto perfetto. Ora sempre più in alto”

Eccoci con Borna Coric. L’ho pronunciato in maniera giusta?
Sì sì, perfetto, mi hai sorpreso.

Molti dicono che Coric è 33 nel ranking mondiale già da 3 anni e quindi può entrare nella top 10 facilmente. In generale tutti credono che tu abbia delle buone prospettive in termini di classifica, questo ti mette sotto pressione? 
No, non aggiunge nessun tipo di pressione, sono abituato, già da quando ero molto piccolo sono stato sottoposto a questo tipo di pressione. Molte persone si aspettano che io sia nella top 10 o addirittura numero 1 del ranking. Per me è una motivazione in più e non la percepisco come pressione.

Hai partecipato alle NextGen a Milano lo scorso anno. Cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto delle regole -che qualcuno ha definito folli, qualcuno no- ?
L’evento mi è piaciuto, è stata molto dura, perché per cinque giorni di fila ho giocato fino a tardi. Le regole mi sono piaciute tranne il fatto che le persone si possano muovere sugli spalti, perché non sono abituato e credo sia esagerato, ma tutto il resto mi è piaciuto e penso che renda il tennis più interessante. Forse anche il Fast 4, se ne può parlare.

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Mi piace. Dà al tennis più importanza al singolo punto e rende più interessante il tutto per chi sta guardando e aggiunge qualcosa di speciale anche allo sport in sé. Le regole mi stanno bene, devo solo abituarmici.

Pensi che l’orologio sarebbe una buona idea oppure no? Quando vedi Nadal che va oltre i 25 secondi pensi che sia ingiusto o non te ne importa?
Non m’importa, a volte anche io sforo i 25 secondi quindi non mi posso lamentare. Ne parlano in molti, ma io mi concentro su me stesso e non mi curo di quanto tempo gli altri giocatori si prendano, spero che gli arbitri diano il warning dopo i 25 secondi ma va bene anche se non lo fanno.

È più difficile diventare un campione se vieni dalla Croazia?
Certamente è difficile. Non ci sono molti campioni di Grand Slam, ne abbiamo un paio e li conosco.

Ti aiutano?
Certo, lavoravo con Goran quando ero molto piccolo, avevo 14 anni, non avevo un coach e non sapevo cosa fare. Lui mi ha dato una mano per un anno, ora ci sentiamo ancora quasi ogni giorno e siamo amici.

Hai avuto problemi ad iniziare? Problemi economici, su come trovare un campo, organizzare i viaggi, oppure ti hanno aiutato?
Ero molto giovane quando ho iniziato a giocare. All’epoca ovviamente ho avuto qualche problema, ma penso sia utile, ti rende più forte e ti permette di apprezzare tutto di più ora che sono ad alti livelli.

Qual è il tuo obiettivo adesso? Pensi che lavorare con il team Piatti ti aiuti? Cosa stai facendo esattamente con lui?
Sono venuto qui lo scorso novembre e da allora ho fatto otto settimane di allenamento, forse nove e sono migliorato molto. Ho raggiunto il mio best ranking qualche settimana fa e credo che sia la dimostrazione che questa collaborazione stia funzionando molto bene. Ovviamente sono contento di tutto il team che c’è qui e anche la struttura è molto bella, abbiamo tutto.

È completamente diverso da quello che facevi prima? Qual è il cambiamento più grande?
Sicuramente è diverso nell’insieme, c’è quiete, puoi concentrarti sull’allenamento, mentre magari quando ero a casa avevo tranqullità ma non la struttura e in altri posti era il contrario. Qui ho la combinazione perfetta, spero che continuerà così.

Tu nella tua breve carriera hai già sconfitto giocatori del calibro di Nadal e Murray. Quale vittoria ti ha dato più soddisfazione, quale consideri il tuo miglior risultato come match e quale come miglior torneo?
Il miglior risultato in un torneo è stato Indian Wells dove ho raggiunto le semifinali.  Nei quarti ho vinto con Kevin Anderson e poi ho perso con Federer, quindi è stato sicuramente un buon torneo per me. Per quanto riguarda la miglior vittoria della mia vita, non so… Ero contento per entrambe le vittorie su Nadal e Murray. Quando affrontai Rafa era la mia prima volta a Basilea, avevo 18 anni; il mio ranking non era molto alto ed è stato speciale.

Su quale superficie pensi di avere più chance di vincere un titolo importante?
Negli ultimi due anni mi sono sempre trovato meglio sulla terra battuta, ma quest’anno per tre mesi ho giocato molto bene sul cemento. Perciò ti dico cemento outdoor, soprattutto in America. Ma a dire la verità non penso a questo, mi concentro sul lavoro quotidiano e ragiono partita dopo partita. Questo è l’importante.

Quando sei in giro con chi passi più tempo? Ci sono colleghi italiani con cui vai d’accordo?
Sì, sono molto legato a Fognini e anche a Seppi, lo incontro spesso qui al centro di allenamento. Passo la maggior parte del tempo assieme al mio team.

Se potessi rubare qualcosa a Federer, qualcosa a Nadal e qualcosa a Djokovic, cosa sceglieresti?
Sono tre giocatori estremamente completi, ho giocato con tutti e tre diverse volte e so che è impossibile prendere solamente un aspetto del gioco di ognuno. Tuttavia sceglierei il dritto di Federer, lo spirito combattivo di Nadal e il rovescio di Djokovic.

Per finire, quale ritieni sia la tua forza in campo e qual è invece la debolezza sulla quale devi lavorare di più?
Il rovescio e il servizio sono due punti di forza per me, ma penso di essere anche solido mentalmente, perché non mollo mai. Le debolezze non te le dico, andrò a lavorarci sul campo.