Un report da 20 milioni per fermare lo ‘tsunami’ delle scommesse

In questo caso non si tratta di sensazionalismo da carta stampata. A definire uno “tsunami” il problema delle combine nel mondo del tennis è stato direttamente un investigatore in seno alla Tennis Integrity Unit (TIU), una delle tante voci che l’Independent Review Panel, commissione indipendente presieduta da Adam Lewis QC, ha ascoltato per stendere l’ampio documento di 80 pagine costato ben 27 mesi di lavoro e circa 20 milioni di sterline. L’obiettivo sotteso alla stesura dell’Interim Report 2018 era stato chiaramente delineato nel febbraio 2016 con l’avallo di tutti i principali organi di governance tennistica, ovvero ATP, WTA, ITF e il board che riunisce i quattro Slam: la commissione, composta appena da tre elementi, avrebbe ricevuto dai suddetti organi ogni ausilio possibile per completare una profonda attività di ricerca volta a identificare cause e possibili rimedi al problema delle scommesse illecite.

Alla divulgazione del report nella giornata di mercoledì 25 aprile ha fatto seguito una conferenza tenuta nel primo pomeriggio dallo stesso Lewis, in cui sono state tirate le fila del discorso; dopo aver preso atto della testimonianza di circa 200 figure di spicco – direttori di tornei, operatori di scommesse, dirigenti delle varie federazioni tennistiche – e 3300 tennisti professionisti la commissione ha racchiuso in 12 ‘raccomandazioni’ le direttive che il mondo del tennis dovrà impegnarsi a recepire nell’immediato futuro. ATP, WTA e ITF – compresi i siti ufficiali di Wimbledon e US Open – hanno risposto con un omologo comunicato di accettazione di queste direttive il cui succo è così riassumibile: sappiamo che esiste un problema, prendiamo atto delle vulnerabilità che ci impegneremo a colmare con interventi normativi e cogliamo l’occasione per sottolineare che la commissione non ha evidenziato alcun dolo da parte nostra nei processi di controllo ed eventuale condanna dei comportamenti illeciti.

Qual è il contenuto del report? Il discorso è più articolato di quanto il comunicato conciliante dei ‘bodies‘ del tennis lascerebbe immaginare. Il report conferma che esiste un problema, che questo problema è molto esteso ma relativamente confinato ai tornei minori – soprattutto gli ITF maschili e femminili entro i 25000 dollari di montepremi – e che se qualcosa è stato fatto per combattere questa piaga non tutte le risorse sono state utilizzate nel modo migliore. ATP e WTA ne risultano virtualmente ‘scagionati’, sia in virtù del loro operato – ritenuto sufficiente – in occasione delle controversie che sono emerse, sia perché queste controversie hanno riguardato di rado partite del circuito maggiore. Il caso più eclatante rimane probabilmente a distanza di anni l’incontro del 2007 a Sopot, Polonia, con in campo Nikolay Davydenko (all’epoca n.4 del mondo) e Martin Vassallo Arguello: la commissione evidenzia che non è stato possibile avere accesso alla documentazione completa dell’incidente, all’interno della quale figurerebbe il contenuto del cellulare personale di uno dei due tennisti (non è specificato chi). In quell’incontro Davydenko si ritirò nel terzo set dopo un flusso estremamente anomalo di scommesse quantificabile in oltre cinque milioni di euro.

Se sull’ATP figura soltanto questa macchia, per quanto non piccola e ben circoscritta, ITF e soprattutto TIU ne escono con una considerevole tirata d’orecchie. L’ITF è al centro della prima e più rigida tra tutte le raccomandazioni del report: la federazione internazionale deve porre un freno alla vendita dei dati ufficiali relativi agli incontri dei tornei minori. In particolare, la soluzione caldeggiata sarebbe quella di eliminare i livescore negli ITF da 15K e 25K, che forniscono il terreno ideale per la proliferazione delle scommesse illecite: nel documento si leggono nomi e cognomi dei responsabili, ovvero la federazione internazionale e Sportradar, una piattaforma norvegese di rilevamenti statistici con la quale ITF ha addirittura rinnovato la sua partnership settennale appena tre mesi fa ampliando il ventaglio dell’offerta e contestualmente la mole di dati che vengono messi a disposizioni di terzi. Qualora ITF rompesse questo accordo che impatta non poco sulle sue finanze, toccherebbe agli altri attori in gioco – ATP, WTA e i quattro Slam – compensare la federazione internazionale dei mancati introiti. In accordo con il principio che le scommesse sono un problema di tutti, e l’impegno per risolverlo deve quindi essere equanime.

Nel caso dei grandi tornei, ovviamente immuni da accuse sul cospicuo lucro del livescoring che ad alti livelli è ormai imprescindibile, si riscontra invece l’anomalia di alcune sponsorship dirette tra tornei e agenzie di scommesse: anomalia in probabile remissione dopo i casi dell’Australian Open – che ha dovuto mollare William Hill – e di Amburgo, ormai ex Bet-and-win Open.

Le accuse a TIU sono ancora persino più gravi e riguardano l’intera struttura dell’organo nato nel 2009 come garante dei principi di integrità nelle competizioni tennistiche. La commissione contesta a TIU una mancanza di personale qualificato, e in particolare l’assenza di figure che abbiano competenza specifica in materia di scommesse sportive, e pur rilevando una preoccupante carenza di risorse per gestire l’enorme problema ritiene che quelle a disposizione siano state mal sfruttate. Nel contesto della descrizione di un organo la cui organizzazione appare largamente perfettibile, l’accusa si allarga anche all’impianto di controllo dell’operato di TIU: di questa sorveglianza dovrebbe occuparsi il Tennis Integrity Board, ma tale mansione non verrebbe svolta nel modo corretto a causa di una certa deferenza nei confronti del TIU stesso. Il problema, vecchio come il mondo, di controllori (insufficienti) dei controllori (negligenti).

Tra le varie lungaggini del documento, comunque difficile da contestare in quasi ogni sua parte, compare un passaggio probabilmente cruciale ai fini della risoluzione del problema che merita di essere proposto integralmente: “Gli accordi di vendita dei dati hanno messo migliaia di incontri a disposizione del betting, creando l’opportunità per i giocatori di scommettere o di essere corrotti. È oggi possibile piazzare scommesse online su una tale mole di partite che si giocano a un livello di competizione che non è precisamente definibile come ‘professionistico’, e nelle quali il rischio di violazione è verosimilmente più alto“. Il nocciole della questione è qui mirabilmente riassunto e non necessita di ulteriore aggiunte.

Per completezza, e in attesa di ulteriori pronunce ufficiali da parte degli organi direttamente interessati, ecco una sintesi delle raccomandazioni riassunte nell’executive sommary del documento:

  • Restrizioni sulle vendite di dati relativi ai match del circuito ITF (15K e 25K), con particolare riferimento ai livescore
  • Valutazione più realistica del numero di giocatori considerabili ‘professionisti’ e miglioramento della condizione finanziaria dei tennisti minori
  • Istituzione di un supervisore indipendente per TIU
  • Corso di formazione per tennisti (e addetti ai lavori) sul tema dell’integrità come condizione necessaria per operare nel mondo del tennis
  • Controllo più stretto degli atleti, anche in riferimento alle procedure di accredito e degli abusi che ricevono sulle piattaforme online
  • Riforma del TIU: più competenza, più risorse e smaltimento dei casi arretrati
  • Snellimento dei processi disciplinari
  • Maggiore trasparenza da parte di TIU
  • Maggiore cooperazione tra TIU e federazioni, ma anche forze dell’ordine, organi di governo e generiche ‘terze parti’ implicate nei procedimenti