L’indolenza di Benoit Paire: “Forse mi fermo fino a Parigi. O Wimbledon”
Un tempo battere Novak Djokovic sarebbe stato quasi un passaporto per l’Eden tennistico. Da qualche mese a questa parte le circostanze sono un po’ diverse; quest’anno ci è riuscito persino Taro Daniel, che merita comunque ogni rispetto, e in pratica il lavoro svolto da Benoit Paire a Miami si è rivelato poco più che una vittoria inevitabile. Sarà anche per questo che le motivazioni non abbondano nel borsone del 28enne di Avignone, diciannove apparizioni – in nove tornei – con dieci vittorie in questo 2018. Non esiste termine che descriva meglio di ‘indolenza’ la condotta tennistica del francese, capace di tirare una fucilata di rovescio anomalo e poi di insaccare un dritto inverecondo con lo stesso, identico, atteggiamento. Capace di raggiungere la semifinale nei primi due tornei dell’anno (Sydney e Pune) e poi di dimenticare il tennis a casa contro Garcia-Lopez a Melbourne, nonché di concedersi al numero 231 del mondo sul cemento di Indian Wells. Mitchell Krueger, che non è Freddy, ma a quanto pare deve averlo turbato comunque.
Senza considerare l’indisturbato primato di influencer del circuito, quanto ad abbigliamento: dopo aver sdoganato il colletto alzato si è presentato a Marrakech (dove ha raggiunto la finale del torneo di doppio) coi pantaloni lunghi, sì, lo stesso torneo che secondo il nostro Andreas Seppi dovrebbe essere cancellato per la terribile organizzazione e gli alberghi sporchi. E figuratevi se Paire non deve pensarla allo stesso modo, lui che può sublimare il concetto di viveur semplicemente con il possesso di un account Instagram.
La gimcana tennistica di Benoit Paire è proseguita a Montecarlo con la sconfitta al primo turno per mano di Feliciano Lopez, in una partita in cui il francese non solo ha avuto diverse occasioni per uscire vincitore, non solo ha fatto segnare sei punti in più, ma si è pure improvvisato divinità nel farsi corteggiare dai solerti bimbetti con gli ombrelli, opportuni a difenderlo dalla calura monegasca. A Montpellier abbiamo visto ragazzine rincorrerlo in ogni angolo dell’arena per strappargli una foto; Benoit ne è lusingato, non si sottrae praticamente mai e sembra sistematicamente più interessato a quello che il tennis gli permette di essere più che al tennis stesso.
There's always someone who thinks they know better than you, isn't there?! @benoitpaire #RolexMCMasters pic.twitter.com/g5ZJ9Daeb6
— Tennis TV (@TennisTV) April 17, 2018
Qualora servisse un’ulteriore conferma, sono arrivate le dichiarazioni a L’Equipe poco dopo la sconfitta di Montecarlo. “Sono un po’ stanco. Non mi sento molto felice e questo si riflette sul campo da tennis. Non so cosa farò: mi fermerò fino al Roland Garros? Fino a Wimbledon? Sono iscritto a Barcellona, ma non ho idea di cosa accadrà nelle prossime ore. Ci sono altre cose nella vita oltre al tennis; mi piace giocare, è il mio lavoro, ma a volte semplicemente non vorrei giocare, vorrei invece essere a casa, tranquillo, con la mia famiglia e miei amici“.
A complicare questo quadro c’è un effettivo problema che affligge la schiena di Benoit. “Mi sento usurato, mi sento molto usurato. Per ottenere risultati devo avere la mente serena, ma ci sono questi problemi alla schiena che possono essere la causa del fatto che mentalmente non sono al top. Ho fatto due infiltrazioni in due mesi e mezzo, non è molto comune. È stancante fare esami ogni giorno e quello che mi dicono i medici è semplicemente ‘vai avanti, ci saranno giorni migliori e altri peggiori‘. Questa è la diagnosi“. È opinione diffusa che gli incontri stagionali in cui un tennista di vertice non deve fronteggiare un fastidio fisico, seppur fisico, si contino sulle dite di una mano. Non è ipotesi ardita che Benoit Paire utilizzerà quella mano, nei prossimi due mesi, per reggere drink piuttosto che racchette.
A.S.