Codacons anti-tennis? Sì, per l’accredito (Schito). Il tennis mi ha aperto gli occhi (Cazzaniga)
Codacons anti-tennis? Sì, per l’accredito (Francesca Schito, Il Tempo)
Era sembrato piuttosto esagerato lo sfogo di Carlo Rienzi, presidente del Codacons, dopo l’annuncio che un campo allestito a piazza del Popolo avrebbe ospitato parte delle pre-qualificazioni degli Internazionali Bnl d’Italia 2018. Il numero uno di Codacons aveva parlato di «idea aberrante, fuori da ogni logica». Dichiarazioni durissime, quelle di Rienzi: «Se il Comune permetterà questo scempio sarà denunciato alle autorità competenti per danno al patrimonio artistico e culturale della capitale. Stiamo parlando di una piazza storica che rientra nel patrimonio culturale e artistico di Roma e dell’Italia intera, e che non può in nessun caso prostituirsi a fini commerciali o sportivi trasformandosi in un campo da gioco. Se ciò dovesse accadere…[SEGUE]. Una condanna vera e propria arrivata al terzo anno dell’allestimento di un campo a piazza del Popolo. A differenza delle edizioni precedenti, in questa ci si gioca qualcosa di concreto – le pre-qualificazioni, che prenderanno il via il 5 maggio – mentre fino al 2017 i campi nel centro della Capitale erano destinati a lezioni di avviamento per bambini e ragazzi delle scuole seguite da maestri federali, con tante attività aperte al pubblico. La replica da parte dell’evento tennistico più atteso della Capitale non è tardata ad arrivare attraverso le parole di Piero Valesio, direttore di SuperTennis: «Abbiamo raccolto tante voci di approvazione ed entusiasmo ma c’è stato chi ha obiettato, con parole durissime: il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, che ha parlato di una scelta assurda, di una scelta che avrebbe distrutto la dignità di piazza del Popolo. La storia che vogliamo raccontarvi comincia il giorno precedente alla conferenza». Nella giornata del 10 aprile, la segreteria del Codacons ha inviato la seguente richiesta di accredito per Vincenzo Rienzi, di professione avvocato, figlio del presidente Carlo: «Richiesta per l’avv. Vincenzo Rienzi quale avvocato del Codacons, sempre accorto alle problematiche connesse al mondo dello sport e alla tutela degli utenti consumatori». Il giorno seguente – quello per intenderci in cui il presidente della Federtennis Angelo Binaghi ha annunciato della novità delle pre-qualificazioni a piazza del Popolo – è stato risposto alla segreteria del Codacons che, a causa del netto taglio di biglietti omaggio, la richiesta sarebbe stata respinta. Nel pomeriggio è arrivata puntale la condanna da parte dell’associazione. La posizione dell’organizzazione degli Internazionali di Roma è chiara, ma da SuperTennis è stato giustamente concesso il diritto di replica al presidente Rienzi, ancora saldo sulle sue posizioni: «E una scelta politicamente e socialmente assurda: un evento così importante, che attendiamo con gioia e ansia, dovrebbe servire per avvicinare i giovani allo sport e per pubblicizzare il tennis in luoghi dove non passano gli stranieri e quelli che vanno a fare shopping. Le pre-qualificazioni vanno fatte in periferia, per convogliare i giovani che sono in mezzo alla strada, avvicinandoli allo sport». Sul fatto che, non essendo giornalista, il figlio non meriti l’accredito, Rienzi risponde: «Mio figlio si occupa dello sport giovanile per la nostra associazione, credo che sia un appassionato di tennis. La presenza in queste manifestazioni, non solo agli Internazionali, è stata estremamente importante per segnalare cose che non andavano. Nel villaggio del tennis abbiamo rilevato prezzi esagerati, noi andiamo lì per controllare. Non possiamo pagare per entrare. Se servirà, pagheremo il biglietto. Abbiamo sempre fatto richiesta di accredito, non di biglietti omaggio: è un’entrata di servizio, la Federazione Tennis è capocciona. Io anche ho un accredito come giornalista e non vado mai a vedere le partite, vado a controllare quello che accade. Il Codacons dovrebbe entrare gratis». Chi la spunterà?
Il tennis mi ha aperto gli occhi (Lorenzo Cazzaniga, Sport Week)
Per avere successo nello sport serve una condizione essenziale: qualcuno che ti offra l’opportunità. Nel tennis sono quasi sempre i genitori, che sognano di avere in famiglia una star. Nel caso di Hyeon Chung questa chance gliel’ha omaggiata… l’oculista. «Dammi retta, ragazzo: soffri di un astigmatismo molto forte, piuttosto che sforzarti di leggere libri, è meglio che osservi oggetti di colore verde. Ti aiuterà». Suo fratello Hong, sei anni più grande, giocava a tennis: intorno ai campi, le recinzioni erano verdi e a papa Sukjin sembrò la scelta più opportuna. È iniziata così l’avventura tennistica di quello che oggi appare il più preparato della celebre Next Gen a sbarcare nei piani alti del ranking Atp. Gli appassionati italiani lo ricorderanno nella finale junior di Wimbledon 2013: lui era il ragazzino dall’aspetto un po’ sfigato, occhiali da scolaretto, l’acne a testimoniare l’imminente esplosione ormonale. Dall’altra parte Gianluigi Quinzi. Non c’erano dubbi su chi fosse il predestinato, salvo che i pronostici non vengono sempre azzeccati. A cinque anni di distanza, mentre Quinzi arranca nei tornei Challenger, Chung ha conquistato una semifinale Slam (all’Australian Open) e una a un Masters 1000 (Indian Wells), risultati che l’hanno proiettato nella top 20 mondiale (è il n. 19), primo passo verso un futuro da slammer. COME DJOKO Al grande pubblico Chung si è rivelato proprio lo scorso gennaio, quando a Melbourne ha sconfitto Novak Djokovic, prima di arrendersi a enormi vesciche e a Roger Federer, che però non ha lesinato complimenti: «Mi ricorda molto Djokovic, per come si muove e per la capacità di essere aggressivo anche quando viene costretto alla fase difensiva». E Djokovic, manco a dirlo, è sempre stato il suo idolo, da quando Chung osservò… [SEGUE] . IDENTIKIT Hyeon Chung è nato a Suwon (Corea dei Sud) il 19 maggio 1996. In carriera ha vinto otto tornei Challenger e la prima edizione delle Atp Next Gen Finals a Milano, ma i suoi risultati più importanti sono due semifinali conquistate quest’anno all’Australian Open e al Masters 1000 di Indian Wells. In entrambe le occasioni è stato sconfitto da Roger Federer. Grazie a questi ultimi due risultati è entrato nella top 20 della classifica mondiale. LA GARA DELLA VITA Per questo gli sembrava già straordinario essersi preso la rivincita contro il fratello maggiore nei primi tornei Futures disputati («Però sospetto che sia stato particolarmente gentile con me»), ma ancor di più quando ha dovuto affrontare il momento di maggior pressione della sua carriera. Che non è stata la semifinale Slam contro Federer e nemmeno la finale (vinta) alle Next Gen Atp Finals dello scorso anno. Dobbiamo infatti tornare al settembre del 2014 a Incheon, Corea del Sud, semifinale di doppio degli Asian Games. Chung giocava in coppia col connazionale Yong-Kyu Lim, come avversari il team indiano composto da Yuki Bhambri e Divij Sharan, non esattamente due fuoriclasse. La tensione era determinata non tanto dalla medaglia d’oro che i vincitori avrebbero ricevuto in dono, ma dalla conseguente esenzione dal servizio militare, che in Corea dura 21 mesi: «Abbiamo salvato 4 match point, vinto quel match 11-9 al match tie-break e poi anche la finale: chissà, forse se avessi perso, oggi non sarei qui» dice con un certo sollievo. EROI IN PATRIA Con la semifinale australiana, invece, è diventato il primo coreano a raggiungere un simile traguardo, ha superato il 36° posto raggiunto dal suo mentore Hyung-Taik Lee e trascinato migliaia di connazionali in bar e locali dove ormai è consuetudine…[SEGUE]. «Il tennis è una disciplina emergente e potenzialmente molto ricca» conferma il suo manager, Stuart Duguid della Img. Hyeon può dunque diventare per la Corea quello che Kei Nishikori è per il Giappone: un idolo di massa in uno sport considerato ancora d’élite, a certe latitudini. «Un elemento fondamentale è stato il successo a Milano, nel novembre 2017, la prima edizione delle Next Gen Atp Finals riservata ai migliori under 21. «Da quel momento ha cominciato a pensare di poter vincere un torneo. E quest’inverno ha lavorato molto perché era consapevole di poter fare un salto di qualità». Possibile soprattutto dopo aver imparato a trasformare la fase difensiva in offensiva, per citare uno slogan caro ai calciofili moderni: «Ha due gambe straordinarie» dice ancora coach Godwin. «Ma non puoi giocare di sola difesa, altrimenti rischi di logorarti presto». Per questo gli ha accorciato la distanza tra i piedi nel servizio, ottenendo maggior stabilità, sfruttando al meglio la forza dei garretti. «Le gambe sono la forza di Hyeon e più partecipano al gioco, maggiori sono le chance di successo». E soprattutto Hyeon ha sviluppato una qualità fondamentale in uno sport spesso accostato agli scacchi: riesce ad anticipare le mosse dell’avversario e a rubacchiare un tempo di gioco. Non è banale. LO SCIENZIATO Non era neanche scontato pronosticare la sua esplosione ad alto livello, come ricorda Nick Bollettieri, che pure di giovani fenomeni ne ha cresciuti tanti: «Chung si è allenato nella nostra Accademia un paio d’anni. quando ne aveva 12. Era piccolo e furbo, ma anche oscurato dalla presenza di Nishikori. Però aveva un’attitudine al lavoro molto buona». Un atteggiamento che, unito agli inseparabili occhialetti, gli valsero l’appellativo di The Scientist (Ormai gli occhiali sono parte del mio corpo. In campo in pochissimi li usano ma non mi danno fastidio»). Ora gli scalini per crescere si fanno sempre più alti, anche se l’obiettivo top 10 è tutt’altro che un miraggio, lui che è già n. 4 nella Race, il ranking che tiene conto dei soli risultati del 2018. Con tanti big in disgrazia, qualcuno fermo ai box e altri che non potranno essere eterni, si potrebbe creare (come già in passato) un vuoto di potere che diversi pretendenti vorrebbero colmare. Tra questi, quell’ex-sfigato di coreano con gli occhialini