Fognini “animale” da Davis. Sul 2-2 punto su Seppi
Sommario: scriverò dell’1 a 1, delle prospettive alla vigilia del doppio e in vista della terza giornata, di errori e alcune pesanti deficienze organizzative a margine di quest’incontro di Coppa Davis, di Croazia-Kazakistan, curiosità varie.
D’ACCORDO CON BARAZZUTTI
GENOVA – Per una volta Corrado Barazzutti ed io eravamo d’accordo. Si ha un bel dire che in Coppa Davis le classifiche ATP contano poco, però l’uno a uno a fine prima giornata qui a singolari incrociati fra numeri uno e numeri due, con 51 posti di divario fra il n.11 di Pouillie e il n.62 di Seppi, con 60 posti a separare il n.20 di Fognini dal n.80 di Chardy, doveva considerarsi più che probabile, se non addirittura scontato. E il ranking stavolta non ha tradito. L’1 a 1 era quel che Barazzutti prevedeva e, modestamente, anche il sottoscritto.
FOGNINI HA RISCHIATO MENO DI POUILLE. CHARDY…NON UN GRANCHE’!…
Al di là del primo set inopinatamente perduto da Fognini, il suo match non è mai stato in serio dubbio. Chardy è parso modesto sulla terra rossa e nemmeno in grande condizione atletica, a dire il vero. Nel quarto set arrancava. Vero che giocando molto più indietro di Fabio rispetto alla linea di fondocampo ha dovuto correre molto di più. Chi anticipa fa correre l’altro. E in particolare quando correva verso destra Chardy arrivava male sulla sbracciata di dritto che finiva spesso in rete se era in grande ritardo, o fuori in lunghezza se ci arrivava appena un po’ meglio ma voleva forzare per non correre il rischio di giocare troppo corto.
EPPURE FOGNINI HA TROVATO MODO DI INNERVOSIRSI
Fabio ha fatto il suo dovere, senza entusiasmare che a tratti, riuscendo a innervosirsi quando – come al solito – non ce n’era alcun bisogno, cioè all’inizio del terzo set, prendendosela con l’arbitro Keothavong (il fratello dell’ex n.1 britannica, quella che fu …“insidiata” da Ilie Nastase che le chiese il numero di camera in occasione dell’ultimo Gran Bretagna Romania di Fed Cup; una galanteria certamente troppo spinta e non apprezzata di questi tempi, anche se chi conosce Nastase sa che non era certo il caso di prenderlo sul serio perché non c’era da parte sua vera intenzione di “stalker”).
Fognini gridava – l’ho sentito dall’altra parte della tribuna! – “quello lì fa finta di niente!”, dopo che al cambio di campo fra lui e Chardy c’era stata una spinta, procurata dal francese, più distratto che malignamente provocatorio. Ma tant’è, vai a convincere Fognini! Barazzutti si è dato un gran daffare, al successivo cambio di campo, sull’1-0, per calmarlo, mentre anche il supervisor ITF Stefan Fransson si era sentito obbligato a scendere in campo.
CHARDY: “FABIO MI INSULTA SEMPRE, MI DICE…”. L’HUMOUR DI NOAH STRAVINCE
Chiaro che c’era il precedente di Indian Wells, nel quale i due si erano scambiati apprezzamenti poco simpatici, ad alimentare anche questa piccola querelle che non era del tutto priva di precedenti: “Fabio mi insulta sempre, mi dice che sono un giocatore “nul” (scarso…)” avrebbe dichiarato infatti in conferenza stampa Chardy, ma di fatto come tutti gli altri poi minimizzando. Tanto più che a fine match c’è stato anche un timido abbraccio riparatore. Yannick Noah come sempre il più dotato di sense of humour: “Non c’era abbastanza atmosfera, hanno voluto metterci un po’ di pepe!”.
SEPPI ANCORA AL QUINTO MA STAVOLTA…
Il nostro marathon man, a volte accusato di ..fare apposta ad arrivare al quinto set (per scherzo eh, ma se deve giocare con Istomin pare quasi che i due si mettano d’accordo per arrivarci!) c’è arrivato anche questa volta. Grave il peccato originale di due primi set giocati in modo pessimo. Non si possono regalare al n.11 del mondo, senza pagarne lo scotto nel finale. Ma Andreas ha spiegato: “Era un mese e mezzo che non giocavo…”. Lì per lì mi è tornato in mente quanto mi aveva detto giovedì Paolo Lorenzi con aria tranquilla e certo senza nessuna intenzione di dar vita ad una polemica con la scelta di Barazzutti. Ci tengo a precisarlo. Paolo me lo ha detto in una conversazione normale e amichevole, quando io gli ho chiesto se avesse ancora fastidi fisici e muscolari e se gli fosse dispiaciuto non essere stato prescelto quale singolarista. In fondo in classifica Lorenzi è più avanti di Seppi e se sta bene direi che oggi forse è anche più “terraiolo” di Andreas: “Io ero pronto, non avevo problemi fisici, ma è Corrado il capitano, e se ha scelto così, va bene così”.
NON TUTTE LE RIMONTE RIESCONO COME LE CIAMBELLE…CON IL BUCO
Andreas aveva vinto cinque incontri rimontando un handicap di 2 set. E Pouille ne aveva persi solo 2 dopo essere stato avanti 2 set a 0. Dell’ottimo record di Andreas al quinto set ne ho scritto più volte. Ma questa volta, dopo aver interpretato terzo e quarto in modo diametralmente opposto ai primi due …“Ho giocato con maggior pazienza, senza la fretta di chiudere il punto con due o tre scambi come avevo fatto all’inizio” ha detto lui.
Ma aggiungo io…anche tirando mirabili rovesci lungolinea che invece nel quinto non ha tirato più, un po’ perché Pouille ha preso più rischi e un po’ perché Andreas ha avuto il braccino sull’1-2 40-15 quando ha giocato malamente le sue tre palle per il 2 pari. Insomma, si è avuta la sensazione che l’essere risalito da 0-2 a 2 pari nel conto dei set, abbia un po’ appagato Andreas che si è rilassato nel momento sbagliato.
IL PUBBLICO FRANCESE…ALL’ITALIANA
Forse più vivace il pubblico francese che quello italiano, tamburi, trombette e megafoni, a prescindere da certe mascherate inattese ispirate dai personaggi di Asterix, Obelix, Druido et similia. Non hanno intonato soltanto la Marsigliese, ma anche canzoni nostrane, “Ti amo” di Tozzi, “Quelli erano giorni” della Cinquetti, “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri (che se non sbaglio erano proprio di Genova ma non credo che i francesi lo sapessero). De gustibus musicalis disputandum non est.
6 h E 26 MINUTI DI LOTTA E POSTI IN PIEDI, POCHI GABINETTI, MOLTI “PORTOGHESI”
Insomma i due n.1 hanno regolarmente vinto sui due n.2, dopo 6h e 26 minuti complessivi di tennis, e soffrendo il giusto. Pouille si è avvalso dell’esperienza di una finale vinta in Coppa Davis. Se riascoltate la video intervista che ho fatto con Noah giovedi lo sentirete dire: “Vale più una vittoria in un grande evento, la trasformazione di un matchpoint in quello, che non dieci primi turni o dieci vittorie nei quarti. Pouille l’ha provato”
E quando gli ho fatto presente che Chardy però non l’aveva provato mai, lui ha replicato prontamente: “Ma nemmeno Fognini!”
Bella la rituale atmosfera di Davis, 4.500 spettatori, però alcuni costretti a stare 6 ore e mezzo in piedi. Per aumentare la capienza di qualche centinaio di posti, chi stava seduto non avrebbe visto il campo. Tribune costruite in orizzontale. Un errore non da poco, sotto il profilo organizzativo. Nessuno degli spettatori darà vita ad una class-action, né verrà interpellata l’associazione consumatori, ADICONSUM, però chi ha pagato un biglietto abbastanza salato avrebbe ragione di protestare. Così come – dopo aver già vissuto 9 anni fa per Italia-Svizzera l’esperienza organizzativa di una Davis (per non riandare a quella contro l’India in cui esordì, ingloriosamente, Sanguinetti) – si dovrebbero poter evitare sia i 45 minuti di coda all’ingresso, sia i pochissimi gabinetti a disposizione di 4.500 persone. Chi aveva fatto code inenarrabili con il rischio di…farsela addosso, mi dice che non arrivassero a 10. Confesso di non averli contati. Come non ho contato tutti gli spettatori che stavano in piedi dietro alla gente seduta. Erano tutti “portoghesi”? Sono stati venduti più biglietti del dovuto?
FOGNINI…UN BELL’ANIMALE DA COPPA DAVIS!
Fabio è indiscutibilmente un bell’”animale” di Davis soprattutto in Italia dove è quasi invincibile (21 vittorie e 7 sconfitte in toto, ma solo 2 k.o. in casa, Gulbis nel 2008 e Delbonis nel 2016). Aveva giocato oltre 11 ore contro il Giappone portando 3 punti all’Italia. Contro il modesto Chardy si è trovato comunque in una situazione, sullo 0-1 causato da Pouille, non proprio comoda. E’ stato bravo a venirne fuori.
IL DOPPIO ODIERNO CI VEDE SFAVORITI MA NON CHIUSI
Il doppio di oggi (ore 14, diretta tv Supertennis) è ovviamente importante. Fognini-Bolelli sono appena appena sfavoriti contro gli specialisti Mahut e Herbert che erano n.1 del mondo della specialità ancora nel giugno-luglio 2016, perché sulla terra battuta e nel clima della Davis si può far meno caso al fatto che i francesi hanno pur sempre vinto Roma e Montecarlo (oltre a 2 Slam). Il precedente dell’Australian Open 2015, vinto però dal duo azzurro in finale può confortare.
IL 2-1 DI STASERA, PER CHIUNQUE ESSO SIA, POTRA’ ESSERE TRANQUILLAMENTE ROVESCIATO
Questa prima giornata ha lasciato l’impressione che Chardy sia meno competitivo di Seppi, nell’eventualità di uno spareggio decisivo sul 2 pari, nel caso che il doppio sia vinto da chi perderà il duello fra i n.1. Vorrei dire che vedo più favorito Seppi con Chardy che non Fognini con Pouille, sebbene – ribadisco il concetto sopra espresso – anche sul 2-1 eventuale per la Francia l’Italia avrebbe discrete chances di rovesciare il risultato finale e di imporsi per 3-2. A maggior ragione se gli azzurri vincessero il doppio.
IN CROAZIA TIFANO ITALIA
A Varazdin Croazia e Kazakistan sono sull’1-1, complici le vittorie di Cilic per i locali e di Kukushkin (a sorpresa) su Coric per i kazaki. Ma la cosa più simpatica è che il pubblico di casa fa anche il tifo per l’Italia, come riferitoci dal nostro inviato Ilvio Vidovich. Il motivo? La nostra nazionale sarebbe l’unica delle 4 dall’altra parte del tabellone che se i croati arrivassero in finale incontrerebbero in casa. Insomma, ognuno cerca di portare un po’ di acqua al proprio mulino.
CHE COSA MIGLIOREREI IO SE FOSSI L’ORGANIZZATORE DI UN SIMILE EVENTO. TABELLONE, SORTEGGIO, SALA STAMPA
Sarà perché sono stato direttore di un torneo Atp (pur piccolo come quello di Firenze per diversi anni), organizzatori di Italia-Stati Uniti amichevole (Panatta e Bertolucci contro Ashe e Gerulaitis) oltre che capufficio stampa di eventi tennistici e di altri sport (equitazione e golf), ma certi dettagli e carenze organizzative mi viene fatto spontaneo …di rimarcarle. Anche perché di queste ultime mi rendo conto più facilmente. Se le segnalo qualcuno penserà – inevitabilmente! – che il mio obiettivo sia criticare un’organizzazione federale, ma in realtà io mi comporto allo stesso modo anche nei confronti di tornei ed eventi organizzati all’estero da altri promoter. Poi ciascuno è libero di pensarla come vuole. Dunque:
a) il tabellone sul campo centrale. E’ da una parte sola del campo e pazienza. Costa caro e un impianto non fisso non può permettersi troppe spese. Però sarebbe utile, anche per le inquadrature televisive, che ci fosse un pallino rosso accanto a chi batte. Di modo che si capisca, da un 3-2, 4-3, 5-4 (etcetera) se c’è un break oppure no. Fa la sua differenza.
b) la protezione di certe aree dovrebbe essere garantita da “vigilantes”, guardie di sicurezza. Quel che è accaduto giovedì sera, con il furto di tutto l’equipaggiamento di un fotografo (per un valore di oltre 15.000 euro) non dovrebbe avvenire. Non avviene solo in Italia, sia chiaro: io ho scritto di una fotografa francese derubata due anni fa di materiale di altrettanto valore al torneo di Miami. Così come ho scritto che all’US Open e forse anche una volta al Roland Garros, sparirono dei computer. Ma un qualsiasi evento dovrebbe almeno pensare a proteggersi, e magari pure assicurarsi contro certe situazioni. E non solo giovedì sera, prima che fosse attivata la procedura degli accrediti, è mancata la vigilanza all’ingresso della sala stampa. Spesso anche ieri dopo una certa ora, ma quando c’erano le conferenze stampa sotto un’altra tenda e tutti lasciavano le loro cose senza certezze.
c) Mettere a disposizione di fotografi (in primis) ma anche dei giornalisti, una cinquantina o più armadietti con la possibilità di “lucchettare” le proprie cose più preziose, recuperando magari quelli usati di qualche spogliatoio di un club, non dovrebbe costituire un gran problema. Lo spazio occupato sarebbe irrisorio.
d) anche a Roma durante gli Internazionali, dove la sala interviste è più stretta, c’è sempre un solo microfono per chi deve porre le domande. A parte il cattivo funzionamento di questa prima giornata dell’unico microfono, il fatto che ce ne sia uno solo fa sì che chi deve porgerlo da destra a sinistra e viceversa, deve passare davanti a tutti un’infinità di volte, piegandosi fino a terra per non ostruire la visibilità alle telecamere. Ci vorrebbe poco a prevederne due. Anche all’interno del tendone stampa forse un microfono sarebbe utile… E anche a Roma il problema armadietti viene assai trascurato. In tutti i grandi tornei ci sono.
e) Nel caso specifico del tendone sala stampa c’è qualche inconveniente, come le gocce di condensa che cadono sul tavolo di chi sta sotto i tubi che reggono il “tetto”. Sembra una sciocchezza, ma pazienza per le gocce in testa, ma se avete la sfortuna di metterci sotto il vostro computer…beh non è problema così secondario.
f) i comunicati ITF sono solo in inglese. Nessun problema per gli anglofoni. Ma gli altri? Nick Imison dell’ITF mi dice di non averne interdetta la traduzione. Idem per le conferenze stampa. In questi giorni il giornalista che non sa il francese è tagliato fuori.
g) tre linee WI-FI sono previste per la sala stampa. Per giornalisti e fotografi. Onestamente a Genova hanno funzionato bene. Però quando è stato detto che in caso di sovraffollamento su una linea occorreva saltabeccare su un’altra, i colleghi francesi – soprattutto i fotografi che già si lamentano per le postazioni sul campo (succede anche a Roma, ma il problema degli spazi che non ci sono non è facilmente risolvibile)– sono rimasti basiti. Non è loro apparso iper-professionale. La capufficio stampa del Roland Garros, quando le ho chiesto se avesse lamentele da fare, mi ha risposto: “L’elenco è troppo lungo!”. E mi ha dato appuntamento a fine weekend. Forse perché pensa che certe carenze ormai non siano più migliorabili.
h) anche nella sede del sorteggio, il magnifico Palazzo San Giorgio, non tutto è filato per il verso giusto. Discreta confusione su dove si dovessero intervistare i giocatori. Ma soprattutto poca luce nel magnifico palazzo per fare fotografie con sufficiente luminosità. Ho sentito diversi fotografi lamentarsene.
i) e fra coloro che non si sono lamentati, ma avrebbero potuto farlo, i tre principali sostenitori (e finanziatori) di questo duplice appuntamento genovese. Per loro del comitato organizzatore non erano state riservate sedie alla cerimonia del sorteggio. L’hanno seguito in piedi. Chi erano? Giovanni Mondini, presidente Confindustria e vicepresidente ERG, Massimo Iguera, AD della Cambiaso e Risso nonché ex presidente del TC Genova, Stefano Messina delle Navi da crociera Messina e figlio del compianto Giorgio Messina che ha praticamente promosso e finanziato il tennis a Genova per una vita. In piedi anche l’assessore allo sport della regione Ilaria Cavo, e il consigliere delegato allo sport del comune di Genova Stefano Anzalone. Qualche malumore è emerso. Ma, insomma, alla fine chi si muove per passione, non dà poi troppo peso a queste cose. Alcune di quelle segnalate sopra, mi paiono tutto sommato un po’ più gravi. E nessuna, in fondo, così spiacevole – se non si provasse a rimediare – quanto una sconfitta con la Francia che al momento mi pare ancora più che evitabile. Se gli azzurri vincessero dimenticheremo tutto…anche se chi organizza forse non dovrebbe dimenticare certe piccole lezioni. Che non sono le mie, sia chiaro. Forza ragazzi oggi e domani. Questa Francia è battibile,