Miami: Carreno Busta la vince due volte, Anderson cede con rimpianti
[16] P. Carreno Busta b. [6] K. Anderson 6-4 5-7 7-6(6)
Ci sono nomi che sembrano scritti con l’inchiostro simpatico. Non li si ricorda. E, nel consultare gli annuari del tennis, ci si ostina a saltare la riga in cui compaiono sporadicamente i loro nomi. Più che giusto o sbagliato, è per certi versi logico che accada. Ma a volte, se quelli che ti aspetti mancano all’appuntamento, chi resta si prende la ribalta. Dopo il fagiano, a volte ci tocca un onestissimo pollo con contorno di insalata. Pietanza non troppo gradita al Miami Open, il quarto di finale fra Kevin Anderson e Pablo Carreno Busta in cui lo spagnolo ha battuto il sudafricano per la prima volta in carriera. Un’impresa che non ha trascinato i pochi spettatori presenti, se non nell’onnipresente colonia spanglish. Ma che i due non siano propriamente dei capipopolo al campo, il più neutrale dei decisori, importa ben poco.
Peraltro, il cammino dei due sembra coincidere ultimamente con gli snodi delle rispettive carriere. Quelle partite che, se vinte, definiscono una carriera. Come la semifinale a Flushing Meadows, raggiunta dai due schivando le macerie di un tabellone squarciato da assenze e sconfitte premature poi vinta dal sudafricano. Oggi, la posta in palio era meno importante. Ma per Kevin c’era sempre un non esaltante 0-9 nei quarti dei Masters 1000 da emendare. Per il rivale, invece, uno 0-4 nei confronti diretti da correggere. E una vendetta da consumare, anche se su un campo meno scintillante rispetto all’Arthur Ashe.
Sin dall’inizio, le tessere del mosaico si incastrano bene per Carreno Busta. Bravo nell’incontrare le bordate dell’airone sudafricano. Che finisce per sbagliare per primo. Tiene botta, Kevin, in un lottatissimo secondo gioco, in cui annulla tre palle break. Ma nulla può sul 3-3, quando la difesa dello spagnolo restituisce con gli interessi i suoi colpi. L’unico strappo alla regola del servizio consente a Pablo di vincere il primo set per 6-4. Spicca, fra le statistiche, il differenziale negli unforced (+9 per Anderson). Così come il 61% di punti vinti con la prima palla, contro il 73% dello spagnolo.
Break mancato, break subito. Così inizia la seconda frazione per Carreno Busta. Distrazione conseguente all’aver incamerato la prima, cosa già capitata contro Verdasco. Ci pensa il gigante di Johannesburg a farlo immediatamente rientrare nel set. Onestamente, la partita risulta scialba. Decisa dagli errori, più che dalle soluzioni vincenti. Qualche bello scambio non può compensare un tasso medio decisamente basso. Manifesto della pochezza odierna di Anderson una orrenda volée alta di dritto, che gli costa un altro break sul 2-2. Forse Kevin avrebbe bisogno di una deroga al regolamento che considerasse valide le palle cadute nel corridoio del doppio, tanto i suoi colpi sono fuori misura oggi. Un vantaggio enorme, in termini di lucidità e concretezza. Ma che a ben guardare si limita a un solo break. Che Pablo si fa recuperare proprio nella stretta finale. Andando a servire per il match gioca un game un po’ remissivo. Condizionato da un challenge vinto, al termine del quale l’arbitro Steiner avrebbe dovuto assegnargli il punto. Anziché farlo rigiocare. Le diaboliche dinamiche psicologiche di cui il tennis è intriso fanno il resto. Da quel momento entra in campo il fratello forte di Anderson che infila tre giochi consecutivi e trascina il tremebondo Pablo al set decisivo. Altra istantanea anticlimax, il più classico dei doppi falli con cui si chiude la frazione, al dodicesimo gioco. Più consona ai suoi livelli, la percentuale di punti vinti con la prima di servizio (84%) dal numero 6 del seeding.
Il decider è inchiodato alla regola del servizio. Gli spalti sono ancora desolatamente vuoti. Quasi dello stesso tenore, il rapporto fra vincenti ed errori non forzati (16/35). Sul 4-4 sembra di assistere a un flashback del primo set. Anderson attacca, ma l’altro assorbe magnificamente la sua potenza di palla. Arriva a palla break, Pablo. Una rarità in questa fase. Ma Kevin è micidiale al servizio e ne esce con classe. Carreno Busta non è da meno. Il tie-break decreterà il vincitore. Un nastro e una grande difesa fruttano al numero 8 del mondo un mini-break. Ma una fantastica risposta dello spagnolo annulla il vantaggio. Tutto il peso delle circostanze sta in due bruttissimi errori di Anderson. Un dritto e una volée da Paperissima. Stavolta è finita. A questo incrocio delle due carriere è Pablo ad avere la precedenza. Vince con un set di ritardo, batte per la prima volta il sudafricano. E accede per la seconda volta, dopo Indian Wells 2017, al penultimo turno di un Masters 1000. Ora per lui il vincente di Zverev-Coric. Per scrivere, perché no, il suo nome nell’albo d’oro. Stavolta con un inchiostro nero indelebile.