Le novità di Petra Kvitova

Nelle ultime tre settimane Petra Kvitova ha totalizzato una serie di 13 successi consecutivi e vinto due tornei: San Pietroburgo (Premier) e Doha (Premier 5). In più nel weekend intermedio ha portato alla Repubblica Ceca due punti decisivi per sconfiggere in Fed Cup la Svizzera. Le prime vittorie, quelle di San Petroburgo, ci hanno restituito la giocatrice che avevamo imparato a conoscere in passato. In Russia Kvitova è quasi sempre partita meglio della sua avversaria e ha confermato che, quando è in forma e avanti nel punteggio, è difficilissimo affrontarla perché si permette di provare soluzioni ancora più estreme e incontenibili. In sintesi: il tipico tennis di Kvitova quando è ispirata. Aggiungo una osservazione che forse andrebbe sottolineata più spesso: nessuna giocatrice del circuito ha una profondità media di palla come quella di Petra; se è in forma è capace di condurre interi scambi con la parabola che atterra costantemente a pochi centimetri dalla linea di fondo.

I temi più interessanti però, perché in parte inediti, sono emersi a Doha. Per analizzarli penso sia necessario entrare nel merito delle singole partite. Il tabellone le ha proposto queste avversarie: Buyukakcay, Radwanska, Svitolina, Goerges, Wozniacki, Muguruza. Poco da dire sul primo match: Buyukakcay in questo momento non è nella migliore condizione (best ranking 60, oggi è 160), ed era stata invitata come wild card: 6-0, 6-3.

Secondo turno: Kvitova def. Radwanska 6-7(3), 6-3, 6-4
La prima nota interessante è arrivata al secondo turno contro Radwanska. Bisogna premettere che, malgrado fosse in vantaggio negli scontri diretti con Aga (6-5), Petra aveva perso gli ultimi tre match, di cui due in circostanze particolarmente dolorose. Una sconfitta era arrivata alla finale del Masters 2015, persa da favorita. E poi c’era l’episodio più recente, la semifinale di New Haven 2016 che si era conclusa con un terribile 1-6, 1-6. Ricordo bene quel match: Kvitova spingeva, Radwanska rimandava tutto appoggiandosi alla potenza dei colpi altrui, fino a che Petra finiva fuori giri, sbagliando. A questo Radwanska aveva aggiunto le sue tipiche invenzioni, finendo spesso per “scherzare” l’avversaria. Risultato: una delle peggiori sconfitte della carriera di Petra.

Per certi aspetti a Doha le cose stavano andando allo stesso modo, anche se la situazione di partenza era un po’ diversa. Petra infatti era più in forma, mentre sappiamo che Aga sta attraversando un periodo di appannamento: due anni fa a New Haven era numero 4 del mondo, la scorsa settimana era numero 33. Eppure il copione rimaneva pericolosamente simile: Kvitova spingeva, Radwanska si appoggiava alla palla e si limitava a rimandarla, aspettando l’errore. Petra ha servito per il primo set sul 6-5, ma ha perso la battuta a 15, e poi ha giocato male il tiebreak, infarcendolo di errori. Set sfuggito contro un’avversaria che per aggiudicarselo aveva messo a segno due soli vincenti su 98 punti giocati.

Nel secondo set le cose sono iniziate ancora peggio: battuta persa a quindici. Sotto di un set e di un break, e con i ricordi del passato che pesavano sul morale, Petra ha deciso che così non poteva andare avanti, e ha cambiato tattica: ha ridotto la potenza di palla, accettando di affrontare un match fatto di scambi mediamente più lunghi. Una scelta con due conseguenze fondamentali: da una parte dover soffrire di più fisicamente, dall’altra obbligare Radwanska a spingere in proprio i colpi, un aspetto del gioco in cui Aga non è del tutto a suo agio. Per Kvitova i vincenti sarebbero ancora arrivati, ma solo dopo aver costruito lo scambio in modo più articolato.

Chiedo scusa se a questo punto divago, ma credo sia importante. Questa scelta che sembra abbastanza scontata per qualsiasi tennista (rischiare meno per limitare gli errori non forzati) non è poi così semplice per Kvitova. Il suo è un tennis con relativamente poco topspin, basato su colpi così “puliti” che la riduzione della spinta può avere un effetto collaterale pericolosissimo: può significare accorciare la profondità della parabola, finendo per proporre una palla quasi inoffensiva per l’avversaria. Per capirci: quel tipo di colpo che esegue un maestro quando vuole far palleggiare l’allievo al meglio.

Questo tipo di palla contro una professionista è semplicemente un mezzo suicidio. Per ovviare al problema, Petra deve compensare la minor spinta con la sensibilità di braccio: o lavorando la palla con più spin, oppure aggiustando il movimento in modo da mantenere comunque la parabola sufficientemente lunga. Ecco perché una opzione di gioco del genere, che sembra piuttosto ovvia, per Kvitova diventa utilizzabile solo quando è davvero in forma, e “sente” i colpi al meglio.

Torniamo al match contro Radwanska. Dopo la variazione tattica di inizio secondo set, la partita è immediatamente girata. Petra ha vinto cinque game consecutivi, anche perché Aga non ha preso contromisure. In quella fase direi che si è anche capito perché Radwanska ha perso così tante posizioni in classifica: pensando che potesse ancora essere sufficiente “mandare di là” la palla, Aga non ha proposto aggiustamenti, né variazioni. Ad esempio qualche palla corta, qualche discesa a rete: praticamente nulla. A conferma che in questo momento la “maga” sembra avere in parte inaridito il repertorio. Da 6-7, 0-1 (con break subito) Kvitova ha preso il sopravvento, anche se le scorie delle tre sconfitte nei testa a testa sono riemerse al momento di servire per il match: si è trovata 0-40, ma lì ha tirato fuori il carattere della campionessa salvando tutti i break point per chiudere la partita a proprio favore.

a pagina 2: la sorpresa nel match contro Svitolina