Federer, primo trionfo da numero 1 (Cocchi), Federer vince da numero il suo il torneo di Rotterdam (Mancuso)
Rassegna a cura di Daniele Flavi
Federer, primo trionfo da numero 1
Federica Cocchi, la gazzetta dello sport del 19.02.2018
Difficile pensare che non sarebbe finita così. Che Roger Federer, nella settimana che ha dato il via al suo quarto regno tennistico a 14 anni dalla prima volta, non avrebbe sollevato il trofeo del torneo di Rotterdam. E infatti il numero 1 al mondo, a 48 ore dal sorpasso su Rafa Nadal, ha portato a termine la settimana delle meraviglie polverizzando il povero Grigor Dimitrov, a cui ormai il soprannome di gioventù «Baby Federer» pesa come una lavatrice attaccata alla racchetta. Finisce con il titolo numero 97 in carriera per lo svizzero, al secondo posto della classifica dei plurivincitori in singolare nell’era Open. In testa c’è sempre Jimmy Connors a quota 109, ma non ci sono record ultimamente in grado di resistere a questo Federer 4.0. OBIETTIVI Il più anziano numero al mondo della storia tennistica dopo la premiazione ha ammesso di aver concluso: «Una delle migliori settimane dell’intera vita». Difficile dargli torto, soprattutto dopo aver sbrigato l’ultima partita in 55 minuti annientando il povero Grisha, forse vittima di un attacco influenzale 6-2 6-2. «Non ci sono scuse — ha detto un abbacchiato Dimitrov, con un Federer a questi livelli non c’è speranza se non giocando al 100 per 100. Lui è stato il migliore come sempre e ha meritato di chiudere in bellezza». Il buon Roger si è limitato a una pacca sulla spalla e un po’ di sale sulla ferita aperta dell’avversario: «Mi spiace che tu abbia perso così, ma ti riprenderai, sei un ottimo giocatore e un grande atleta». Davanti al magnifico anche le difese immunitarie degli avversari si abbassano: «Che settimana incredibile — ha continuato il numero 1, ancora imbattuto in questo 2018 e con un solo set ceduto —. L’obiettivo a inizio settimana era arrivare alle semifinali, vincere è meraviglioso soprattutto dopo essere tornato numero 1 dopo più di cinque anni. Questo è un sogno». CRESCENDO Non si è accontentato, non lo fa mai, ed è questa la forza di Roger: «Ho tenuto il meglio per il finale — ha proseguito prima di tornare a casa con la famiglia — Ho avuto un grande inizio e una splendida fine. Soltanto a metà settimana ho avuto un po’ di tentennamenti. Non era facile gestire la pressione. Dopo il primo set ceduto nei quarti a Haase mi girava un po’ la testa, poi sono riuscito a sciogliere la tensione e gestire le aspettative. In finale invece ho giocato in scioltezza fin dall’inizio». E siccome a Federer sembra normale chiedere di spostare sempre più in alto l’asticella, subito l’interesse è rivolto a quando centrerà quota 100 per poi puntare a raggiungere Connors: «Beh, calma, sono ancora a 97 e per continuare a vincere bisogna mantenersi il più possibile in salute e gestirsi bene. A questa età e dopo tanti anni di usura le cose possono cambiare molto in fretta». Anche per questo il nuovo numero 1 non ha nascosto di avere dubbi sul fatto di giocate o meno la stagione della terra rossa. Lo scorso anno aveva deciso di saltarla completamente per riposare e prepararsi alla campagna di Londra dove ha poi conquistato l’ottavo titolo a Wimbledon. «Devo decidere tutto con la famiglia e il team — aveva detto all’arrivo a Rotterdam dove ha centrato il terzo titolo —, a questa età bisogna lavorare il doppio per raggiungere gli obiettivi». Nei prossimi giorni lo svizzero deciderà se trasferirsi o meno a Dubai, e partecipare al torneo che inizia tra una settimana. Probabilmente sceglierà di riposare per recuperare dalle fatiche di questa settimana e prepararsi per il cemento americano. Intanto da oggi sale ufficialmente in testa al ranking mondiale.
Federer vince da numero il suo il torneo di Rotterdam
Angelo Mancuso, il messaggero del 19.02.2018
A 36 anni e 6 mesi e padre di due coppie di gemelli, Federer è ancora padrone del suo tempo. Continua a battere i giovani Next Gen di 20 anni e fa lo stesso con i rivali più maturi come il 26enne Dimitrov, al quale ieri nella finale di Rotterdam ha concesso 4 game: un doppio 6-2 senza storia in meno di un’ora. E poco importa che il bulgaro lamentasse un dolore al piede destro. Quando ci sono di mezzo le leggende, il rischio di sfigurare è dietro l’angolo ed è quello che è accaduto a “Griga”, n.4 del ranking, mica poco. Proprio lui che sin dalle prime apparizioni nel circuito è stato spesso paragonato a King Roger, del quale ricorda le movenze, a cominciare dal rovescio a una mano. La differenza sta nella magia dei gesti che il Divino regala in campo interpretando un tennis ideale, unico e perfetto. SENZA TEMPO Un genio che si fa beffe del tempo che scorre e si vendica di chi maltratta la racchetta usandola come una clava: un extraterrestre, un braccio e un polso mai visti prima. Uno stile affascinante e un fisico atletico, ma non gonfio di muscoli, agile e snello. Non è un caso che a patire i guasti dell’età non è lui, come sembrava ineluttabile, ma chi forza il proprio fisico all’inverosimile: Nadal ha 5 anni in meno, Djokovic e Murray 6, eppure sono loro a pagare il conto degli anni e degli acciacchi tra ginocchia traballanti, gomiti fuori uso e anche usurate. Insieme alle stimmate del campione e a un talento irraggiungibile, mamma Lynette e papà Robert hanno regalato al Fenomeno di Basilea l’elisir di eterna giovinezza. DI NUOVO IN VETTA Quando ti chiami Federer e hai vinto tutto diventando una leggenda immortale dello sport, che ha saputo superare i confini della propria disciplina, trovare nuovi stimoli è terribilmente complicato. E’ già nel libro dei record grande come un’enciclopedia: 20 titoli Slam, 30 finali di cui 10 di fila con 23 semifinali consecutive, 8 trionfi a Wimbledon, 302 settimane al comando della classifica Atp (da oggi 303), di cui 237 di fila. A Rotterdam ha aggiunto un’altra perla tornando in vetta 14 anni dopo la prima volta. Ha scavalcato Nadal, il rivale di sempre, ed è diventato il più anziano n.1 di sempre. Un exploit che probabilmente non sarà mai battuto. L’OBIETTIVO A fine 2016 era scivolato fuori dai top ten per la prima volta dopo 14 stagioni e la sua epopea sembrava ai titoli di coda. Neppure il suo fan più accanito avrebbe osato immaginare che nel giro di 14 mesi avrebbe collezionato 3 Slam (non ne vinceva uno dal 2012) e altri 6 titoli Atp, l’ultimo in ordine di tempo in Olanda dove aveva si era già imposto nel 2005 (in finale contro Ljubicic, suo attuale coach) e nel 2012. E’ il suo successo n.97: il prossimo traguardo è raggiungere quota 100. Poi volendo ci sarebbe il primato di Connors, primo a 109. E quello di Rosewall, che ha conquistato un Major (gli Australian Open 1972) a 37 anni e 62 giorni contro i 36 anni e 173 giorni dello svizzero quando lo scorso 28 gennaio ha trionfato a Melbourne. Per agguantarli dovrà attendere almeno il 2019: servirà un mezzo miracolo, ma per King Roger tutto è possibile.