Alessandro Bega. Figlio di un tennis minore (Salvi)

Figlio di un tennis minore (Luca Salvi, Corriere della Sera Milano 06/02/2018)

Il giorno in cui Roger Federer ha vinto il ventesimo Slam a Melbourne, intascando 4 milioni di dollari australiani (circa 2,6 milioni di euro), Alessandro Bega conquistava il torneo di Veigy-Foncenex in Francia, al termine di una battaglia contro l’olandese Antal van Der Duim conclusa al terzo set: 4-6, 6-4, 7-6 (9-7). Portando a casa 2.300 euro. Poi la premiazione, una doccia, racchette e bagaglio in auto e il ritorno a Milano, di tardo pomeriggio tra le Alpi, tutto concentrato sulla strada, quasi quattro ore di viaggio, senza pensare alle due ore di match che pesavano nelle gambe. L’arrivo alle 22. Una chiamata ai suoi. Una birra offerta agli amici per festeggiare. Ventisette anni, di Cernusco sul Naviglio, Alessandro Bega, è uno dei tanti tennisti che finora non hanno conosciuto la ribalta dei tornei del Grande Slam, come Wimbledon, o dei Masters 1000, come gli Internazionali di Roma, ma che ogni settimana danno tutto quello che hanno per uno spicchio di gloria. E per rimpinguare il conto in banca, attenti a non sforare il budget. Pur dovendo mettere a preventivo gli spostamenti per calcare palcoscenici in ogni parte del mondo.

Nel solo 2017 ha giocato in Turchia, Malesia, Egitto, Nigeria, Vietnam, Corea del Sud, Cina, Thailandia, Canada. Specialista dei campi in cemento, Bega trova poco pane per i suoi denti nell’Italia della terra rossa. Non è stata una passeggiata arrivare alla decima vittoria in carriera. “Ero in dubbio se partire — racconta Bega — per un fastidio agli adduttori. Laura e Sergio mi sconsigliavano. Alla fine ho rischiato”. Sergio è Sergio Bugada, il preparatore atletico. Laura è Laura Golarsa, ex campionessa e sua coach all’Apria Harbour Club di via Cascina Bellaria, zona San Siro, non lontano dalla casa che Alessandro si è comprato con l’aiuto dei genitori. Alcuni tornei offrono vitto e alloggio ma in Francia Bega ha dormito in “un hotel convenzionato: 50 euro a notte. Non tanto, con Ginevra a pochi chilometri di distanza”[SEGUE].

La vittoria in Francia gli ha dato una ventina di punti e il numero 32o al mondo. “Il mio obiettivo è entrare nei primi 200 per giocarmi le chance di partecipare agli Slam”. Ma preferisce vivere partita per partita. “Sennò rischio di distrarmi”. Come nel 2014. “Pensando troppo al ranking, continuavo a perdere”[SEGUE]. L’idolo? “Agassi”. Oggi? “Del Potro per il suo diritto”. Il colpo migliore anche per Bega. A organizzare le trasferte lo aiuta Laura. “Una seconda mamma”. Per i voli si appoggia a un’agenzia. “Conoscono il mio lavoro, pieno di cambi di programma. Non so mai fino a dove mi spingerò in una competizione” [SEGUE]. Al momento, non ha ancora pensato a cosa farà «da grande». Sui suoi profili Facebook e Instagram non mancano messaggi di tifose. “Quando vinco è bello connettersi. Ma quando perdo posso ricevere minacce”. Supporter delusi o scommettitori idioti che se la prendono con chi va in campo? “Temo questi ultimi. Molti account sono falsi. All’inizio restavo di sasso, poi ci ho fatto l’abitudine. Ignoro e vado avanti”.