Nadal e gli strascichi polemici. Federer e 43 semifinali, Chung e Edmund le novità, ma Cilic…
Si discute ancora qui a Melbourne sulle dichiarazioni di Nadal a proposito del cemento killer e anche con alcuni apprezzabili commenti dei lettori del sito fra decine di “troll” che non avrei mai voluto leggere (e non ce la facciamo a cancellarli tutti, quando in mezzo a 4.000 post ce ne sono sparsi qua e là magari un centinaio: sarebbe un lavoro improbo che ci impedirebbe di fare altre cose più importanti e di qualità). Ho letto con interesse cosa ha scritto Gianni Clerici su Reppubblica (tramite la nostra rassegna stampa quotidiana), soprattutto il punto nel quale sottolinea come non ci sia altro sport nel quale si debba gareggiare su una superficie così dura. Mi pare un’osservazione significativa. Prima di perdermi in troppi commenti, senza avere il tempo di scorrerli tutti, mi sono copiato e incollato i primi che mi sono apparsi di un certo interesse, e siccome immagino che anche il 90 per cento dei lettori non abbiano avuto il tempo di leggerli, ve li rimetto qui sotto, prima di addentrarmi sulla giornata appena trascorsa (che è poi fatta di quanto accaduto nella notte con la disputa dei primi quarti di finale, i due a senso unico vinti da Halep su Pliskova e da Kerber su Keys, nonché quello vinto dal coreano Chung sull’americano Sandgren, tipo discusso e discutibile, ma certo un personaggio molto particolare.
“Traslando ad altri sport, sarebbe giusto avere solo campi da calcio della stessa misura in erba sintetica della stessa ditta produttrice? Sarebbe giusto avere lo stesso pendio e lo stesso percorso in diverse localita’ sciistiche? Sarebbe giusto fare gare di vela solo se il vento spira alla stessa velocita’ dalla stessa direzione? Sarebbe giusto fare gare di formula uno dove tutti hanno le stesse gomme e l’asfalto e’ sempre lo stesso (e’ gia’ piu’ o meno cosi’, ed infatti la F1 ha perso tutto il suo fascino)?”
“Si parla tanto di come l’omologazione delle superfici abbia cambiato (in peggio?) questo sport, e adesso si sta discutendo di… omologare le superfici? E su che base si sceglie il tipo di cemento? Saponetta o melma? Chi decide?”
“È giusto se metti la salute dei giocatori al primo posto. Già il cemento è duro (ahah), più è simile, più un giocatore si può preparare, trovare strategie e allenamenti. Questo, secondo me, diminuirebbe gli infortuni. Tutto qui, tanto le altre variabili (clima, altitudine, indoor…) rimarrebbero tali. In più, non è ciclismo né vela: non si stanno mettendo alla prova le doti atletiche contro la natura. É tennis, l’avversario dovrebbe essere solo quello dall’altra parte della rete.”
“Sicuramente mi sembra saggio ciò che suggerisce Marin (e non è il solo) un’omologazione non tanto dellle superfici, quanto DELLA superfice. Ovvero: complica di molto avere cementi dissimili in ogni parte del globo, senza considerare i fattori climatici e le palline.”
“Gli infortuni ci sono sempre stati e sempre ci saranno, non mi sembra che 15-20 anni fa ci fossero meno infortuni , anzi ricordo parecchi grandi giocatori fermi a lungo o finire la carriera prima dei 30-32 anni ( Safin, Philippoussis, Rusedski,Rios, Coria ,Norman , Kuerten,Ivanisevic, Rafter i primi che mi vengono in mente). Solo che una volta verso i 29-30-32 anni ci si ritirava o comunque diciamo che se avevi un infortunio serio in quell’età smettevi. Ora , grazie anche alla medicina che è migliorata e con la maggior attenzione al corpo, a 30-32-35 anni si continua . Quindi si chiede molto di più al fisico e molto più a lungo. Poi gli infortuni sono di tutti i tipi (spalla, anche, gomito,polso, muscolari,schiena ) e colpiscono tutte le tipologie di giocatori e direi anche a tutte le età . Anche i più giovani hanno avuto infortuni seri e penso a Coric, CHung, Kokkinakis, Kyrgios ecc ecc. Chiaro che il recupero da infortunio a 20-22 è una cosa mentre a 32-33 è un altra. Trovo molto superficiale dire che uno si fa male perchè gioca in maniera più “fisica” perchè il discorso è molto più complesso e singolare (nel senso che ognuno ha una sua struttura fisica,muscoli,fibre, articolazioni ecc). Io capisco cosa dice Nadal e si può anche condividere, ma poi alla fine ognuno deve fare le sue scelte e lui giustamente l’anno scorso ha giocato tantissimo e vinto tantissimo. Forse quest’anno giocherà meno e probabilmente sarebbe meglio per lui.”
“Il fatto e’ che i pipponi sono tutti quelli dalla terza posizione in giu’… Federer se ne e’ fregato (piu’ o meno) lo scorso anno e ha giocato dove voleva. Nadal magari puo’ fare lo stesso. Ma giocatori come Cilic, Dimitrov, ma anche tanti altri che arrivano con continuita’ ai quarti devono farsi le loro 60-70 partite se vogliono restare a quei livelli. Per Dimitrov, numero 3 del mondo, 49-19 su 23 tornei l’anno scorso. Numero 3 Del Mondo. 68 partite. Ma e’ un circolo vizioso, pero’. Se giochi poco, non fai punti, se non fai punti, non sei in alto in classifica. Se non sei in alto in classifica, hai un tabellone potenzialmente orribile. Se esci presto, perdi ancora piu’ punti. I criteri dell’ATP li conosco, ma purtroppo i meccanismi non ti permettono di saltare tornei. Per quello dico di abolire i tornei obbligatori del tutto. Non vedo perche’ bisogna concederlo solo ai 30enni con 600 partite. Gli infortuni vanno evitati prima dei 30, non dopo. Rafa ha giocato 17 tornei + Finals lo scorso anno. Per dire, sembra che abbia giocato tantissimo, ma ha giocato quello che richiede l’ATP. E’ arrivato sempre in fondo, 78 partite sono troppe. 18 (?) tornei vanno fatti, e 18 tornei sono tante partite per un top 10.
Il discorso è semplice…
si rompono 10 Top Player viene evidenziato il problema da tantissima gente a differenza se si rompessero 10 giocatore dalla 50 alla 100 questo è il primo punto che ha evidenziato lo stesso Federer dicendo che gli infortuni in realtà sono calati rispetto all’anno precedente. Basti vedere in questo AO… 2-3 giorni con un caldo pazzesco… nessuna lamentela tranne indovinate quando?! nella partita di Djokovic – Monfils, degli altri potevano pure schiattare tutti!
Altro punto bisogna capire la causa degli infortuni… A Federer è capitato uno dopo una vita… non c’entra nulla con il circuito. Stessa cosa Wawrinka. Del Potro si è rotto fin da giovane al polso e operato per 3 volte… pure li è solo sfortuna. Vogliamo poi parlare dei vari Nishikori, Raonic… questi si rompo ogni anno dopo 3 tornei… non fanno testo! Ma se iniziamo a parlare di Nadal, Djokovic o Murray… questi hanno tirato per anni… con partite disumane di 5 e pure 6 ore… ok non sempre ma molte volte… tutto questo prima o poi il conto arriva. Qualcuno si ricorda di partite oltre le 4 ore di Federer?! forse le conti sulle dita di una mano in una intera carriera, oltre al fatto che quasi sempre la partita dopo era completamente cotto! Io tutte queste differenze le vedo eccome in questi 15 anni… poi se si vuole cercare colpe che in realtà non esistono allora… non lamentatevi se tra poco sparirà il 3 su 5 e stravolto tutto il regolamento.”
Vabbè, mi fermo qui, ma insomma alcune di queste considerazioni mi sono apparse calzanti. E da sviluppare. Per quanto riguarda quanto accaduto nella decima giornata dell’Australian Open, osservo che la sola donna che non ha perso un set per raggiungere le semifinali è quella meno titolata e l’unica che non è mai stata n.1 del mondo: Elise Mertens. Non è buffo? Le altre non hanno solo perso set, ma sono state a un passo dalle sconfitte. Halep ha cancellato 3 match point consecutivi all’americana Davis, Wozniacki perdeva 5-1 al terzo e 40-15 con la croata Fett e Kerber è stata a tre punti dalla sconfitta con la cinese di Taipei Hsieh. Kerber ha dominato in tal modo la Keys che è sembrata la più forte di tutte. È anche l’unica delle quattro superstiti ad aver già vinto uno Slam, anzi due, e il primo lo vinse proprio qui. Io sarei abbastanza sorpreso se non si ripetesse. Ma con le donne è davvero difficile indovinare quel che può succedere.
Per quanto concerne il torneo maschile Chung mi piace molto. Sono curioso di vedere che farà con Federer. Non sembra tipo da emozionarsi. Ma è imperscrutabile. Magari dentro, come Ice-Borg un tempo, arde e non lo fa vedere. Stanotte si è preoccupato nell’ultimo game, distraendosi con Sandgren, per le cose che avrebbe dovuto dire a Jim Courier nella rituale intervista al vincitore. Era preoccupato per l’inglese! Lui e Edmund si trovano in semifinale per la prima volta. Proprio come Roger Federer a Wimbledon nel 2003. Da allora Roger ha centrato altre 42 volte il traguardo delle semifinali, spingendosi oltre 29 volte, per vincere 19 Slam e cedere in 10 finali. Un record pazzesco. Dubito che Edmund e Chung possano arrivare a metà di quelle semifinali. Però non mi stupirebbe che sia Chung sia Edmund, approfittando del ricambio generazionale, facessero prima o poi l’ingresso fra i top-ten. Che poi riescano a restarci a lungo è un altro paio di maniche.
Edmund ha colpi più esplosivi, servizio e dritto (questo davvero formidabile) e come scrivevo ieri mi pare il Courier del terzo millennio per un sacco di analogie fisiche e tecniche, mentre Chung mi pare più agile, più atleta, più muro alla Djokovic. A entrambi non manca davvero la grinta. La tigna. Edmund ha rimontato Anderson e due volte sotto da due set a uno, prima di regolare in quattro set sia Seppi sia Dimitrov… mentre Chung non ha tremato né quando ha fatto fuori gli Zverev, né quando ha affrontato il suo idolo Djokovic del quale Federer ha detto: “Non avrà giocato al suo 110 per cento, ma batterlo qui in Australia dove ha vinto sei volte è un po’ come battere Nadal a Parigi, è tutt’altro che semplice”. Chiaro che Federer sia considerato, anche per come ha giocato contro un ottimo Berdych dal secondo set in poi – o se volete dacchè ha annullato il primo dei due setpoint nel primo, sul 3-5, quando ha giocato una risposta di rovescio stupefacente – il grande favorito del torneo. E chiaro che le novità Chung e Edmund abbiano attirato sui loro exploit (anche per via di un ranking modesto, n.49 e 58) grande curiosità e attenzione, però alla fin fine il rivale più temibile per Roger è lo stesso che è arrivato in finale all’ultimo Wimbledon e non ha potuto difendere al meglio le proprie chances: Marin Cilic.
Le dichiarazioni post-match di Nadal hanno finito per sacrificare un po’ i meriti di Cilic che aveva giocato benissimo per tutti i primi tre set e mezzo, cioè anche prima che Rafa si facesse male. Cilic aveva mostrato personalità contro un avversario che gli aveva sempre lasciato briciole. E ora ce lo ritroviamo per la quinta volta in semifinale d’uno Slam. E ha fatto già due finali, quando vinse l’US Open 2014, dominando proprio Federer in semifinale (e poi Nishikori) e appunto a Wimbledon sei mesi fa. La finale Federer-Cilic è dunque la più probabile, ma si può escludere del tutto una finale fra i due “newcomers” Edmund e Chung? Mmm, non mi ci scommetterei la casa. Troppe volte, e non solo nel 2001 e nel 2003 a Wimbledon o nel ’97 e nel 2005 a Parigi è accaduto che la rivelazione del torneo sulle ali dell’entusiasmo mettesse tutti d’accordo.