(S)punti tecnici da bordo campo: Berrettini, servizio e dritto per il futuro d’Italia
dal nostro inviato a Melbourne
Ricomincia la stagione Slam 2018, e come sempre, benritrovati a bordocampo per goderci insieme questi Australian Open. I primi due giorni a Melbourne Park, impianto ogni anno più bello, in costante fase di ammodernamento (splendido il nuovo edificio che ospita il quartier generale della federazione australiana, la sala stampa, ristorante e bar per i media, e le sale interviste), sono purtroppo stati abbondantemente funestati dalla pioggia, che ha disturbato non poco lo svolgimento degli incontri di qualificazione. Ma soprattutto, e chi segue da qualche anno questa rubrica tecnica mi capirà perfettamente, ha impedito lo svolgimento degli allenamenti in tutti i campi all’aperto. Per fortuna, le previsioni meteo sono rassicuranti già a partire da domenica, con sole e caldo come sarebbe da aspettarsi in piena estate da queste parti.
Nel frattempo, durante una delle brevi finestre di bel tempo concesse dai temporali, mi è sembrato giusto passare al campo 21, dove si stava allenando il nostro Matteo Berrettini (insieme a Salvatore Caruso e Lorenzo Sonego), agli ordini di coach Vincenzo Santopadre. Per una volta, sperando che sia di buon auspicio, inauguriamo gli spunti tecnici da bordocampo con un po’ di nazionalismo, provando a conoscere meglio un ragazzo che con ogni probabilità rappresenterà il prossimo futuro del nostro tennis maschile. Mentre scrivo, Matteo non è ancora sceso in campo per l’incontro decisivo di qualificazione al tabellone principale, l’avversario è Denis Kudla, non sarà facile ma si può fare. Andiamo a vedere da vicino il tennis del ventunenne romano.
Qui sopra, preparazione di un dritto in open stance, movimento standard per un colpo di questo tipo, da apprezzare, lo si nota nel frame di sinistra, il fatto che Matteo impugni in modo molto decontratto con la mano, nell’istante in cui la sinistra lascia il sostegno all’archetto le dita della destra non sono ancora chiuse.
Qui sopra, un impatto e l’inizio di un finale, perfetto l’allineamento delle due braccia, l’impugnatura è una western non troppo accentuata. È l’esecuzione migliore di Matteo, che riesce a produrre ottime accelerazioni, e un’adeguata quantità di rotazione in top-spin. Un colpo assolutamente di livello top-100, su cui si potrà costruire molto, sia come schemi di manovra da fondo che come chiusure vincenti.
Qui sopra, a sinistra il finale di un dritto giocato in neutral stance (più affiancato), a destra un bel windshield-wiper (tergicristallo) a chiudere un’accelerazione da dentro il campo. Molto buona in quest’ultimo caso anche la leggerezza degli appoggi, come va fatto andando in avanzamento, per trasferire il peso in avanti senza frenare la dinamica del movimento verso la palla. Bravissimo.
Qui sopra, due rovesci bassi, notiamo che Berrettini conduce lo swing soprattutto con la mano sinistra, ineccepibili gli appoggi e il piegamento sulle ginocchia. Osservando i frame di destra sia di questa foto che delle due più su, vediamo che Matteo mantiene correttamente lo sguardo (e di conseguenza la testa) rivolto verso il punto di impatto fino a un attimo dopo l’uscita della palla dal piatto corde. Questo “no look” è una caratteristica che è molto evidente – per fare un esempio che conoscono tutti – in Roger Federer, aiuta ovviamente nella precisione del contatto tra palla e piatto corde e anche nella gestione di peso ed equilibrio.
Qui sopra, una simpatica immagine che coglie Berrettini e Sonego nello stesso istante dell’esecuzione di un rovescio, siamo esattamente all’inizio del movimento a colpire. Aver azzeccato il momento giusto ci consente di notare una lieve differenza di postura tra i due giocatori, Matteo inclina maggiormente le spalle, Lorenzo le ruota leggermente di più.
Qui sopra, il colpo che insieme al dritto è assolutamente imprescindibile per fare strada nel power-tennis moderno: il servizio. Berrettini sviluppa ottime velocità con la prima palla, deve forse ancora appesantire e soprattutto rendere più aggressiva – come mi diceva anche Santopadre – la seconda. La caratteristica peculiare di Matteo è il modo di tenere morbido il polso fino all’ultimo istante, un po’ come fa, per esempio, Sam Querrey, uno che come potenza ed efficacia della battuta non scherza affatto. Vediamo che fino al momento del rilascio del lancio di palla la testa della racchetta è ancora “penzolante” in avanti, e viene portata fino alla “trophy position” in lieve ritardo rispetto allo standard.
Come vediamo qui sopra, il movimento a colpire è perfetto, con l’attezzo slanciato di taglio verso la palla, e un’ottima pronazione finale del polso sull’avambraccio. Il mulinello, proprio per la postura morbida del polso, deve necessariamente essere rapidissimo, il che permette di ottenere ottime velocità, l’unico rischio è perdere continuità e percentuali se il ritmo non risulta più che preciso, ma per quello che ho visto Matteo ha un timing istintivo fantastico.
Personalmente, l’unica perplessità tecnica su un servizio comunque molto molto buono è quello che vediamo in due esempi qui sopra, ovvero un attimo di “surplace” con piatto corde rivolto in orizzontale verso l’alto (la cosiddetta “manata verso il cielo”), che rischia di far perdere ritmo allo swing. Ma come detto, Matteo compensa tranquillamente con la rapidità del mulinello, quindi se lui l’esecuzione la sente così, e gli escono delle belle botte intorno ai 200 kmh, si rientra nei personalismi e nelle caratteristiche individuali, non certo nei difetti.
In conclusione, un bel giocatore moderno, che spinge molto, regge bene lo scambio, ed è in grado di attaccare non appena ne ha la possibilità. Coach Santopadre, con cui ho fatto una chiacchierata dopo l’allenamento, mi ha detto che secondo lui ci sono margini di miglioramento in particolare riguardo all’imprevedibilità e alla varietà nel servizio, e all’aggressività a tutto campo in generale. Sono naturalmente d’accordo, e per la mia esperienza, e per quello che ho potuto verificare di persona, una carriera di alto livello professionistico è assolutamente alla portata dell’azzurro, che dovrà fare tesoro anche di esperienze preziose come la partecipazione a uno Slam.
Forza Matteo, siamo solo all’inizio.