Next Gen: De Minaur, Kwon e le scommesse per il 2018
Dopo il bilancio annuale della Next Gen (qui i top e qui i flop), è il momento delle previsioni per la nuova stagione: particolarmente difficili per quanto riguarda i giovanissimi che, come si è detto più volte, hanno ciascuno il proprio tempo di avvicinamento e di maturazione nel circuito professionistico.
A due settimane dall’avvio della nuova stagione – che è anzitutto la stagione australiana – il primo nome su cui concentrare l’attenzione è certamente quello di Alex De Minaur. Il talento di Sydney, classe ’99 e n. 208 del ranking, si troverà per il secondo anno consecutivo nel tabellone principale degli Australian Open: nel 2017 grazie a una wild card “diretta”, nel 2018 grazie alla recente vittoria del torneo appositamente organizzato dalla federazione australiana. De Minaur, guardato a vista da Lleyton Hewitt, è il talento più brillante della nuova generazione australiana. Probabilmente superiore ad Akira Santillan, due anni più grande di lui, che al momento vanta un ranking migliore (n. 147) ma è interprete di un tennis diverso e più pesante, improntato allo schema dominante del “serve and forehand”. All’ultima edizione degli AO, De Minaur si era presentato al termine di un’annata brillante trascorsa in larga parte nel circuito Futures, che gli aveva consentito di avanzare nel ranking di oltre 1000 posizioni. Dopo Melbourne, le sue apparizioni nel circuito maggiore sono state tutt’altro che negative; così come quelle a livello Challenger, dove è mancato il titolo ma ha raggiunto due finali. Risultati che gli hanno regalato la 182esima posizione, la sua migliore classifica fino a oggi. La crescita di De Minaur è stata costante, soprattutto grazie al lavoro fatto a livello fisico che gli ha consentito di aggiungere pesantezza alla sua palla.
Dall’Australia alla Corea del sud, l’altro nome su cui puntare convinti è quello di Soon Woo Kwon, attualmente al suo best ranking, n. 168. Una posizione che il sudcoreano, che ha compiuto vent’anni all’inizio di dicembre, si è conquistato al termine di una stagione eccellente nel circuito Challenger (due finali e un titolo), in particolare sul cemento che è di fatto la sola superficie praticata da Kwon. Il che è probabilmente un limite, e sarà per questo interessante conoscere la sua programmazione del 2018. In ogni caso, chi lo ha osservato finora non può non essere rimasto ammirato dalle sue molteplici qualità: in particolare la difesa, che talvolta culmina in passanti splendidi e di estrema difficoltà, ma anche la scioltezza e la pulizia nell’esecuzione dei due fondamentali. C’è da migliorare molto sul servizio, soprattutto da sinistra, sia sulla prima palla (piuttosto monocorde) sia sulla seconda (insufficiente per il definitivo salto di qualità). All’inizio di dicembre Kwon, come De Minaur, si è conquistato un posto nel tabellone principale degli AO, vincendo la corrispondente competizione asiatica senza lasciare per strada neppure un set. Sarà la sua prima partecipazione in un torneo dello Slam.
Per il 2018 anche due scommesse, per così dire, “collettive”. Prima di tutto quella sulla scuola spagnola, nel cui ambito spicca Nicola Kuhn, l’unico di quella classe di età (2000) assieme a Auger-Aliassime, a essere riuscito a conquistare un titolo Challenger quest’anno. Come De Minaur, Kuhn si è trasferito da giovanissimo, insieme alla famiglia, in Spagna, dove ha deciso peraltro di prendere la nazionalità. La sua, rispetto ad altri della scuola spagnola, è stata una crescita più repentina, e più repentina è stata infatti anche la sua affermazione nel circuito professionistico. Da pochi mesi il talento nativo di Innsbruck è ritornato ad Alicante, dopo alcuni anni trascorsi nell’accademia di Juan Carlos Ferrero. Sul piano del gioco e dei movimenti, il suo tennis moderno è supportato da un notevole footwork, aspetto messo in luce da tutti gli addetti ai lavori, ma risente forse ancora di una certa passività e di una mancanza di aggressività in alcune fasi di gioco. Kuhn è però giovanissimo e pronto per togliersi soddisfazioni nella prossima stagione sul rosso. Altro nome su cui puntare è quello di Jaume Munar, classe ’97, n. 185 del ranking. Al contrario di Kuhn, la sua è stata una crescita graduale ma costante, che lo ha portato nel 2017 a conquistare il suo primo titolo Challenger, a Segovia nella finale disputata contro De Minaur. Da ultimo, Alejandro Davidovich Fokina, altro “acquisto” della Spagna, talento purissimo e con un’attitudine maggiore per le superfici dure. Quasi 400 le posizioni scalate nel ranking quest’anno, oltre alla vittoria del titolo di Wimbledon Juniores.
Attenzione anche alla crescita degli altri giovani tedeschi, alle spalle di Zverev. Su tutti Daniel Altmaier, 19 anni, tennista per certi versi atipico nel panorama della Next Gen. Dopo un ottimo avvio di stagione a livello Futures, Altmaier si è subito misurato con i circuiti superiori, raggiungendo a sorpresa i quarti di finale sull’erba di Antalya. Rovescio a una mano, spiccata sensibilità sotto rete, servizio già robusto e variegato, Altmaier si è guadagnato la stima e l’interesse di Boris Becker. Di due anni più giovane, classe 2000, Rudolf Molleker, nativo ucraino ma trasferitosi in Germania all’età di tre anni. Ancora totalmente impegnato a livello Futures, Molleker ha vissuto quest’anno un momento di notorietà al torneo di Amburgo dove, invitato dagli organizzatori a partecipare alle qualificazioni, le ha superate battendo Ruud e Leo Mayer, prima di cedere al primo turno, in due set, a Karen Khachanov.
Infine, i talenti su cui puntare con una certa cautela. È da tenere d’occhio il percorso di Benjamin Sigouin, altro talento allevato dal National Training Centre (NTC) di Montreal. Per il 18enne di Vancouver i risultati non sono ancora arrivati, e potrebbero apparire sconfortanti se paragonati a quelli di Auger-Aliassime e Shapovalov (il cui percorso è avvenuto però al di fuori del NTC). Il ragazzo, però, dice di non soffrire i paragoni, e intorno a lui si dicono tutti ampiamente convinti delle sue qualità. Sigouin è attualmente n. 794 del mondo. Occhi puntati anche su Lloyd Harris, per il momento l’unica speranza del tennis sudafricano, che quest’anno ha beneficiato dei fondi previsti dal Grand Slam Development Fund. Classe ’97, n. 289 del ranking, la sua è stata una grande stagione, nella quale ha fatto incetta di punti a livello Challenger (non è arrivato però nessun titolo) e battuto un top 100, Sugita, nel torneo di Kyoto.