Sharapova: “Penso che non vorrei tutto questo per mio figlio”
La vendetta è un piatto che va servito freddo. Simona Halep l’ha servito tiepido a Maria Sharapova, che appena un mese fa aveva illuminato la notte newyorchese battendo la n.2 del mondo. A Pechino tutto si è rovesciato, in barba ai precedenti che volevano la rumena sempre sconfitta: la favorita per classifica – Halep – ha lasciato soltanto quattro game a Sharapova, outsider di lusso che dal suo rientro in campo ha collezionato alcune soddisfazioni effimere e poche vittorie su cui costruire davvero il futuro dei prossimi mesi.
In conferenza stampa, piuttosto serena, Maria Sharapova si è espressa in questi termini. “Prima di tutto credo che lei abbia giocato un match incredibile, probabilmente il migliore che abbia giocato contro di me. Non sono stata abbastanza pronta, non sentivo al meglio la palla e non mi sono mossa come di solito ho fatto contro di lei. Lei ha colpito in modo molto consistente e solido, senza commettere errori e con percentuali molto alte a servizio. Ha fatto tutto quello che doveva fare“. Proprio sul servizio si è concentrata la sua analisi: “Penso che le sue percentuali a servizio siano state superiori al 70%. Non ho visto le statistiche ma è questa la mia sensazione. Il motivo per cui ne sono convinta è che non sono riuscita a fare molto sulla sua seconda di servizio. Magari ri-analizzando la registrazione del match cambierò prospettiva, ma al momento credo la ragione sia questa“. Per Maria è stato un “fattore”, e c’è da essere d’accordo con lei considerando quanto di solito ottenga in risposta.
Dopo aver confermato che tornerà in campo a Tianjin la prossima settimana per il torneo di categoria International, Masha ha abbandonato il tema dell’incontro malamente perso e si è concentrata sulla sua carriera, sul suo essere tennista in generale. Il suo momento non felicissimo dipende anche dai risultati che non arrivano? “Siamo tutti legati ai risultati perché pratichiamo uno sport e nello sport funziona così. Ovviamente i risultati contano e conta il modo in cui vai avanti dopo una partita vinta o persa, quello che impari e che ti porti dietro. Io cerco sempre di trovare la strategia per volgere la situazione a mio favore, mi piace questo aspetto“. C’è però anche la frustrazione, quando all’impegno profuso non corrisponde un adeguato compenso nella casella dei punti WTA.
“Per essere una tennista devi fare più che un buon lavoro. Nessuno che sia qui non fa un buon lavoro, il livello è molto alto. Dipende molto dal fisico e dalla mente. Lavorare duro non basta, forse era sufficiente – non so quanti – anni fa ma oggi non è più l’unico fattore. Ci sono momenti fantastici e momenti difficili. Molte volte capita di uscire dal campo e pensare “non vorrei tutto questo per mio figlio”. La sensazione non è piacevole. Lavori tantissimo, ci dedichi gran parte del tuo tempo, hai molte persone attorno a te che ti aiutano e a volte semplicemente le cose non vanno secondo i piani. Così inizi a porti delle domande. Ma se continui ad andare avanti e lottare la soddisfazione sarà incredibile. Non ha a che fare con i montepremi o con i trofei, è qualcosa di interiore. Lo sport dà a chi lo pratica qualcosa di difficilmente replicabile. Penso sia la cosa che lo rende così grande“.
"I wasn't as sharp. @Simona_Halep was consistently solid"@MariaSharapova reflects on @ChinaOpen exit. pic.twitter.com/AsjMg1CoJa
— WTA (@WTA) October 4, 2017
Nel frattempo si rincorrono le voci sulla partecipazione di Maria Sharapova alla Kremlin Cup, il WTA Premier di Mosca che concluderà la stagione 2017. Che una giocatrice russa – diciamo anche LA giocatrice russa – possa ricevere una wild card in uno dei due tornei di casa non è in effetti ipotesi così remota, e anzi stupisce il fatto che non sia ancora arrivata l’ufficialità. Si tratta probabilmente di una questione delicata essendo il torneo moscovita l’ultimo a concedere punti pesanti (470) per la qualificazione a Singapore e Zhuhai: le quattro WC previste (due libere e due riservate a giocatrici top 20 a fine 2016) potrebbero quindi essere oggetto di diverse richieste. Pensiamo soprattutto a Caroline Garcia, che non è iscritta al torneo ma potrebbe aver bisogno di disputarlo per continuare la sua rincorsa a Johanna Konta.
Per il momento sia l’agente di Sharapova, Max Eisenbud, che il direttore del torneo russo Aleksey Selivanenko (che ricopre anche l’incarico di vice-presidente della federazione russa) hanno confermato come già dal post-US Open Masha abbia manifestato interesse per prendere parte alla manifestazione al via il 16 ottobre. La siberiana non disputa la Kremlin Cup dal 2007 e in tre edizioni giocate ha vinto appena due partite.