US Open: favola del Potro come otto anni fa, fuori Federer!
da New York, il nostro inviato
[24] J.M. del Potro b. [3] R. Federer 7-5 3-6 7-6(8) 6-4
Hanno dovuto attendere fino a pochi minuti prima delle 21 gli spettatori dell’Arthur Ashe Stadium prima di poter salutare i protagonisti del match-clou della giornata: Federer come previsto vincitore facile all’applausometro, ma gran supporto pure per l’argentino, anche se nulla a che vedere con il Grandstand-bombonera di due giorni prima.
Dopo essere stato sull’orlo del ritiro 48 ore prima contro Thiem, del Potro rinasce e mette a segno la sorpresa del torneo, se non quella dell’estate, superando in quattro set un Federer in crescita di condizione ma che ha sciupato troppe occasioni per poter uscire indenne da un impegno così probante.
I due rivali sembrano in ottime condizioni fisiche, nessun problema apparente alla schiena per Federer, niente sintomi di influenza per del Potro. I primi game filano via tranquilli, ligi allo scontato copione della ricerca dei rispettivi rovesci. È Federer che prova l’allungo sui rettilinei (uno 0-30 ed un 15-30 nei game di risposta), ma qualche diritto scentrato di troppo ed una disinvolta propensione al drop-shot lo frenano. Sul 5-5 sale dalla piccionaia il primo coro “Delpoooo, Delpoooo” degli argentini, che propizia il break per Juan Martin grazie a due diritti supersonici: l’unica palla break risulta fatale allo svizzero, che paga un gap importante nella percentuale di prime palle (54% contro 78%).
Federer prova a cambiare qualcosa, cercando più spesso la via della rete: una SABR gli dà la prima palla break, sull’1-0, ma una risposta scentrata su una seconda lo tradisce. Cambia qualcosa anche nella direzione degli scambi, provando a sfidare del Potro sul suo diritto, ed in men che non si dica ottiene il break a zero per il 3-1, anche perché la prima dell’argentino comincia a fare cilecca un po’ più spesso. Il secondo set se ne va senza altri scossoni, con Federer che cede solo tre punti nei successivi turni di battuta.
L’inerzia sembra decisamente dalla parte dello svizzero, ma all’inizio del terzo set, ancora prima che gli spettatori dei box a bordo campo abbiano fatto in tempo a rabboccare i calici di Moet&Chandon (in vendita a $25 al bicchiere), Federer si imbarca in quattro errori gratuiti (compreso il doppio fallo conclusivo) per cedere subito il servizio. Un serve and volley provvidenziale cancella la palla del 4-0 per del Potro, ma nei game di risposta le sue discese a rete, ora più frequenti, arrivano dietro a colpi troppo corti ed i passanti dell’argentino, anche con il rovescio, sono puntuali.
Sul 4-2 30-30 uno scambio mozzafiato condotto magistralmente da Federer, alternando diritti incrociati e rovesci slice, regala la palla del controbreak sulla quale del Potro commette un letale doppio fallo (il secondo del suo match). Si arriva veloci al tie-break nel quale Federer è sempre in vantaggio: 2-0, 4-2, 6-4 con due set point, che del Potro annulla con una risposta profondissima ed un servizio vincente. Un altro sanguinoso doppio fallo dell’argentino concede la terza palla set a Federer che però la sciupa con un rovescio lungo dopo che il suo serve and volley era stato disturbato da uno spettatore. Sull’8-7 c’è la quarta chance per l’elvetico di portare a casa il set, ma viene cancellata da un diritto di del Potro, il quale si procura a sua volta un set point, che converte subito con una bella risposta di rovescio su un serve and volley un po’ avventato di Federer.
Dopo due ore e un quarto del Potro è avanti due set a uno ed il suo avversario è furente: non sembra riuscire a trovare la chiave degli scambi, tanto che finisce per andare diritto sulle armi migliori dell’argentino e ad infilarsi da solo con serve and volley mal congegnati. Il DJ dell’Arthur Ashe aizza la numerosa rappresentativa biancoceleste in tribuna con “Seven Nation Army” di White Stripes. Sul 2-2 la svolta che nessuno vede arrivare: un Federer pasticcione si ritrova sotto 15-40, salva le due palle break condendole con il primo ruggito della serata, ma commette ‘harakiri’ con uno smash in rete e facendosi infilare da una risposta di rovescio incrociata.
Per la prima volta da tempo immemorabile il tifo non è tutto dalla parte di Federer. Quando Juan Martin serve per il match la tensione è alle stelle: dal 30-0 si va al 30-30, quando lo svizzero per troppa foga sbaglia una volée sulla rete non facilissima ma, per lui, nemmeno impossibile. Sul punto seguente il diritto di del Potro chiude la sfida dopo 2 ore e 52 minuti con il risultato più sorprendente che nega al popolo del tennis il Fedal che tanto chiedeva e che assicura a Nadal la permanenza al n.1 del ranking.