US Open: due persone a guardia di 70 mila palline gialle
Non vedono nessuna partita. Non parlano con i giocatori. Passano tutto il giorno in una stanza senza finestra. Eppure sono presenti all’US Open 2017 tutti i giorni, e dettaglio ancora più importante: senza di loro il torneo non potrebbe svolgersi. Sono i guardiani delle palline!
Si chiamano Carl e Kumar e vengono entrambi da New York City. Il primo ha trent’anni e soffre di un disturbo ossessivo compulsivo, il che lo rende estremamente ordinato quando si tratta di organizzare le palline nelle sacche da distribuire ai giudici di gara; il secondo oltre a questo lavoro ne ha un altro, tre sere a settimana, in un grande magazzino d’abbigliamento. L’ufficio dove lavorano, e sono conservate le palline, è una grande stanza – senza finestre e tanto meno televisione per vedere i match – situata sotto l’Arthur Ashe Stadium (nella sede precedente sotto lo stadio Armstrong, almeno la televisione c’era), così che per capire se piove o c’è il sole, osservano se i giudici di gara indossano o meno le giacche a vento.
Il loro turno inizia la mattina alle 8 e la postazione non può essere mai lasciata vuota, uno dei due deve essere sempre presente. Il compito che svolgono è relativamente semplice: devono far trovare le palline giuste al posto giusto per i vari giudici di gara che all’inizio di ogni match si presentano per ritirare i tubi di palline richieste il giorno precedente. Carl preferisce far trovare ai giudici le borse già pronte al ritiro – a causa del suo disturbo, infatti, odia il disordine -, mentre Kumar fa sistemare le borse direttamente ai giudici: “Il mio sistema è questo: metto i tubi di palline per gli uomini alla mia destra e quelli per le donne alla mia sinistra. Poi glielo dico e mi affido che sappiano da soli quali prendere“. Vengono date minimo otto palline – per i match junior e i doppi -, sedici per i singoli maschili, mentre per tutti gli altri match ne vengono distribuite dieci.
Fino ad adesso il loro lavoro è stato impeccabile, o quasi. Solo una volta un altro giudice di gara, durante un match disputato sul campo principale, si è presentato a loro con il fiato corto, perché avevano preso quelle sbagliate. A fine partita poi, sono gli stessi giudici a riportare indietro le borse con le palline, che vengono sistemate in una grande scatola con su scritto: palline d’allenamento. Le stesse verrano poi divise tra palline usate da uomini o donne. Le palline in più che si trovano in tubi aperti, diventeranno match balls e saranno vendute o messe a disposizione per essere firmate – e poi lanciate – a fine partita dai giocatori stessi.
Sembra tutto molto semplice no? Forse. Sicuramente la responsabilità è immensa! Immaginatevi un torneo senza palline?