Shapovalov e i paragoni con i grandi del passato

NEW YORK – In un singolare maschile degli US Open 2017 purtroppo ricco di defezioni molto importanti – avvenute anche a sorteggio già effettuato – si stenta a trovare personaggi da raccontare al grande pubblico. Indubbiamente, se non giocano le uniche due vere star in gara, Federer e Nadal, finiti nella stessa parte di tabellone, c’è poco da raccontare. Il problema lo si è avvertito maggiormente nelle giornate nelle quali era programmata la metà bassa del tabellone, nella quale il giocatore con il miglior ranking ancora in gara, sin dagli ottavi, è stato Pablo Carreno Busta, 19 ATP.

Nella parte inferiore del tabellone il giocatore più affascinante rimasto in gara sino a domenica – sensazione confermata sfogliando quotidianamente la rassegna stampa degli US Open – è stato Denis Shapovalov, fatto oggetto di vari approfondimenti dai parte dei media statunitensi. Il canadese di origine russa, nato a Tel Aviv il 15 aprile 1999, battendo Edmund al terzo turno è diventato il più giovane a raggiungere gli ottavi di finale agli US Open da Chang nel 1989 e in uno Slam da Safin nel 1998 (Roland Garros). Come accade sempre a chi sembra avere le stimmate del campione, si è subito scatenato tra addetti ai lavori e pubblico il classico gioco di capire a quale grande campione del passato potesse somigliare.

Uno dei nomi più gettonati in questa particolare classifica, è stato quello di Lleyton Hewitt, non per similitudini tecniche, ma per il look molto simile (analogo taglio dei capelli biondi in entrambi, cappellino indossato mettendo la visiera all’indietro). L’ex numero 1 del mondo Mats Wilander, attuale commentatore di Eurosport, non si è preoccupato di sparare alto: secondo lui, il tennis del giovane canadese è un mix ben riuscito di quello di Federer e Nadal e il canadese ha un futuro radioso innanzi a lui.

Brad Gilbert, ex numero 4 al mondo e coach tra gli altri di Andre Agassi, ha espresso pubblicamente il suo parere a riguardo e ha detto che Denis gli ricorda John McEnroe, in particolare nel servizio mancino dell’ ex numero 1 newyorkese, per gli angoli stretti e l’effetto insidioso che entrambi sanno imprimere, sebbene – ricorda lo stesso Gilbert – i movimenti di preparazione al fondamentale tra i due siano molto differenti. L’ex tennista e coach ha anche aggiunto di vedere molti margini di miglioramento nel dritto di Shapovalov che, a suo modo di vedere, diverrà il migliore al mondo.

Venendo a paragoni più inerenti ai giorni nostri, Darren Cahill, attuale coach della Halep ed ex collaboratore di Hewitt e Agassi, assimila invece il rovescio ad una mano di Shapovalov a quello di Stan Wawrinka, per il quale, a suo modesto parere, lo ricorda, non tanto per la potenza che lo svizzero riesce a dare alla palla grazie alla parte superiore del corpo, quanto per le simili flessibilità e velocità che riescono a imprimere alla racchetta. Ad altri invece, Denis, quando soffia sulle dita dopo aver effettuato un vincente, ricorda un mito tennistico che faceva lo stesso gesto, un certo Bjorn Borg.

Un altro rituale seguito da Denis quando sta per servire a molti ha fatto venire in mente un paragone con un altro ex numero 1, Boris Becker: il tedesco però, prima di farlo, trovava la concentrazione mandando con la racchetta la pallina avanti e dietro la linea di fondocampo, il canadese, invece, ha un rituale che prevede il lancio della pallina tra le gambe. L’analogia con “Bum Bum” per molti è anche nell’energia giovanile che Shapovalov trasmette quando è in campo, particolare che emerge specialmente quando salta per eseguire i suoi colpi.

Anche per l’importante editorialista di Tennis.com, Steve Tignor, Denis ha anche qualcosa di colui che è il suo idolo tennistico, Roger Federer, sebbene non concordi con il parere di molti che vedono nel dritto del canadese similitudini con quello dello svizzero. Per il giornalista statunitense, in questo fondamentale Shapovalov ricorda, per come al momento dell’impatto con la pallina le sue spalle siano parallele e la racchetta alta, molto più Davydenko e Verdasco. Piuttosto, per i tratti caratteriali, ricorda il giovane Nadal – sempre secondo Tignor- : Denis, come il Rafa giovanile, ha fiducia nei propri mezzi, ma non arroganza, è interessato a diventare un campione ma non a divenire una celebrità dello star-system. Questi tratti, assieme alla pazienza e alla positività negli atteggiamenti mostrati in campo e al contempo alla dirompente energia adrenalica – mostrata anche nei campi di cambio, durante i quali Shapovalov, come il campione maiorchino, quando si siede fa saltellare su e giù le gambe – ricordano non poco Nadal, tra l’altro, particolare certamente non secondario, mancino come lui.

Ancora è troppo presto, come si è visto contro Carreno Busta, per sapere chi avrà avuto ragione: l’unica certezza è che il tennis è fortunato ad avere un nuovo giovane tennista con le stimmate, caratteriali e tecniche, del campione.