US Open: a Lorenzi non basta il solito cuore, passa Anderson

da New York, il nostro inviato

[28] K. Anderson b. P. Lorenzi 6-4 6-3 6-7(4) 6-4


Non riesce a Paolo Lorenzi ​l’impresa​ di diventare il primo italiano a qualificarsi ai quarti degli US Open da quando ​ lo Slam statunitense si disputa a Flushing Meadows​, ma il numero 2 italiano esce comunque dal campo a testa alta. L’azzurro affrontava uno dei giocatori più “caldi” del circuito, un tennista che in questo torneo non aveva ancora perso il servizio nelle tre precedenti partite, costringendolo a dare il meglio di un potenziale tennistico che ha portato in passato il sudafricano nella top ten. Bravissimo Paolo a non mollare dopo i primi due set, durante i quali era stato sovrastato dalla potenza del servizio e del dritto di Anderson, ad attendere con pazienza e tenacia che l’avversario calasse, per potersi giocare le proprie carte, raggiungendo in tal senso l’obiettivo. Lorenzi ha infatti allungato la partita al quarto, parziale nel quale si è trovato – giocando benissimo in quello spezzone di match – avanti anche di un break. Purtroppo a quel punto si è spenta la luce per l’italiano, tornato a subire la maggiore potenza del sudafricano, che dopo 2 ore e 58 minuti, ha guadagnato i secondi quarti di finale a New York (e in generale nei Majors), dopo quelli raggiunti nel 2015. Vanno comunque fatti tanti complimenti a Paolo, in questo US Open capace di essere il tennista più anziano dell’era Open a raggiungere per la prima volta gli ottavi di finale: una bellissima testimonianza di quanto e bene abbia lavorato in questi anni per meritare appieno soddisfazioni come questa.

Non era del resto minimamente facile il compito che attendeva Paolo: Kevin Anderson, 32 ATP (ma nella top 10 meno di due anni fa, prima che una serie di problemi fisici nel 2016 lo fermasse per 4 mesi, facendolo scendere sino alla 77°posizione del ranking), era reduce da un’ottima estate sul cemento nord americano, nella quale aveva raggiunto la finale all’ATP 500 di Washington e i quarti di finale al Masters 1000 di Montreal. Che il sudafricano fosse in un buon periodo di forma, lo dimostrava inequivocabilmente il rendimento in questi suoi US Open, col suo miglior fondamentale, il servizio, mai perso in 43 turni di servizio, durante i quali aveva salvato 14 palle break. Non aiutava ad avere molte speranze nemmeno il bilancio dei precedenti: nelle tre volte, delle quali due sul cemento, che si erano affrontati, Paolo aveva raccolto solo un set. Si gioca sulla versione ​ del Louis Armstrong​ allestita temporaneamemte ​per questa edizione, montata a fianco al sito dove nel 2018 verrà inaugurato il nuovo secondo campo di Flushing Meadows, ​che sarà ​ munito di tetto capace di far giocare anche in caso di pioggia. Proprio una leggera pioggia, ha rallentato il programma sui campi secondari, ma quando, poco dopo le 17, entrano in campo Paolo e Kevin, il cielo è praticamente sgombro da nuvole.

Si gioca molto poco sul servizio di Anderson e Lorenzi lo capisce sin dal primo game, nel quale il sudafricano spara tre ace. Kevin in 5 turni di battuta concede solo 2 punti, anche Paolo fa arrivare Anderson solo una volta a 30. Nel decimo gioco però, quando l’azzurro è chiamato a servire per rimanere nel set, il sudafricano si fa più aggressivo e preciso col dritto e Paolo sbaglia qualcosina in più. Proprio con questo fondamentale il sudafricano ottiene un primo set point, annullato dal toscano con un servizio vincente. Paolo sale ad un punto dal 5-5, ma una sciagurata sequenza di due doppi falli, i primi del suo incontro, regalano la seconda palla set ad Anderson, che ancora col dritto fa male, portando a casa il primo set per 6-4 dopo 35 minuti di partita. Il secondo ​ parziale ripete lo stesso copione del primo. Paolo non riesce a giocare sul servizio del sudafricano, non legge nemmeno le traiettorie della seconda di servizio e così ogni piccolo calo dell’ azzurro risulta fatale: questa volta accade nel sesto gioco. Paolo si trova sul 30-15, commette un doppio fallo che fa rientrare nel game Anderson, che non se lo fa ripetere due volte e con due grandi dritti ottiene il break che si rivela decisivo. Con questi chiari di luna, il set è perso in quegli istanti e difatti, dopo un’ora e 14 minuti, ancora con un bel dritto, Anderson conquista col punteggio di 6-3 il secondo parziale. Abbiamo la fortuna di poter seguire la partita nelle vicinanze del coach di Paolo, Claudio Galoppini, una persona perbene, oltre che ottimo tecnico. Alla fime del secondo set, analizza come Paolo non riesca questa sera a giocare neanche sulla seconda palla di Anderson e che quest’ ultimo stia giocando molto bene, anticipando molto e non dando tempo al suo giocatore di fare nulla. In effetti, i numeri della partita alla fine del secondo parziale sono impietosi: Paolo ha conquistato solo 4 punti quando era in risposta (e uno di essi era doppio fallo) e Anderson ha conquistato effettivamente il 91% dei punti giocati con la seconda.

Quando inizia il terzo set, si accendono le luci dei riflettori del Louis Armstrong e, in fondo, anche nel tennis di Lorenzi. Sentiamo Galoppini dire che, se potesse, suggerirebbe a Paolo​ di stare un po’ più dietro sulla seconda dell’ avversario e di chiudere le traiettorie esterne. Lorenzi, in ogni caso, fa piccoli progressi nei primi suoi due turni di risposta, nei quali conquista due punti. Sono i prodromi del primo break per l’italiano: nel sesto gioco, infatti, Paolo arriva sul 30 pari e, prima si guadagna ​la prima palla break dell’ incontro inducendo all’errore Anderson, poi​ la trasforma con un bel passante di dritto. Purtroppo non vi è il tempo di esultare, che subito l’ex top ten rientra in partita: nel​ gioco successivo, Paolo sul 40-15 commette un doppio fallo molto pesante, del quale Anderson approfitta per rimontare. Sul 40 pari, un infinito scambio da fondocampo vede il toscano affossare in rete il suo rovescio. Basta una sola palla break al sudafricano, che esulta molto quando con il dritto effettua il controbreak. Si arriva al tie-break, preceduto dall’ultimo brivido nell’undicesimo gioco, quando, sul 15-30,​ Paolo si salva da uno scambio lungo e duro, durante il quale in molti frangenti si è salvato in difesa con bravura, portando poi il game a casa. Il gioco decisivo premia Paolo, che ormai riesce a leggere meglio il servizio dell’ avversario, costringendolo a scambiare di più: Anderson commette diversi errori coi fondamentali da fondocampo e, seppur sul 5-2 commetta un doppio fallo da brividi, è bravo a riallontanare il sudafricano con un bel passante. Sul 6-4 Lorenzi nel tie-break, l’ex 10 ATP mette il dritto in corridoio, consegnando il set a Lorenzi, capace di vincerlo nonostante un misero 47% di prime in campo ​ ​ (ma con il 94% di punti vinti quando gli entrava la prima).

Il quarto set inizia ​ bene ​ per le sorti azzurre, seguendo l’inerzia con la quale si era chiuso il terzo: Paolo risponde spesso al servizio di Anderson, che appare stanco e nervoso per come sia migliorato il rendimento del suo avversario. Nel quinto gioco, come diretta conseguenza, arriva il secondo break della partita per Lorenzi, che sul 30 pari si produce in una gran risposta che induce all’errore Anderson, il quale, in piena confusione ​,​ regala un doppio fallo. ​ ​ Purtroppo, però, come accaduto nel terzo set, subito arriva il controbreak: Anderson torna a spingere, sul 30 pari il toscano affossa il rovescio in rete e sul punto successivo un nastro “sudafricano” manda fuori tempo Lorenzi, portando il punteggio sul 3 pari. Nell’ottavo gioco Paolo si trova per la prima volta sull’orlo del baratro: tre errori gli costano tre palle break consecutive che ​,​ qualora convertite ​,​ manderebbero Anderson a servire per il match. Paolo le annulla splendidamente tutte e tre, la seconda in particolare con un meraviglioso rovescio stretto​ incrociato ​, a chiusura​ di un lunghissimo scambio. ​La resa, purtroppo, è però solo rimandata a due giochi dopo: con il toscano chiamato a servire sul 4-5 per rimanere nel match, Anderson gioca a braccio sciolto ed è di nuovo ​molto aggressivo. La stanchezza accumulata si fa sentire per Paolo, che non è più aggressivo: sullo 0-40 col rovescio affossa in rete la pallina, consentendo ad Anderson di arrivare ai quarti, dove affronterà il vincente della sfida tra Querrey e Misha Zverev.