Un vergognoso Fognini “salvato” dagli exploit di Fabbiano e Lorenzi
NEW YORK – Morto un papa se ne fa un altro? Due anni fa Fabio Fognini, rimontando un handicap di due set a zero a Rafa Nadal, aveva raggiunto gli ottavi all’US Open. Oggi sappiamo già che avremo un altro italiano in ottavi. Come anche nel 2005 quando Davide Sanguinetti batté il thailandese Srichaphan (ricordo benissimo quel match sull’Armstrong: fu straordinariamente spettacolare, super-emozionante, Davide fu fantastico).
UN ITALIANO IN OTTAVI A NEW YORK
Due giocatori italiani assolutamente diversi da Fabio, come tennis, carattere, spirito di sacrificio, talento ed educazione si affronteranno al terzo turno di questo US Open. Uno si chiama Paolo Lorenzi ed è additato ad esempio da tutti i giocatori italiani che gli riconoscono simpatia, intelligenza, grande attitudine al lavoro. Ha battuto in 4 set il lussemburghese Gilles Muller n.23 del mondo, testa di serie n.13 nonché giustiziere di Rafa Nadal all’ultimo Wimbledon. L’altro si chiama Thomas Fabbiano, ragazzo umile e determinato come pochi a dispetto di un fisico apparentemente fuorigioco nel tennis dei giganti e che non aveva mai superato un turno in uno Slam, ma adesso (battuto per la terza volta l’australiano Thompson dopo l’altro aussie Smith) ne ha superati due.
IL FOGNINI FURIOSO. MULTA IN ARRIVO?
È accaduto, per l’appunto, nel giorno in cui il su ricordato Fabio Fognini è stato nettamente battuto da Stefano Travaglia (6-0 al quarto) e ha trovato ancora una volta modo di distinguersi per la sua innata maleducazione pronunciando parolacce irripetibili andate in onda su Eurosport, sentite da decine di migliaia di telespettatori e registrate anche da un video che potete guardare qui su Ubitennis. Erano insulti pesantissimi, vergognosi, riferiti a una donna. Il fatto che l’arbitro del match, disputato sul campo n.11 sprovvisto di “Falco”, fosse proprio una donna, Louise Engzell, vecchia conoscenza degli appassionati di tennis, aggiunto al fatto che Fognini a fine partita abbia ritenuto coerentemente di non doverle stringere la mano, ha fatto ritenere ai più che quei “complimenti” fossero indirizzati alla ragazza svedese. Ma queste al momento sarebbero solo illazioni. In conferenza stampa Fognini ha preferito evitare di rispondere sull’argomento evitando ogni commento sull’arbitraggio e nessuno – fra coloro con i quali parla – gli ha chiesto con chi ce l’avesse e perché non avesse stretto la mano all’arbitro. Certo non toccava chiederlo al capufficio stampa della FIT. Ma sarei sorpreso se non gli arrivasse una meritatissima multa.
NICK KYRGIOS, IL DEGNO COMPARE DI FOGNINI. E ROGER RINGRAZIA
In quegli stessi minuti si arrendeva anche – è proprio il caso di dire – anche Nick Kyrgios n.17, e come Fognini (n.26 con Travaglia n.144) con un connazionale messo molto peggio, Millman n.235. Kyrgios spaccava una racchetta che non riusciva nemmeno a rinfoderare nella borsa, tanto era piegata in due, non senza esserci beccato warning per eloquio scurrile, degno compare di Fognini cui per certi versi indubbiamente assomiglia. È solo molto più giovane, e direi pure più talentuoso, ma cambierà mai? Certo la sconfitta di Kyrgios è una discreta notizia per Roger Federer che avrebbe potuto trovarselo di fronte negli ottavi. Kyrgios, un po’ come Fognini, trova il modo di motivarsi al massimo se l’avversario è di grande nome, e il campo un centrale. Altrimenti si arrende facilmente. Fabio non è cambiato neppure dopo il matrimonio, Kyrgios neppure dopo essere stato lasciato da Ajla Tomljanovic. Ma come Fognini fuori dal campo talvolta è simpatico, onesto… come quando oggi ha detto: “Il mio allenatore è molto bravo, meriterebbe un giocatore migliore di me”. Fossi nel suo allenatore, Sebastien Grosjean, non starei tanto tranquillo sulla riconferma, però.
“QUEI BRAVI RAGAZZI”…
Dicevo sopra di quanto siano davvero bravi ragazzi Paolo Lorenzi e Thomas Fabbiano. Beh, Stefano Travaglia, non è loro da meno. Sulle vicende davvero sfortunate che hanno accompagnato gran parte della sua carriera abbiamo scritto più volte e se avrete la pazienza di cliccare qui, chi non ne sa nulla scoprirà. Ma il fatto stesso che già intorno ai 18 anni lui cercasse di diventare un giocatore vero sobbarcandosi pesanti trasferte in Sud America, anziché cercare punticini più comodi nei tornei di casa e dintorni, la dice lunga sulla sua serietà e determinazione. Come quando oggi dice: “Se ho la classifica per giocare le qualificazioni di uno Slam o disputare un challenger non ho dubbi… scelgo il torneo importante. Vincendo il challenger di Ostrava ho fatto quel salto in avanti in classifica che mi ha permesso di entrare nelle quali”.
La cronaca delle singole partite disputate dai tennisti italiani la trovate qui. Io posso solo aggiungere, con soddisfazione, che era l’ora che qualche tennista italiano infilasse un corridoio giusto. Sembrava che toccasse soltanto ai tennisti di altri Paesi. Centrare un ottavo in uno Slam – vedi il caso di Sanguinetti – è comunque un risultato memorabile e che tocchi a Lorenzi oppure a Fabbiano resterà negli annali. Senza porre limiti alla Provvidenza non è poi detto che il vincitore si fermi lì: in quel settore è saltato Sascha Zverev che non ha giocato quest’anno negli Slam come nei Masters 1000 (3 turno all’Aus Open, 1 T a Parigi, 4 T a Wimbledon, 2 T qui) ed è stato battuto per la seconda volta da Borna Coric (la prima a Cincinnati 2 anni fa, 7-6 al terzo) in quattro set dopo aver mancato tre setpoint consecutivi sul 6-5 0-40 per andare al quinto.
Contro il vincente fra Lorenzi e Fabbiano arriverà il vincente di Anderson-Coric. Forti per carità, ma in ottavi che puoi sperare di trovare di molto più debole? Stesso discorso si può fare per il secondo turno raggiunto da Travaglia, che troverà al secondo turno il serbo Troicki (che del nostro azzurro non si ricorda proprio) che n.51 ATP a 31 anni non è più il giocatore che era tempo fa. Insomma, questo Travaglia in fiducia, tre match vinti nelle quali senza perdere un set e capace contro Fognini di giocare senza complessi e di conquistare punti importanti anche con il colpo più debole (due rovesci vincenti hanno annullato due dei tre setpoint avuti da Fognini nel secondo set: avrebbero potuto cambiare il corso del match e l’atteggiamento di Fognini, se trasformati), contro Troicki può giocarsela tranquillamente prima di pensare, eventualmente, al vincitore di Berdych-Dolgopolov (del quale vi raccomando il polemico attacco raccolto su Ubitennis dal nostro Bruno Morobianco).
L’ECATOMBE DELLE TESTE DI SERIE
Non chiedetemi di riassumere quanto accaduto in 87 match, quanti quelli giocati nella terza giornata dell’US Open. Con un’ecatombe di teste di serie, 6 uomini e 6 donne. Eccone l’elenco.
Uomini
[4] A. Zverev da Coric
[8] Tsonga da Shapovalov
[14] Kyrgios da Millman
[22] Fognini da Travaglia
[26] Gasquet da L. Mayer
[27] Cuevas da Dzumhur
Donne
[5] Wozniacki da Makarova
[11] Cibulkova da Stephens
[14] Mladenovic da Niculescu
[22] Peng da Vekic
[26] Kontaveit da Safarova
[29] Lucic-Baroni da Suarez Navarro
Cui dobbiamo aggiungere le teste di serie saltate nei giorni scorsi:
J. Thompson b. [13] J. Sock 6-2, 7-6(12) 1-6 5-7 6-4
Y.H. Lu b. [25] K. Khachanov 4-6 6-2 6-3 6-3
M. Kukushkin b. [21] D. Ferrer 4-6 6-3 6-2 6-1
K. Edmund b. [32] R. Haase 6-3 7-5 6-3
E fra le donne [28] Tsurenko da Wickmayer
Certo è che la parte bassa del tabellone maschile, dopo l’uscita di scena della testa di serie più alta, Zverev n.4 – a seguito del tardivo forfait di Murray – e del “padre stanco” Jo-Wilfried Tsonga (dacché è diventato papà non vince più e… ha solo 32 anni, mica tutti sono Federer!), sembra rendere ancora più sbilanciato il tabellone. Scherzando si commentava con Vanni Gibertini: e se si avesse alla fine una semifinale tutta croata, Cilic (al momento il candidato più probabile alla finale) e Coric? Te l’immagini l’audience tv negli Stati Uniti? Ecco perché qui fanno ormai il tifo per Isner e Querrey, che presidiano il terzo “quarto” del tabellone, il più alto – in tutti i sensi, i due assommano 4 metri e 10 cm d’altezza – della metà orfana dei grandi nomi. C’è peraltro questo ragazzino terribile del Canada, Shapovalov – è lui ad aver mandato a casa Tsonga – il più giovane diciottenne al terzo turno da 10 anni a questa parte: allora fu Donald Young, grande promessa mancata. Shapovalov ha decisamente più numeri di Young. Ma non è detto che batta Edmund al prossimo turno.
IL FLOP DELL’ITALDONNE E LE “OTTO PICCOLE INDIANE”
Abbiamo perso tre donne sue tre al primo turno, Schiavone per ultima dopo Vinci e Giorgi, ma per loro fortuna gli uomini le hanno riscattate. La storia si è invertita. Per anni sono state le donne a tenere alto il tricolore. Nel tabellone femminile è incredibile quel che sta succedendo… mentre Maria Sharapova continua ad avanzare, sia pur soffrendo per tre set con Babos. A differenza di Kyrgios e Fognini che sono capaci di perdere dando meno del 50 per cento delle loro possibilità, Sharapova dà sempre il 120 per cento. È una sostanziale differenza. Maria adesso ha un tabellone straordinario per arrivare in semifinale. Dalla sua parte, dopo che lei si è fatta strada da sola eliminando la n.2 Halep, hanno perso tutte le teste di serie, la 7 Konta, la 11 Cibulkova, la 21 Konjuh, la 22 Peng, la 32 Davis e sono rimaste “in vita” soltanto la 16 Sevastova e la 30 Goerges. Insomma, basta che Maria giochi anche non benissimo come ha fatto finora – sempre tanti gli errori – e l’approdo alla semifinale pare garantito. Al prossimo round ha la giovane Kenin, americana di Russia come lei, una storia non troppo diversa all’inizio. Non credo che possa perdere. Intanto come in quel film – cos’era, “I dieci piccoli indiani”? – una a una scompaiono diverse di quelle otto pretendenti al titolo di n.1 del mondo: è saltata fra loro Wozniacki, finalista in sei tornei (sempre persi quando doveva vincere…) e battuta da Makarova che è un tipo che le favorite non vorrebbero mai incontrare perché quando meno te l’aspetti ti batte. È successo perfino a Serena Williams ad uno Australian Open, e alle due di notte mi rifiuto di andare a cercarmi a chi altro sia toccato lo stesso destino. Signori perdo l’ultimo autobus per tornare a Manhattan, e nel giorno del mio compleanno, francamente di dormire a Flushing Meadows non me la sento. Amore per il tennis e per il giornalismo tanto, ma alla pazzia c’è un limite.