Rogers Cup Montreal, interviste: comincia la sfida Roger-Rafa
Nel calduccio della sala interviste, al riparo dall’insolito freddino calato su Montreal dopo le piogge degli ultimi giorni (18 gradi a mezzogiorno e vento sostenuto), le star della Rogers Cup maschile 2017 si sono succedute nella giornata di domenica davanti ai reporter in un’atmosfera decisamente più formale di quanto non accada solitamente. È consuetudine che gli incontri pre-torneo siano piuttosto amichevoli spesso con distanze fisiche molto ravvicinate tra giocatori e giornalisti e senza microfoni, tavoli o moderatori. Qui a Montreal invece lo staff ATP ha fatto buona guardia ai propri giocatori di punta, tenendo un controllo strettissimo sulla durata delle conferenze stampa e sull’ordine delle domande.
Primo a compiere il suo “dovere mediatico” è stato Rafael Nadal, subito dopo le sue due ore di allenamento sul campo centrale con Karen Khachanov. Ancora più abbronzato del solito, ha chiarito immediatamente che la riconquista del n.1 nel ranking (che arriverebbe nel caso approdasse in semifinale) è secondaria per lui: “L’importante è giocare bene come facevo all’inizio della stagione”. Quando venne fermato per tre volte da Roger Federer, una delle quali a tre game dal suo quindicesimo slam. C’è il tempo per Nadal per rispolverare un vecchio cavallo di battaglia, quello della classifica basata su due anni anziché uno: “Con l’attuale sistema di classifica è molto difficile giostrare il proprio calendario per mantenere il proprio fisico sano, perché si rischia di perdere troppe posizioni in classifica. Solo alcuni dei top player sono stati in grado di farlo, dopo aver messo in cascina un numero sufficiente di punti per non precipitare nel ranking. Se invece si calcolasse il ranking su due anni, ci sarebbe maggior tranquillità e ci si potrebbe gestire meglio”.
Quasi a specchio del suo eterno rivale, Roger Federer ha seguito lo stesso copione, con due ore di allenamento sul Centrale con Borna Coric, seguite dagli impegni di PR. Con l’intermezzo di almeno 15 minuti dedicati agli autografi per centinaia di fans in visibilio per il loro campione. Abbiamo visto tifosi piazzarsi davanti al percorso tra campo e spogliatoi almeno un’ora prima dell’inizio della sessione, e quindi aspettare quasi tre ore per una chance di ottenere il prezioso scarabocchio. Una scena da Beatles degli Anni ’60. “Siamo rock star che fanno un world tour tutti gli anni” ha scherzato Roger con i giornalisti, ai quali ha risposto prima in francese e poi in inglese in ottemperanza alle severissime leggi linguistiche del Québec che sanciscono la priorità della lingua di Molière su quella di Shakespeare.
Interrogato su cosa preferisse tra il ventesimo Slam a New York ed il ritorno al n.1, lo svizzero non si è tirato indietro ed ha detto che considerando le sue due affermazioni di quest’anno e la relativa vicinanza della vetta del ranking, forse preferirebbe la riconquista del primato a 36 anni.
Contrariamente a quanto accade solitamente in tutte le sue trasferte, Federer è da solo alla Rogers Cup (“Tutto molto più tranquillo, ed avrò più voglia di vederli quando mi riunirò alla mia famiglia”), dove ha vinto due volte, ma sempre a Toronto. “Quando ho saltato il torneo è capitato più spesso che fosse a Montreal, ed anche quando ho giocato, non l’ho sempre fatto al meglio – ha spiegato l’elvetico – non ricordo molto di quanto accaduto prima del 2009, il mio primo viaggio con le bambine, che erano nate qualche settimana prima”. E c’è tutta l’intenzione da parte sua nel rimediare a questa mancanza: “Il centrale di Montreal è il mio preferito dopo quello di Wimbledon: è un luogo che ha un’anima, è leggermente asimmetrico, e per quello diverso dagli altri. La gente poi vive con grande entusiasmo l’evento, per cui spero di poter giocare diversi match durante la prossima settimana”.
Tra i due, ci sono state anche le conferenze stampa di Raonic e Dimitrov, che potete ascoltare per intero nei nostri audio. Raonic si è detto molto contento di come sta giocando: “Sto giocando bene con i colpi che solitamente sono i più deboli del mio repertorio” ha detto il canadese “e questo per solito è un buon segno”.
Dimitrov ha invece parlato parecchio del periodo di allenamento trascorso durante l’estate all’Accademia di Rafael Nadal a Maiorca: “È stata una grandissima esperienza, l’impianto è splendido, tutti sono stati molto accoglienti, ed ho avuto l’occasione di passare del tempo con Rafa come amico, non come rivale. Abbiamo parlato di tante cose, non solo di tennis, ed a volte è molto buffo”.