Federer dà un nome alla coppa di Wimbledon

In pratica il 2017 di Roger Federer è equamente diviso tra vittorie di prestigio e deliberato cazzeggio sui social. Vince l’Australian Open e se ne va in montagna con Bear Grylls, fa il Sunshine Double sul cemento nordamericano e poi torna a godersi la vita tra Twitter e gemelli, rientra a Wimbledon dove non perde neanche un set e subito dopo porta la famiglia in Sardegna. Difficile non provare invidia per il campione svizzero.

In attesa di conoscere la sua decisione sulla partecipazione a Montreal lo svizzero ha trovato anche il tempo di fare un salto a Parma per onorare il nuovo contratto come testimonial Barilla. Nella sede principale del pastificio italiano è stato anche immortalato durante il tour che è stato organizzato per accoglierlo.



Insomma, Federer ha fatto capire che in questa stagione gli sembra di lavorare “part time”. Gioca poco, pur vincendo praticamente sempre, e si prende tutto il tempo necessario per allenarsi e godersi vita privata e famiglia. In una delle sue ultime cene si è portato dietro anche l’ultimo trofeo vinto, la coppa di Wimbledon 2017. Un po’ com’era accaduto con il trofeo sollevato a Melbourne, che lo svizzero aveva portato in montagna come fosse il suo quinto figlio. Le aveva persino dato un nome: Norman, in onore del vecchio campione australian Norman Brookes.

Lo svizzero ci è ricascato anche con il trofeo vinto sui prati inglesi. In un post su Twitter abbastanza enigmatico – corredato di hashtag #GuessRF – ha prima svelato di aver chiamato la coppa “Arthur” e poi lanciato una domanda ai suoi followers perché indovinassero l’origine del nome. Tra le varie risposte che lo svizzero ha ricevuto – qualcuno ha addirittura paventato l’idea che la coppa si chiamasse così per via di Re Artù – c’è stato anche chi ha indovinato. In fondo Roger non è stato poi troppo originale: il nome Arthur viene ancora da un campione del passato che ha vinto lo Slam da lui appena sollevato. In questo caso si tratta di Arthur Gore, tre volte vincitore a Wimbledon (1901, 1903 e 1908) e oro alle olimpiadi di Londra del 1908. Una bella lezioncina di storia.