ATP Atlanta: Isner contro Harrison, sarà derby USA per il titolo

Per la settima volta su otto edizioni John Isner disputerà la finale del BB&T Atlanta Open, e per la terza volta ci sarà una finale tutta a stelle e striscie. La testa di serie n. 1 ha rispettato agevolmente i pronostici mentre per Harrison l’ultimo passo verso l’atto conclusivo dell’ATP 250 è stato il più difficile.

La prima semifinale in programma è uno di quei match davvero inusuali che portano con sé tante curiosità a livello statistico: ad affrontarsi sono John Isner e Gilles Muller, i quali insieme raggiungono 401 cm. Tra loro si registrano 5 precedenti, di cui due avvenuti proprio sui campi dell’Atlantic Station di Atlanta negli anni 2010-11. L’americano ha vinto le prime tre sfide mentre Gilles le due più recenti, compresa quella piena di polemiche giocata lo scorso anno al Queen’s. Dei 14 set giocati, 9 si sono conclusi al tie-break. Si segnala infine che ha sempre vinto quello dal ranking più basso (tranne questa volta). Questa volta l’americano è stato solido alla battuta ma comunque non particolarmente brillante; a stupire davvero invece è stata la sua grande reattività in risposta: se nella partita precedente aveva fatto dei passi in avanti nel tenere gli scambi da fondo, in semifinale ha completato l’opera. Nel primo set John si è accontentato di un break sul punteggio di 1 pari, ottenuto anche con un po’ di fortuna per via di alcuni nastri, mentre nel secondo set il merito dei due break è stato tutto suo e delle sue risposte di rovescio. Per Muller la sconfitta in semifinale va vista come un buon punto di allaccio tra l’ottima stagione disputata su erba e le buone prospettive che gli si presentano sul cemento americano.

Alle 19:00 ora locale (1:00 in Italia) scendono in campo gli altri due semifinalisti: Kyle Edmund n. 45, e Ryan Harrison n. 42, per la prima volta uno contro l’altro. Il britannico è alla sua seconda semifinale in carriera – la prima la raggiunse ad Anversa lo scorso anno – mentre il suo avversario ne ha giocate ben otto, di cui due proprio ad Atlanta.

Inizialmente Ryan opta per una posizione molto arretrata in risposta e la cosa gli impedisce di prendere il controllo dello scambio, tuttavia ciò non si rivelerà necessario. Nel fatidico settimo game Edmund si fa sorprendere da un paio di colpi profondi e poi incappa in due errori a dir poco grossolani che gli costano il break a 0. Il tennista texano alterna improvvise discese a rete con scambi più remissivi, e questa tattica all’apparenza confusionaria gli impedisce di chiudere il set quando va a servire sopra 5-4. Edmund si rimette in carreggiata e si giunge al tie-break. A questo punto entrambi commettono svariati errori ma Harrison ha l’aggravante di essersi anche innervosito e perde dunque il parziale 7-5. Per sua fortuna riesce a trasformare subito il nervosismo in proficua aggressività, e il secondo set si chiude 6-3 in suo favore in appena mezz’ora grazie ad un unico break nel quarto game. Il dritto di Edmund, che fino a quel momento non gli aveva creato problemi, inizia a mostrare delle crepe mentre la testa di serie n. 4 si fa sempre più solido nelle situazioni difensive. Questo andamento trova la sua massima rappresentazione nel nono game, quello decisivo dove il britannico si fa brekkare a 0. In 2 ore e 5 minuti, chiudendo 6-4, Harrison raggiunge quindi la sua seconda finale dell’anno nonché della carriera – la prima fu a Memphis.

Risultati:

[2] J. Isner b. [3] G. Muller 6-4 6-2
[4] R. Harrison b. [5] K. Edmund 6-7(5) 6-3 6-4