Wimbledon: Venus senza età, finisce il sogno di Konta
dal nostro inviato a Londra
[10] V. Williams b. [6] J. Konta 6-4 6-2
Seconda semifinale sul Campo centrale. Venus Williams a 37 anni è alla caccia della sua nona finale a Wimbledon di una carriera già leggendaria, mentre Johanna Konta cerca un’impresa storica per il tennis inglese: provare a ripetere a 40 anni di distanza il successo di Virginia Wade, ultima giocatrice ad alzare il Rosewater Dish sui prati di casa.
La giornata è perfetta per giocare a tennis: 20-21 gradi, cielo prevalentemente nuvoloso, quindi senza nemmeno il fastidio di trovarsi a servire contro sole. Vento praticamente assente. Un piccolo fuori programma prima ancora di iniziare: un insetto volante “assedia” Venus che ha il suo bel da fare per liberarsene.
Dopo i primi scambi di studio si cominciano a capire le intenzioni delle giocatrici: Venus spinge fin dal primo colpo (servizio o risposta) puntando soprattutto sulla profondità e la velocità del colpo. Konta per controbattere alla potenza e alla aggressività di Venus prova ad allargare il campo, con cross più stretti alternati a lungolinea; evidentemente l’idea è quella di cercare di far correre l’avversaria in orizzontale nella copertura del campo. Questo naturalmente in teoria, perché in pratica la velocità dei colpi è tale che in diverse occasioni entrambe si devono accontentare di gestire la palla senza perdere campo.
Si procede per otto game (mezz’ora di gioco) senza nemmeno una palla break: il dominio di chi serve è totale. Nel nono game con un doppio fallo e uno schiaffo al volo di dritto spedito in mezzo alla rete Venus concede le prime due palle break; ma reagisce da campionessa: serve bene, tiene sempre il comando dello scambio e vince i quattro punti seguenti, salendo 5-4. E sullo slancio vince anche i primi tre punti in risposta nel game successivo: 4-5 Konta 0-40: tre palle break che significano anche tre set point.
Johanna deve ricorrere alla seconda, si salva sul primo punto, ma sul secondo manda lungo un rovescio incrociato. 6-4 Venus in 38 minuti. Ancora una volta la capacità di giocare meglio nei momenti davvero importanti ha fatto la differenza. E il parziale di sette punti consecutivi fra nono e decimo game si è rivelato determinante. Straordinaria la profondità di palla di Venus nelle occasioni in cui lo richiede la situazione di punteggio.
Il break ottenuto in chiusura di primo set consente a Venus di servire per prima anche nel secondo. Williams vince a zero il primo game: un segnale che non ha la minima intenzione di mollare la presa. Anzi, nel quarto game strappa la battuta a Konta, che si è messa in difficoltà anche a causa di un doppio fallo: il break arriva alla terza palla utile con un rovescio teso che sfiora appena il nastro, rimbalza schizzando sull’erba e diventa impossibile da controllare con il dritto da parte di Johanna. Venus consolida, e dopo 57 minuti di gioco si trova avanti 6-4, 4-1, ad un passo dalla finale.
A Williams basterebbe tenere i due turni di servizio successivi per chiudere il confronto e invece si toglie la soddisfazione di strappare nuovamente la battuta all’avversaria, proprio in chiusura. Al terzo match point 6-2 in 35 minuti. Venus ha gestito con una sicurezza impressionante il match, e questa sicurezza a lungo andare ha minato le certezze di Johanna, che nel secondo set è parsa soffrire anche in termini di personalità di fronte a una avversaria così importante.
Con questo successo Venus torna in finale a Wimbledon a otto anni di distanza, con l’obiettivo di migliorare un record già straordinario (5 finali vinte, 3 perse; l’ultima nel 2009 da Serena). Al via di questi Championships era la giocatrice più anziana, ma evidentemente per Venus l’età non è un problema.
Saldo vincenti/errori non forzati positivo per entrambe, segno che la partita è stata di alto livello. Venus +10 (19/9) Konta +7 (20/13). Meno ace per Williams (appena 1, contro i 7 di Konta), ma percentuale di servizi non ritornati superiore (38% a 31%) e questo è il numero che conta davvero per capire chi ha avuto la prima di servizio più incisiva. Prevalenza molto netta di Venus sulla seconda di servizio: 65% di punti vinti contro il 33% di Konta; di tutti i numeri è probabilmente questo quello che spiega meglio la differenza in campo.
Sabato la finale vedrà dunque in campo due giocatrici come Williams e Muguruza che hanno già giocato la finale a Wimbledon e che sanno cosa significa vincere uno Slam. Scontri diretti: Venus conduce 3-1: con tre successi sul cemento fre il 2013 e il 2015, contro la vittoria di Garbiñe arrivata sulla terra di Roma nel 2017.
Piccola curiosità: Muguruza è alla terza finale Slam in carriera, tutte svolte contro le sorelle Williams: dopo le due contro Serena (Wimbledon 2015 e Roland Garros 2016) giocherà la prossima contro Venus.