Gli italiani a Wimbledon: un amore mai sbocciato

Esiste un modo oggettivo per determinare quale sia stato l’italiano migliore di sempre a Wimbledon? Crediamo di no e per questo motivo non dovete scambiare questo pezzo per un esercizio di classificazione di meriti tramite dei numeri. Wimbledon è un torneo che vanta una tradizione secolare, così radicata e rappresentativa che spesso quando si pensa al tennis giocato dai campioni vi si associa immediatamente questo torneo come il metro per misurare la “vera gloria”. Purtroppo però nessun italiano è mai riuscito a sollevare il trofeo del torneo di singolare maschile. Nessuno è neppure mai riuscito ad arrivare in finale e l’unico a sfiorare questa impresa fu Nicola Pietrangeli, quando nel 1960 si arrese soltanto al quinto set della semifinale a Rod Laver, che ancora non aveva vinto alcuno dei suoi titoli a Wimbledon ma si era imposto pochi mesi prima agli Australian Championships. Dopo Pietrangeli, nessun italiano ha mai più raggiunto le semifinali del torneo nel singolare maschile. In questo pezzo ci occupiamo soltanto dell’Era Open, quindi consideriamo come anno zero il torneo di Wimbledon del 1968.

Gli albori dell’Era Open: solo sconfitte per gli italiani

Nelle prime tre edizioni di Wimbledon dell’Era Open gli italiani raccolgono soltanto sconfitte. Nel 1968, 1969 e 1970 nessuno riesce a vincere una singola partita: si fermano sempre al 1T Pietrangeli (tre volte), Merlo e Di Maso nel 1968, Castigliano nel 1969 ed il giovane Adriano Panatta nel 1970.

Gli anni ’70: brilla la stella di Adriano Panatta

Giunto alla sua seconda partecipazione, a soli 21 anni nel 1971 Adriano Panatta ottiene quello che per quasi tutto il decennio sarà il miglior risultato possibile per gli italiani a Wimbledon, il 3T. Il 1971 è il primo anno nell’Era Open in cui gli italiani ottengono dei risultati: Panatta si ferma al 3T, sconfitto dalla testa di serie numero 6, lo statunitense Cliff Richey, che gli lascia soltanto otto game. Nel 1971 supera il 1T anche il qualificato Di Matteo, che però si arrende al 2T. Complessivamente, gli anni ’70 rappresentano un buon momento per il tennis italiano a Wimbledon. Dal 1971 al 1979 portiamo sempre almeno un tennista oltre il 1T. Panatta bissa il risultato ottenuto nel 1971 in più occasioni, raggiungendo il 3T nel 1972 (sfiorando il quinto set contro Connors), nel 1974 (sconfitto sempre da Connors, ma più nettamente), nel 1975 (sconfitto in tre set da Ramirez) e nel 1976 (sconfitto al quinto set da Pasarell). Durante questi anni anche Pietrangeli raggiunge il 3T (1972), mentre altri tennisti raggiungono il 2T: Zugarelli (1973 e 1978), Marzano (1973, l’anno del boicottaggio), Ocleppo (1978) e lo stesso Panatta (1977).

L’impresa arriva a fine decennio, quando Adriano arriva fino ai quarti di finale nel 1979 e si arrende soltanto al quinto set contro Pat Du Pré, che ottiene il miglior risultato della carriera. Panatta perde 6-3 al quinto, dopo esser stato in vantaggio per due set a uno: resterà l’unico italiano ad esser arrivato alla seconda settimana a Wimbledon per quasi vent’anni.

Gli anni ’80: poche luci, molte ombre

Nel 1980 Panatta si ferma nuovamente al 3T e chiude la propria esperienza a Wimbledon. Come vedremo nell’ultima parte dell’articolo, in Era Open nessuno ha ottenuto tante vittorie a Wimbledon quante ne ha ottenute Panatta (ben 16) e nessuno si è mai presentato con una testa di serie alta come Adriano (numero 5 nel 1975 e numero 10 nel 1976).

Negli anni ’80 ottengono qualche buon risultato il fratello di Adriano, Claudio Panatta (2T nel 1982, 1983 e 1987), Barazzutti (2T nel 1980), Ocleppo (2T nel 1984 e nel 1987), Canè (2T nel 1987) e Camporese (2T nel 1989). Se ve lo state chiedendo, la risposta è sì: Ocleppo è proprio Gianni, il noto commentatore di Eurosport. Un risultato di rilievo giunge quasi a fine decennio, quando nel 1988 Diego Nargiso, partendo dalle qualificazioni, raggiunge il 3T e perde dal forte doppista australiano Mark Woodforde, che vincerà ben sei titoli in doppio a Wimbledon ed in totale dodici Slam. Negli anni ’80 segnaliamo, purtroppo, il 1986: è l’unico anno in Era Open in cui nessun italiano è presente in tabellone a Wimbledon.

Gli anni ’90: l’exploit di Sanguinetti

Il 3T di Nargiso nel 1988 apre in leggero anticipo la stagione londinese della generazione formata da Pescosolido, Furlan, Pistolesi, Camporese, Pozzi, Gaudenzi, Canè, Caratti e lo stesso Nargiso. Questa generazione, di cui si ricordano soprattutto le imprese incompiute in Coppa Davis, sotto la guida di Panatta (memorabili le telecronache di Galeazzi), non è mai riuscita a lasciare il segno a Wimbledon, nonostante in alcuni anni la truppa di italiani a Wimbledon fosse particolarmente nutrita. Nel 1991, nel 1994 e nel 1996 vi furono ben sette italiani nel tabellone principale, nel 1992, nel 1995 e nel 1999 cinque come quest’anno (prima che si completino le qualificazioni). Tuttavia, il 3T venne raggiunto soltanto da Camporese nel 1991 (sconfitto in 4 set dal futuro campione Stich) e dai qualificati Tieleman, Navarra e Bracciali rispettivamente nel 1993, nel 1996 e nel 1999. Raggiunsero il 2T almeno una volta Pozzi, Nargiso, Caratti, Gaudenzi, Furlan, Pescosolido e Martelli, ma vi furono anni veramente disgraziati, come il 1992 (5 sconfitte su 5 al 1T) ed il 1994 (7 sconfitte su 7 al 1T).

La sorpresa arrivò nel 1998, quando Davide Sanguinetti, aiutato da un tabellone amico, arrivò fino ai quarti di finale, sconfitto nettamente da Richard Krajicek, campione due anni prima. Quello di Sanguinetti resta ancora oggi il miglior risultato degli italiani a Wimbledon – assieme a quello di Panatta – dell’intera Era Open.

I primi anni 2000: un periodo di transizione

Sanguinetti non mantiene le promesse e dopo il 1998 vincerà tre sole partite a Wimbledon, una nel 2001, una nel 2005 contro il giovane Seppi ed una nel 2006. I primi anni 2000 rappresentano un periodo di transizione che offre pochi spunti di interesse: un 3T di Pozzi nel 2000, un paio di derby (Sanguinetti-Seppi al 1T nel 2005 e Galvani-Bracciali al 2T nel 2006) e due grandi match di Bracciali nel 2005. Val la pena infatti ricordare che il lucky loser Bracciali (uno dei pochissimi italiani in grado di vincere più di 5 partite a Wimbledon) nel 2005 disputò due grandi match. Prima sconfisse per 12-10 al quinto set Ivo Karlovic, poi si arrese soltanto 6-3 al quinto contro la testa di serie numero 2, Andy Roddick, che arriverà fino in finale e perderà la seconda delle tre finali perse contro Roger Federer.

Gli ultimi anni: la generazione attuale si difende egregiamente

Nonostante troppo spesso la generazione attuale venga accusata di scarsi risultati, è quella che a Wimbledon si è comportata meglio. Ben tre tennisti possono contare più di un buon risultato nello Slam su erba. Vediamoli nel dettaglio.

Andreas Seppi in carriera è sempre stato un ottimo giocatore su erba, ha infatti disputato ben tre finali (Eastbourne 2011 e 2012 ed Halle 2015), vincendo un titolo (Eastbourne 2011). Anche a Wimbledon ha ottenuto buoni risultati, tra cui indubbiamente spicca il quarto turno del 2013 (dopo aver battuto Nishikori al 3T), che è una delle tre occasioni in cui gli italiani hanno raggiunto la seconda settimana a Wimbledon in era Open. Seppi, che è stato testa di serie per ben cinque volte a Wimbledon, nel 2013 si arrende da testa di serie numero 23 alla testa di serie numero 8, l’argentino del Potro. Seppi accede ininterrottamente al tabellone principale di Wimbledon da 12 edizioni, nel 2017 sarà dunque la sua partecipazione numero 13. Complessivamente, ha raggiunto 1 volta il 4T, 3 volte il 3T, 5 volte il 2T, perdendo al 1T soltanto in tre occasioni, di cui due al quinto (8-6 da Istomin nel 2012 e 6-4 da L.Mayer nel 2014) e una all’esordio dal connazionale Sanguinetti nel 2005.

Simone Bolelli ha disputato 8 edizioni del torneo di Wimbledon, raggiungendo per tre volte il 3T (di cui due da lucky loser) e due il 2T. Bolelli, che ha dunque vinto 8 partite a Wimbledon, ha disputato due match memorabili contro Nishikori, entrambi persi al quinto set, nel 2014 (3T) e nel 2015 (1T), nel primo dei due essendo stato in vantaggio per 2 set a 1 e per ben tre volte a due punti dal match nel quarto set, prima della sospensione per oscurità a metà del quinto set. Nel 2011 spicca la sua vittoria al 2T contro Wawrinka, in tre set.

Anche Fabio Fognini ha partecipato per 8 volte a Wimbledon, di cui tre da testa di serie (quest’anno sarebbe la quarta), raggiungendo 2 volte il 3T e 4 volte il 2T, come nel 2016, quando si arrese al “nemico” F.Lopez al quinto set dopo esser stato avanti per 2 set a 0. Anche Fabio, come Bolelli, ha vinto 8 partite a Wimbledon, quest’anno sarà testa di serie come Lorenzi che però in 6 partecipazioni vanta il poco invidiabile record di 6 sconfitte.

Il bilancio complessivo: chi ha il record migliore nell’Era Open?

Dal 1968 al 2016 sono 43 gli italiani che hanno raggiunto il tabellone principale a Wimbledon e diventeranno 46, dato che quest’anno faranno il loro esordio Fabbiano e Cecchinato, ammessi direttamente, e Travaglia, che ha superato i tre turni di qualificazione. Con la vittoria di Simone Bolelli nell’ultimo turno di qualificazione, avremo inoltre 7 azzurri nel tabellone principale, pareggiando le annate 1991, 1994 e 1996.

Di questi 43, soltanto 27 hanno vinto almeno una partita. Tra coloro che non hanno mai vinto una partita, il record peggiore è quello di Lorenzi (0-6), seguito da Pistolesi (0-3). Anche Bertolucci (0-1) non ha mai vinto una partita a Wimbledon. Ecco l’elenco di coloro che hanno vinto almeno una partita, ordinati per numero di vittorie in Era Open. Tra parentesi, la percentuale di vittorie, in grassetto chi ha il bilancio in pari o in attivo.

  • A.Panatta 16-9 (64.0%)
  • Seppi 14-12 (53.8%)
  • Bolelli 8-7 (53.3%)
  • Fognini 8-8 (50.0%)
  • Sanguinetti 7-10 (41.2%)
  • Bracciali 6-4 (60.0%)
  • Pozzi 5-10 (33.3%)
  • Ocleppo 3-4 (42.9%)
  • Galvani 3-4 (42.9%)
  • C.Panatta 3-5 (37.5%)
  • Pescosolido 3-6 (33.3%)
  • Nargiso 3-8 (27.3%)
  • Navarra 2-1 (66.7%)
  • Camporese 2-4 (33.3%)
  • Pietrangeli 2-4 (33.3%)
  • Tieleman 2-4 (33.3%)
  • Furlan 2-5 (28.6%)
  • Zugarelli 2-7 (22.2%)
  • Martelli 1-1 (50.0%)
  • Di Mauro 1-2 (33.3%)
  • Canè 1-2 (33.3%)
  • Marzano 1-2 (33.3%)
  • Barazzutti 1-5 (16.7%)
  • Caratti 1-5 (16.7%)
  • Gaudenzi 1-5 (16.7%)
  • Starace 1-9 (10.0%)
  • Volandri 1-9 (10.0%)

Il migliore è Adriano Panatta, che ha ottenuto ben 16 vittorie, ma seguono tre giocatori dell’ultima generazione.

Chi ha partecipato a più edizioni? Riportiamo soltanto coloro che hanno inanellato almeno 5 partecipazioni in Era Open.

  • 12 – Seppi
  • 10 – Pozzi, Sanguinetti
  • 9 – A.Panatta, Starace, Volandri
  • 8 – Bolelli, Fognini
  • 8 – Nargiso
  • 6 – Lorenzi, Pescosolido
  • 5 – Barazzutti, Caratti, Furlan, Gaudenzi, C.Panatta, Pietrangeli

È Seppi il veterano, seguito da Pozzi e Sanguinetti, unici tre in doppia cifra. Con la partecipazione di quest’anno, a meno di ritiri dell’ultima ora, Seppi salirà a 13, Fognini e Bolelli a 9, Lorenzi a 7.

Chiudiamo con la classifica che tiene conto del miglior risultato. Ricordiamo ancora una volta che si tratta soltanto dell’Era Open, per questo non troverete la semifinale di Pietrangeli in questo elenco. In grassetto I giocatori in attività.

  • QF: A.Panatta, Sanguinetti
  • 4T: Seppi
  • 3T: Bracciali, Bolelli, Camporese, Fognini, Nargiso, Navarra, Pietrangeli, Pozzi, Tieleman
  • 2T: Barazzutti, Canè, Caratti, Di Mauro, Furlan, Galvani, Gaudenzi, Martelli, Marzano, Ocleppo, Pescosolido, Starace, Volandri, Zugarelli
  • 1T: Bertolucci, Cancellotti, Castigliano, Cipolla, Colombo, Di Maso, Di Matteo, Gaudi, GhedinLorenzi, Merlo, Narducci, Pistolesi, Santopadre, Rinaldini, Vanni