Il ritiro improvviso del Becker minore
Andre Agassi nel suo “Open” aveva scritto, a metà tra ironia e riconoscenza, che la sua carriera si sarebbe dovuta chiudere necessariamente contro Becker. Era destino. Il 3 settembre 2006 a stringergli la mano al termine del terzo turno degli US Open 2006 c’era infatti un tedesco che di cognome fa Becker. Ma di nome Benjamin. Negli ultimi quattro set della carriera di Agassi il suo avversario era stata presenza discreta, prendendosi la meritata vittoria sul campo e lasciando poi che l’intero Arthur Ashe tributasse un commovente omaggio al campione di Las Vegas, diviso tra lacrime e un discorso… strappalacrime.
Forse non tutti sanno che quello sarebbe rimasto il miglior risultato in uno Slam per Benjamin, che dopo aver battuto Volandri, Grosjean e appunto Agassi si fermava agli ottavi contro il n.10 del mondo Roddick. Grazie a quel risultato il tedesco entrava per la prima volta in carriera nella top 100, per rimanervi quasi due anni. L’incostante carriera di Becker avrebbe vissuto altri due periodi positivi: l’ingresso tra i primi 50 grazie al primo e unico titolo sull’erba di ‘s-Hertogenbosch nel 2009 e, a seguito di una nuova caduta in classifica causata da un infortunio, l’ultima scalata del ranking culminata con il best ranking (n.35) di fine 2014, anno in cui raggiungeva nuovamente la finale a ‘s-Hertogenbosch. Da metà 2015 una discesa graduale, non certo tra i clamori e non troppo in linea con un tennis che si era sempre distinto per una buona qualità nonostante una struttura fisica non eccelsa (178 centimetri di altezza).
In mezzo, un’altra curiosa partecipazione a un addio illustre del mondo del tennis. Sempre contro Becker ha infatti chiuso la carriera Carlos Moya nel 2010, al primo turno del Masters 1000 di Madrid, quando lo spagnolo era ormai n.514 del mondo. Stesso iter – anche se in tono decisamente minore rispetto all’addio di Agassi – con Benjamin che si prende i punti della vittoria e lascia che il pubblico acclami lo sconfitto, all’ultima stretta di mano della sua carriera.
Dopo aver partecipato umilmente all’addio di due grandi del tennis, come avrebbe potuto chiudere la sua di carriera se non d’improvviso, senza alcun annuncio, al termine di un anonimo secondo turno di qualificazione a Wimbledon? I giornalisti presenti in conferenza stampa a Roehampton lo hanno scoperto casualmente domandogli quali programmi avesse per il prosieguo di stagione. “Nessuno, questa è stata la mia ultima partita. Avevo deciso che sarebbe stato il mio ultimo torneo, ma sono comunque arrabbiato per come è finita“.
Il 6-3 6-7 6-4 subito da Ilya Marchenko sarà quindi l’ultima apparizione ufficiale di Benjamin Becker, uno dei pochi tennisti laureati nel circuito, che si è dedicato anima e corpo al tennis molto più tardi del grosso dei suoi colleghi. “A 22 anni non mi sentivo ancora pronto“. Si è laureato in finanza e business internazionale in Texas, poi ha cominciato i suoi onesti 11 anni di tennis professionistico. E ora, mentre un suo coetaneo gioca a fare il favorito a Wimbledon, lui rimette la racchetta nel fodero. Uno dei tanti che passa e se ne va, senza lasciare tracce indimenticabili. Ma senza di loro, non esisterebbe tutto il resto.