Quattro assi e il treno che porta al sole
Sole sul tetto dei nuovi campi in costruzione, sole che batte sul campo di terra e polvere che tira vento e poi magari piove. Questa è Parigi agli ultimi giri di giostra, questa è Parigi al ballo finale dei quattro reduci.
E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure di questo Roland Garros. Tra una lacrima e un sorriso e una storia da raccontare, siamo al tavolo finale. E i quattro assi, bada bene, non sono di un colore solo anche se li puoi nascondere o giocare come vuoi.
Rafa è qui, dove era dodici anni fa, quando aveva pochi anni e diciannove anni sembravan pochi, ora che si volta a guardarli e non li trova più. Sembrava avere la strada segnata e invece è stato costretto a scartare di lato e cadere. Per rialzarsi e tornare proprio lì dove forse non credeva più di poter tornare. Dieci non è un numero, è poesia, è cuore e infinito, è Maradona e Messi, fatica e delirio: butterà questo suo enorme cuore tra le stelle un giorno, giura che lo farà e forse l’ultimo treno per il paradiso prenderà.
Stan sa già come si fa. Sa già quanto è bello sentire l’applauso del pubblico pagante che sottolineerà quando dalla bocca del cannone il suo rovescio esploderà. Perché nessuno come lui è bravo a nascondersi, celarsi e sparire per tornare sulla ribalta quando conta. Per vedere lo strano effetto che fa la sua faccia nei nostri occhi. Perché in fondo, non è lui che ha tutto da vincere o tutto da perdere, e quel suo gioco da capitano che non tiene mai paura, dritto sul cassero e chiama forte quando vuole qualcosa, qualcuno c’è sempre uno che gli risponde.
Dominic è arrivato fin qui dopo mille partite senza sosta. Perché dietro ogni viaggio c’è sempre un miraggio da considerare, come del resto alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare. Il suo posto è questo, in mezzo ai grandi. Le stelle sono tante, milioni di milioni ma la luce dei campioni si riflette sulla strada lucida. Saluterà il signor padrone, che tutti ha maltrattato ma ci proverà a battere e levare, a colpire e rintuzzare. E se dovesse farcela, non ci sarà niente da capire.
E guardatelo Andy come cammina, Lazzaro di Notre Dame, come sta dritto nella tempesta. Arrivato tra mille dubbi, dall’alto del suo numero uno. Ha fatto la sua parte, con l’anima in riserva e il cuore che non parte. Tra un soliloquio e un altro, tra un monologo e un urlaccio. E tutto gli sembrava andasse bene, tra se e le sue parole e la sua anima. Il traguardo è vicino o forse no. Ma oramai è invaso dalla serenità di chi ha raggiunto le sue mete. E quando domani si accorgerà che non ritorna mai più niente, finalmente accetterà il fatto come una vittoria.
Perché la storia sono loro, nessuno si senta offeso. La storia sono loro, attenzione, nessuno si senta escluso.