Le candeline di Jelena e Timea. In regalo c’è una finale
Ogni volta che un avvenimento piuttosto insolito sta per manifestarsi si avvia inesorabile la macchina dei ricordi e delle ricerche spasmodiche: era mai successo prima? Se sì, quanto tempo fa? E fuori dall’Era Open? La sfida è sembrata piuttosto ardua nei riguardi della prima semifinale del Roland Garros 2017 che si disputerà tra Timea Bacsinszky, anni 28, e Jelena Ostapenko, anni 20. La particolarità non sta nel fatto che le due siano divise da otto primavere, ma nel fatto che siano divise esattamente da otto primavere. E che il giorno riservato agli auguri sia lo stesso per entrambe. Oggi, 8 giugno. Esatto, Timea e Jelena si giocheranno l’accesso alla prima finale Slam nel giorno del loro compleanno. Con solo un blando timore di smentita attendiamo che una più che sepolta semifinale Wimbledon del 1899 smentisca l’autenticità di questo primato.
L’8 giugno non è neanche una data trascurabile per il mondo del tennis femminile. Oggi festeggiano il compleanno anche tre ex tenniste non esattamente marginali nelle ultime due decadi. Linsday Davenport, tre Slam vinti; Kim Clijsters, quattro Major di cui tre sigilli newyorchesi e miglior tennista fiamminga della storia (perché in Vallonia era nata una certa Justine); Nadia Petrova, che dopo quasi tre anni di totale inattività ha annunciato il ritiro nel gennaio 2017 esasperata dai guai fisici. Nessuno Slam per lei, un best ranking di n.3 e una semifinale a Parigi come miglior risultato. L’8 giugno ha spesso ospitato proprio la finale del Roland Garros femminile: la vittoria di Chris Evert nel 1985, il bis di Monica Seles nel 1991, l’estenuante finale vinta da Steffi Graff contro Arantxa Sanchez nel 1996 e i primi due sigilli di Serena, nel 2002 ai danni di Venus e undici anni più tardi contro Maria Sharapova.
Quest’anno l’8 giugno scioglierà il riserbo sul nome delle due finaliste, e soprattutto farà un regalo difficile da dimenticare a una tra Ostapenko e Bacsinszky. Non si sono mai affrontate in carriera ma hanno calcato lo stesso campo a Pechino 2016, la stessa metà di campo, per disputare insieme il torneo di doppio. Un’esperienza neanche troppo negativa che si concludeva ai quarti di finale contro le esperte – e prossime alla separazione – Mladenovic e Garcia. Nonostante i pareri positivi di entrambe la coppia non si è più ricomposta. Jelena però continua a divertirsi con la specialità – ingiustamente – bistrattata e quest’anno ha vinto due titoli di prestigio, a San Pietroburgo e Stoccarda, in coppia rispettivamente con Rosolska e Atawo. In singolare ci è andata vicina a Charleston dove ha ceduto il passo alla coetanea Kasatkina. Timea invece si è giovata della sapiente compagnia di Martina Hingis per raggiungere la finale a Biel, anche l’unica della sua stagione.
Due atlete che non potrebbero essere più diverse per tennis e attitudine fuori dal campo, tanto per sconfessare i fanatici degli influssi astrali sul comportamento umano. Timea è l’esempio di come si possa far calzare perfettamente il buonumore alla pratica di questo sport. Si allena con il sorriso, gioca con il sorriso, vince e perde con il sorriso, riesce a sorridere persino le rare volte in cui si produce in gesti di stizza. In conferenza stampa sono spesso i giornalisti a doverla interrompere, quando riesce a trasformare una domanda banale in una lunga e mai banale introspezione sul suo modo di essere. Timea racconta di sé, delle sue colleghe, è prodiga di parole al miele per chiunque. In campo non è così diversa. Varia, imprevedibile, persino asimmetrica. Molto più a suo agio quando deve colpire sul suo lato sinistro fa del dropshot la sua arma migliore. E sulla terra battuta gioca a tennis nel senso più pieno del termine, sfruttando al meglio ogni vantaggio che questa superficie sa offrire. Tagli – soprattutto – compresi. È alla sua seconda semifinale parigina in tre anni, la prima in cui interpreterà il ruolo di favorita.
Bacsinszky's presser: 2781 words, 13 questions (214 words per question)
Ostapenko's presser: 722 words, 24 questions (30 words per question)— Giulio Fedele (@fedele_giulio) June 6, 2017
Jelena è invece un personaggino mica da ridere. Chi potrebbe immaginare che per sette anni, da piccola, si è dedicata alla danza? Il tweet qui in alto riassume meglio di ogni digressione la differenza di approccio all’arte della conferenza stampa. I suoi 20 anni vengono fuori anche nella condotta aggressiva sul campo di gioco, spesso al limite della provocazione. Aspra, non troppo affezionata alle buone maniere e certamente non interessata al “WTA Friendship Award“, un premio che qualora esistesse non la vedrebbe tra le candidate. Come un altro affezionato twittaro (di cui manterremo l’anonimato) ha causticamente sintetizzato, questo non è necessariamente un male. “I’m sick of constant friendships and hugs… Bencic, & similar girls should dissapear. We need bitchiness, bitterness and drama”. Insomma, basta amicizia e abbracci. Qui abbiamo bisogno di “cattive maniere, acredine e dramma”.
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E sul campo invece? Sulla sua bio ufficiale si legge la preferenza per “servizio e rovescio”. A guardarlo da fuori neanche il suo dritto sembra un colpo di cui lamentarsi troppo, specie nelle esecuzioni lungolinea, sebbene sia anche quello che rischia di “perdere” più facilmente durante l’incontro. Colpi rapidi e piatti i suoi, con schiocco perfettamente calibrato sui suoi 177 cm. Non disdegna le chiusure di volo ma nei pressi della rete preferisce eseguire lo schiaffo, e non le riesce per nulla male. Forse la sua qualità principale è proprio la tigna, capace di ergerla in un circuito dove i drammi da sconfitte clamorose sono all’ordine del giorno. Di Jelena e del suo modo di colpire ha detto così Wozniacki: “Sembra che stia colpendo in ritardo, non credi che possa giocare un colpo incrociato e invece lo fa comunque“. E Caroline non è certa una sprovveduta in merito alla lettura dei colpi avversari.
Resta da capire cosa potrà produrre questa semifinale statisticamente così bizzarra e tatticamente così interessante. Le due si sono spesso allenate insieme dopo essersi conosciute a Pechino, Ostapenko conosce il campionario di colpi della sua avversaria e sa bene che dovrà fare in modo di non azionarlo, tenendola lontana dalla linea di fondocampo e attaccando soprattutto sulla direttrice del dritto. A Bacsinszky il compito di variare le traiettorie, non solo in spin ma anche in lunghezza, per evitare che la lettone entri in palla: se colpirà alle sue condizioni potrà fare male, senza ombra di dubbio. Certo gli otto anni di differenza si faranno sentire, sebbene in termini di esperienza ad alti livelli Bacsinszky non abbia quel margine ipotizzato. Il primo quarto Slam è arrivato solo nel 2015, assieme al primo titolo dopo un digiuno di quasi sei anni (Lussemburgo 2009). Per Jelena invece è quasi tutto nuovo. Ancora a secco di titoli, non si è dichiarata spaventata dalla prospettiva di inaugurare il suo curriculum sui campi di Parigi dopo tre finali perse.
Di sicuro a fine partita non mancheranno gli auguri reciproci. A meno che la lettone non decida di smentire le parole concilianti dell’ultima conferenza stampa. Del resto cos’altro si può dire di Timea Bacsinszky, se non che “è davvero una bella persona“?
Ostapenko at press conference pic.twitter.com/VXE90UJQD6
— Rena (@_irenka23_) June 4, 2017
Il “Mr. Hyde” di Jelena Ostapenko è sempre dietro l’angolo…