Martina condanna Court: “Via il nome dal campo”
Pochi giorni fa vi avevamo raccontato in quali guai si era messa l’ex-tennista australiana Margaret Court rilasciando alcune dichiarazioni alquanto discutibili, a proposito dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Che la cosa suscitasse polemiche era inevitabile e prevedibile, ma che lei non facesse niente per mitigare la situazione non tutti se lo sarebbero aspettato; anzi, con le successive apparizioni televisive ha ribadito il concetto in maniera ancora più esplicita ampliando ancora di più il raggio di azione delle sue critiche. Successivamente, durante una conferenza a Parigi di pochi giorni fa, era stato l’attuale numero uno al mondo Andy Murray a dire la sua sull’argomento. Lo scozzese è sempre stato una persona diretta e il suo disappunto era chiaro fin da subito, così come era chiaro come non fosse il solo a pensarla così.
Ieri Martina Navratilova ha deciso di intervenire e lo ha fatto in una maniera molto singolare, ma allo stesso tempo molto incisiva. Ha scritto una lettera aperta, pubblicata ieri sul The Sydney Morning Herald, il cui destinatario non era una persona e neanche una compagnia aerea, bensì uno stadio di tennis. Ed in particolare la Margaret Court Arena.
“Cara Margaret Court Arena,
i luoghi sportivi che prendono il nome da atleti, o qualsiasi altro posto che prenda il nome da chiunque, sono chiamati così per una ragione. Questa ragione è tutta la mole di lavoro che c’è dietro la persona. In altre parole non si tratta solo delle gesta compiute da quella persona sul campo, o in politica, o nelle arti e nella scienza per esempio, ma anche chi sono come esseri umani. Quando tu sei stata chiamata così in riferimento a Margaret Court, pareva che fosse la cosa giusta da fare. Dopo tutto, Rod Laver aveva già un grosso stadio e Court è una delle più grandi di tutti i tempi. Molto tempo fa perdonai Court per i suoi commenti del 1990 che attirarono l’attenzione quando disse che ero un cattivo esempio perché sono lesbica. Le cose di cui non ero a conoscenza fino ad ora sono i commenti risalenti agli anni ’70 sull’apartheid del Sud Africa. Dicendo che il Sud Africa ha gestito la “situazione” (intendendo le persone di colore) molto meglio di tanti altri paesi del mondo, soprattutto gli USA, che cosa voleva dire esattamente con questo?
Spostiamoci all’attualità e alla sua recente intenzione di boicottare la compagnia aerea Qantas, perché il direttore esecutivo supporta i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Già questo non andava bene. Adesso inoltre sta rincarando la dose parlando con commenti ridicoli a proposito di donne più anziane che si avvicinano a ragazze più giovani nel tour per cercare di convertirle e farle diventare lesbiche. È una buona cosa il fatto che non abbia fatto nessun nome, altrimenti sono piuttosto sicura che sarebbe stata accusata di diffamazione. Ora è chiaro chi sia Court: una fantastica giocatrice di tennis, e una razzista omofoba. La sua non è solo un’opinione. Lei sta attivamente cercando di evitare che la comunità LGBT ottenga diritti uguali alle altre persone (appunto da fare per Court: anche noi siamo esseri umani). Lei sta demonizzando i bambini trans e gli adulti trans ovunque. E adesso cosa le rimane, paragonare il movimento LGBT al Nazismo, al comunismo, al diavolo? Questo non va bene. La cosa ha preso una piega malata e pericolosa. I ragazzi soffriranno ancora di più per questi continui attacchi e stigmatizzazioni alla comunità LGBT. A causa delle sue parole quanto sangue sarà versato perché altri bambini verranno picchiati perché considerati diversi? Questo non va bene. Troppe persone si suicidano a causa di questa intolleranza, di queste accuse e sì, di questi atti di bullismo. Questo non va bene.
Noi celebriamo la libertà di parola, ma questo non significa che si è liberi dalle conseguenze – non punizioni, ma conseguenze. Noi non dovremmo celebrare questo tipo di comportamenti, questa filosofia. La risonanza di quello che persone come Margaret Court dicono, dovrebbe essere più piccola, non così grande. Ed è per questo che io credo sia ora di cambiare il tuo nome. E credo che Evonne Goolagong Arena suoni bene. Ora c’è una persona che noi tutti possiamo celebrare. Sotto ogni aspetto.
Martina Navratilova”
Ovviamente la proposta fatta dall’ex-tennista americana non è una di quelle che passano inosservate, e come ci ha fatto notare il Direttore con il suo editoriale, gli interessi economici sulla questione sono parecchi. Tuttavia quando si raggiunge una posizione ed una visibilità come quelle di Court è necessario tenere sempre a mente il fatto che le proprie opinioni hanno un’influenza maggiore rispetto alle altre persone, e bisogna quindi fare attenzione e tenere ben separare la vita pubblica da quella privata. Inoltre se si vuole mantenere il discorso puramente sull’aspetto tennistico, ancora una volta è difficile non dare ragione a Navratilova. La storia del tennis non va dimenticata, anzi va celebrata, ed è per questo che Evonne Goolagong Cawley, vincitrice di sette titoli dello Slam in singolare tra il 1971 e il 1980 (inclusi due Wimbledon), non è meno degna di Margaret Court di avere uno stadio a suo nome. L’ultima in ordine cronologico ad esprimersi al riguardo è stata Samantha Stosur subito dopo la sua convincente vittoria su Mattek-Sands. La tennista australiana, che non ha mai apertamente dichiarato la sua omosessualità, è sempre stata pacata nei suoi commenti e il suo atteggiamento in campo solido e preciso si è anche rispecchiato nelle conferenze stampa.
Quando le viene chiesto se ritiene sia doveroso cambiare nome all’impianto, replica così: “guarda io credo che [Court] al momento si stia andando a mettere in un vicolo cieco, e chissà per quali ragioni vuole continuare a parlare di queste cose e io non credo che lei si stia facendo molti amici dicendo quelle cose.” La disamina della situazione da parte di Sam è corretta, ma lei ritiene che forse la sostituzione del nome sia ancora evitabile. “Penso che se continua per questa strada non potrebbero esserci altre opzioni, comunque staremo a vedere. Io non ritengo che sia necessario che la cosa accada, tuttavia lei non sta aiutando facendo questi commenti.” Infine la vincitrice degli US Open del 2011 spende due parole anche sulla lettera di Navratilova. “Ho letto quello che ha scritto, e come dice lei, si tratta di tennis ma anche di come sei tu. E quindi se non splende una bella luce su di te, perché il tuo nome dovrebbe essere lì? Comunque non sono io che decido.”