Mouratoglou in esclusiva: “Serena tornerà al 99 per cento”
da Parigi, il nostro inviato
“Se riguardasse chiunque altra, ti direi che non tornerà. Ma stiamo parlando di Serena: tornerà al 99 per cento“. Lo dice con sicumera, alzando le spalle come se fosse la cosa più normale del mondo. Patrick Mouratoglou, l’enigmatico e affascinante allenatore della trentaseienne statunitense: passa accanto alla sala stampa parlando al telefono, acconsentendo a dedicarsi qualche minuto al registratore di Ubaldo Scanagatta. Abito scuro, camicia celeste dai cui bottoni superiori spunta un ciondolo nero. “Non sono stato sorpreso dalla sua telefonata, la conosco e sentivo che mi avrebbe detto di essere incinta. Ma in Australia non credevo lo fosse: non mi sorprende ormai nulla di lei”. Potrebbe aver problemi, sopratutto riguardo il peso, può capitare di non tornare in forma dopo la gravidanza: “Ti alleno io se me lo stai chiedendo”, risponde ad Ubaldo sorridendo. “Sono un padre, so che i figli possono togliere tempo al lavoro. Ma è una questione di organizzazione, non conta se sei uomo o donna. Dipende da come ti gestisci. Di nuovo: stiamo parlando di Serena. E poi può permettersi qualche babysitter: non me, ne ho già quattro! Magari Venus…”. E una volta tornata, Patrick sarà là ad aspettarla per riportarla al top? “Mi ha chiesto se sarei stato d’accordo ad aspettarla, perché vuole tornare a vincere. L’aspetterò, non avrebbe senso lavorare con altri. Non c’è sfida troppo grande per lei, non ha paure. Anzi, se scriveste che non sarà capace di tornare sarebbe la cosa migliore per lei, la motiverebbe al massimo.”.
C’è spazio per altri argomenti, mentre nel corridoio continuiamo a chiacchierare con il coach francese: Djokovic ha iniziato a collaborare con Agassi. “È un bene per il tennis, Andre è una figura importante per tutti noi, è bello averlo di nuovo in giro. Sulla carta è una grande collaborazione, il suo stile si adatta a quello di Nole, che anzi forse adesso è diventato un po’ più difensivo, prima era più veloce e anticipava. Ha senso. Andre ha avuto alti e bassi nella sua carriera, sia in campo che in ambito personale, ha imparato e per questo Novak lo ha assunto“. Ma Djokovic non lo conosce granché. Da quanto Mouratoglou conosceva Serena prima di iniziare a collaborare? : “Pochi mesi, ma ci ho lavorato ci ho trascorso tutte le settimane necessarie. Non è una questione di tempo, è una questione di qualità. Il problema principale sarà capire quanto Andre si impegnerà. Non funzionerà se non vorrà investire in Novak, perché entrambi dovranno investire l’uno nell’altro. Becker ad esempio ha avuto successo perché ci ha creduto da subito, si è speso con lui, ci ha lavorato. Chiunque tu sia, se non ti impegni non funziona. La quantità del tempo che trascorri non fa la differenza, ma la qualità: se ci credi e hai fiducia, i risultati arrivano”. Andre è stato lontano dal giro per molto tempo, potrebbe essere un fattore? “No, non credo”, dice appoggiandosi a una delle vetrate che fanno da parete alla sala stampa, ormai semi vuota dato l’orario. “Giocare a tennis è un conto, allenare è un altro; magari sarà bravissimo. Anche per Lendl ci si domandava la stessa cosa, per Boris. Non funziona sempre però, abbiamo anche molti cattivi esempi che non hanno ottenuto risultati, anche se i giocatori che allenavano erano straordinari”. “Tutti citano i buoni, nessuno i cattivi” incalza Ubaldo. “Tu li ricorderai meglio di me sicuramente. Ce ne sono molti di più rispetto ai buoni. Tutti ricordano un genitore che ha portato il figlio al successo, ma nessuno ricorda i milioni di padri che non hanno avuto risultati. Certo bisogna conoscere il tennis, e sapere cosa fare”.
E com’è possibile che qualcuno che non abbia avuto una carriera folgorante da giocatore, come Patrick, possa essere invece una leggenda come coach? Ex grandi giocatori iniziano subito a fare i coach, e altri come lui invece aprono un’accademia, vedono crescere anche ottimi talenti come Ancic, Baghdatis; il marketing gioca un ruolo, e fa impressione. “Non conosci il tennis se dici che non sono stato bravo!”, ride insieme alla ormai decina di persone, tra giornalisti e non , che gli si è avvicinata “Senz’altro il marketing è un fattore, anche la moda, il trend. Conosco il tennis da qualche tempo ormai, e quando qualcuno ha successo tutti vogliono copiarlo. Quando Novak divenne numero uno e adottò la dieta senza glutine, tutti i tennisti, dai circoli all’ATP si facevano le visite e addirittura speravano di essere allergici al glutine. Davvero!” Federer ha un contratto da quaranta milioni con Barilla, e mangia pasta tutti i giorni. “Certo, perché è di moda, tutti lo copieranno. All’accademia serviamo sia pasta normale che senza glutine”, mentre strizza l’occhio per rimanere nel politicamente corretto. Poi torna sull’argomento, prima di stringere mani e andare via: “O sei un giocatore e diventi coach, o studi e ti impegni. Ma una volta avuto un incarico, devi lavorare, non basta avercelo. Devi viverlo, svolgerlo. Chiunque tu sia, ex campione o sconosciuto, se non ottieni risultati non avrai altro lavoro. Andre non era alla ricerca di un lavoro, ma era stimolato dalla situazione. Come Becker”.