ALL’UNISONO, IL CORTO SU VERONICA YOKO PLEBANI FIRMATO DA SIMONE RIGAMONTI
Ci sono storie che per essere raccontate devono essere vissute “All’unisono”. E’ proprio questo il nome del documentario vincitore del primo premio al Palashort 2016, prodotto dal filmmaker bresciano Simone Rigamonti. Il corto racconta la storia agonistica, e non solo, dell’atleta palazzolese Veronica Yoko Plebani che descrive in prima persona, emozionando per l’intensità, il suo rapporto “all’unisono” con il fiume Oglio. Un corto che va oltre il racconto, toccando nel profondo il rapporto tra canoa, natura e diversa abilità.
L’autore, attraverso questo corto, ha messo in campo la predisposizione di riuscire a raccontare con occhi diversi il mondo che lo circonda con l’idea di trovare un filo conduttore tra sport e natura: “Il susseguirsi di immagini in movimento, che testimoniano racconti di vita di individui straordinari, mi consente di far sì che non siano dimenticati – racconta Simone Rigamonti – ed è proprio per questo che mi assumo tutte le responsabilità, anche da un punto di vista morale, perché esse siano dimostrazione di ciò che è stato. Ritengo di essere molto attento alla realtà che mi circonda e colgo, facendone mio, tutto ciò che mi incuriosisce. Mi piace “creare” partendo da zero o da semplici spunti visivi. Amo veder nascere una storia, un racconto. Cerco di viverlo in ogni sua forma con lo stupore di chi ascolta e mantenendo vivo l’entusiasmo di chi parla, per poi metterci del mio, per continuare a creare cercando di coinvolgere lo spettatore lasciandogli un ricordo indelebile.”
La finalità del suo lavoro, infatti, è proprio quella di emozionarsi e di emozionare; cercare di trasmettere l’anima di ciò che i suoi occhi vedono e le sue orecchie sentono: “Poter rendere visibile a più persone possibili queste storie vere, che non hanno un copione, se non l’ordito della Vita, non c’è limite di età, ceto sociale, culturale o altro. Il mondo è ricco di piccole e grandi storie che si possono raccontare e, come spesso accade ci si deve trovare nel posto giusto al momento giusto.”
Quando gli chiediamo qual è l’ingrediente segreto per “catalizzare” lo spettatore allo schermo, ci risponde che il fascino del lavoro è reso possibile solo grazie al feeling che si crea tra lui e il soggetto che si pone davanti alla macchina da presa: “Ho conosciuto Veronica grazie ad un articolo pubblicato sul Giornale di Brescia – continua Simone – La notizia informava della sua partecipazione ai giochi di Rio 2016 e invitava a guardare il documentario “Insuperabili” che parlava della sua storia. Incuriosito, non ho esitato un attimo a visionare il documentario prodotto dalla Rai. Toccato dal suo grande entusiasmo e dalla voglia di rimettersi in gioco dopo la malattia che improvvisamente l’aveva colpita, ho voluto contattarla per poterla conoscere personalmente. Il mio obiettivo principale non era solo quello di presentarmi a Veronica, ma anche di parlarle, sentire la sua voce, guardare i suoi occhi, e osservare i suoi movimenti. Sfumature che sembrano forse banali ma che erano utili per poter poi concretizzare nel migliore dei modi la mia visione della sua passione per la canoa ed il suo grande amore per il fiume Oglio da cui tutto ebbe inizio. A seguito del nostro incontro, in cui le ho esposto le miei idee per la realizzazione del documentario, senza alcuna esitazione da parte sua, abbiamo iniziato le riprese durate una giornata.”
“Di ogni storia che racconto, ogni momento che catturo, ogni attimo che imprigiono con la macchina da presa, non lascio andare nulla; tutto rimane impresso nella mia mente – replica Simone quando gli chiediamo cosa ha lasciato in lui questa esperienza – E’ come se scrivessi ogni volta un piccolo diario di bordo in cui annoto i miei pensieri, le mie intenzioni di voler e riuscire a trasmettere a più persone possibili le mie storie che sono uniche e irripetibili come quella di Veronica. Non è così scontato e spontaneo essere ripresi da una macchina da presa, le parole si ingarbugliano, i silenzi diventano eterni e la timidezza sopravale. Fortunatamente sono sempre riuscito a mettere a proprio agio i miei interlocutori, lasciandoli liberi di esprimere anche le loro più intime sensazioni, dando modo di confidarsi con me, cosi come si fa con un amico senza il timore di essere criticato o giudicato. Il rapporto di fiducia che si instaura è speciale.”
Un corto che non rappresenta solo mero racconto, ma un inno alla bellezza, che oltre ad emozionare riesce a diffondere messaggi positivi dimostrandoci quanto sia importante e bella la nostra Vita anche quando ci mette a dura prova. “Diffondere messaggi positivi come quelli di Veronica per me è fondamentale perchè incoraggiano tutti noi a non lasciarci andare, a credere in noi stessi e ai nostri sogni. – rivela Simone – Ascoltare le parole di Veronica, guardare i suoi occhi e il suo viso che trasmettono positività e determinazione, può essere stimolo per quelle persone che, per qualsiasi motivo, si sentono a terra ed hanno poca forza e volontà di rimettersi in gioco. Siamo solo noi i registri, attori e spettatori della nostra vita e dei nostri sogni e allora non dobbiamo far altro che iniziare a raccontare la nostra storia – conclude – penso, infatti, che ognuno di noi abbia qualcosa da raccontare: una storia di vita vissuta, un’amore, una passione o la semplice testimonianza di un episodio al quale abbiamo assistito.”
Buona visione, perché come dice Italo Calvino “Chi comanda al racconto non è la voce: è l’orecchio.”
Simone è un videomaker bresciano, classe 1992, laureato col massimo del voti presso l’Accademia di Belle Arti Santagiulia di Brescia – indirizzo Nuove Tecnologie per l’Arte. Inizia da subito il suo percorso professionale lavorando a progetti propri e collaborando con diverse case di produzione bresciane. Da sempre appassionato di cinema documentaristico. Nel 2016 scrive, produce e dirige il mediometraggio dal titolo “Il Fluire della Vita”, presentato ad aprile dello stesso anno presso Cinema Nuovo Eden a Brescia. Con questa opera ha vinto nel mese di settembre il primo premio per la sezione documentari al Festival Internazionale del Cinema Povero di Ispra in concorso con altri 178 film. A dicembre 2016 è stato assegnato il primo premio al Palashort, concorso di cortometraggi a Palazzolo sull’Oglio (BS), con il suo terzo documentario auto-prodotto dal titolo “All’unisono – Veronica Yoko Plebani”.
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