Ramadi: presto l’offensiva Usa-Iraq
Il conto alla rovescia dovrebbe essere ormai giunto al termine. L’offensiva targata Usa e Iraq per riprendere il controllo di Ramadi, capoluogo della grande provincia di Al-Anbar a 70 miglia a ovest di Baghadad, strappato nel maggio scorso dalle forze del Califfato è stata annunciata come prossima a inizio luglio dal presidente Usa Barak Obama. Una manciata di giorni in cui il servizio antiterrorismo iracheno avrebbe dovuto perfezionare il piano che vede coinvolti al momento i circa 5.000 soldati della polizia e dell’esercito federale iracheno schierati con l’appoggio della rappresentanze sunnite nel controllo delle zone circostanti la città. L’interesse per la provincia di Anbar risiede nella sua posizione geografica, al confine con l’Arabia Saudita e la Giordania e nella sua composizione sociale, basata su importanti tribù sunnite, ritenute fondamentali nella lotta contro lo stato islamico. La caduta di Ramadi, preceduta ad aprile dall’esodo che, secondo le fonti Onu, avrebbe portato alla partenza di 114.000 iracheni in cerca di rifugio lontano dalle milizie Isis, era stata considerata come l’apertura di un pericoloso corridoio verso la conquista della capitale irachena. La situazione è peggiorata ulteriormente nelle ultime settimane. I miliziani Isis, dopo aver liberato tutti i carcerati e issato le bandiere nere tappezzandone la città, hanno deciso di chiudere i condotti della diga di Radami costringendo ad una brutale siccità le zone di Khalidiyah e Habbaniyah, , baluardi del governo iracheno ai margini della diga e a poca distanza da Falluja. L’obiettivo sarebbe quello non tanto di minacciare la sopravvivenza delle popolazioni quanto di abbassare il livello del fiume Eufrate per consentire alle truppe Isis spostamenti più rapidi e sicuri verso Khalidiyah e quindi altri territori ancora in mano governativa. In risposta alla richiesta di aiuto lanciata dal premier iracheno Haider Al Abadi, gli Stati Uniti hanno recentemente implementato con l’invio di 450 soldati scelti le attività addestrative organizzate presso il nuovo centro realizzato nella base militare aerea di Taqaddum. Ora il numero complessivo dei militari Usa è salito a oltre 3.000 unità e non è escluso per il futuro, il prestito di elicotteri Apache alle forze irachene per supportare l’offensiva contro Isis. L’arrivo dei rinforzi Usa è stato affiancato dall’invio deciso dal Governo italiano di un contingente di 30 incursori del Col Moschin con compiti ufficialmente solo addestrativi. Al momento i militari italiani impegnati in Iraq nell’ambito dell’Operazione “Prima Parthica” finalizzata all’addestramento del personale delle KSF, Kurdish Security Forces, sono circa 200.