L’accordo con l’Iran

(free) – di Andrew Spannaus –

I lettori di Transatlantico sanno quante attenzioni abbiamo dedicato ad un potenziale accordo con l’Iran. Ora dopo lunghe trattative (e numerosi tentativi di sabotaggio) è arrivato l’annuncio che si aspettava da tempo, che potrebbe rappresentare un grande passo in avanti verso un riallineamento dei rapporti occidentali verso il Medio Oriente.

Il nocciolo dell’intesa tra il P5+1 e l’Iran è abbastanza semplice. In essenza si torna al passato, sebbene con meccanismi di enforcement più chiari e forti: l’Iran accetta il monitoraggio delle proprie attività nucleari in cambio del riconoscimento del suo diritto di utilizzare l’energia nucleare per scopi pacifici.

Ad un certo livello la scelta era ovvia: si è deciso di perseguire una soluzione politica, piuttosto che mantenere uno stato di scontro che poteva portare solo in una direzione: verso il bombardamento della Repubblica islamica da parte di Israele e/o degli Stati Uniti, come paventato più volte dai neocon americani e soprattutto dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Per quanto disastrosa sarebbe stata una nuova guerra in Medio Oriente, la reale posta in gioco è ancora più alta però: con questo accordo cambiano i legami americani sia con Israele che con i paesi sunniti, guidati dall’Arabia Saudita.

I rapporti con il governo israeliano sono ormai al punto più basso della storia recente, e Netanyahu può solo sperare nella vittoria di un repubblicano nel novembre 2016. Il premier ha tentato di tutto per bloccare l’accordo – i giochi non sono finiti, ma è probabile che l’intesa sopravvivrà anche all’opposizione del Congresso – ma ad Obama va tutto il credito per essere andato fino in fondo.

Con i sauditi invece, i giochi sono più che mai aperti. L’emergente alleanza sunnita che insiste nel sostegno ai gruppi estremisti che hanno svolto un grande ruolo nella politica del cambiamento regime, fornendo un sostegno quasi diretto a formazioni come Al-Qaeda e l’ISIS, teme che il rapporto privilegiato con gli occidentali potrebbe finire. Infatti l’apertura economica e politica all’Iran indica la possibilità di abbandonare la strategia seguita negli ultimi anni, e di cooperare con gli ex nemici nel nome della stabilità e della necessità di combattere gli estremisti.

In questo senso i dettagli dell’accordo, come anche le numerose dichiarazioni che sentiremo nel prossimo periodo su chi ha vinto o meno, sono decisamente secondari. Il punto centrale è la possibilità di un realignment della politica occidentale verso il Medio Oriente, e anche oltre.

Non si tratta di una certezza; anzi, il grande potenziale di questo passo in avanti potrebbe essere facilmente sprecato se si insisterà a sbagliare su tanti altri fronti, dalla Siria ai rapporti con la Russia. Ma l’accordo con l’Iran rappresenta un successo molto importante, da sfruttare per cambiare la traiettoria della geopolitica regionale e mondiale.

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