USA, imponente cyber-attacco dalla Cina
L’Amministrazione Obama ha ricondotto alla Cina la responsabilità del furto di 18 milioni di identità, e non di 4,2 milioni come era apparso inizialmente alcuni giorni fa. Si tratta di dati personali su altrettanti dipendenti ed ex-dipendenti dell’Amministrazione federale, o candidati all’assunzione che avevano inviato i propri curriculum agli uffici del personale. Il bilancio non appare comunque ancora definitivo, poiché l’entità del furto potrebbe risultare ancora più vasta, secondo il direttore dell’FBI James Comey.
I punti di accesso degli hacker sarebbero molteplici, comprese alcune società di reclutamento del personale a cui l’Amministrazione federale subappalta l’esame dei candidati all’assunzione. I database violati conterrebbero, oltre che dati riguardanti fedina penale e casellario giudiziario, anche informazioni su familiari ed amici dei dipendenti.
Si tratterebbe di un cyber-attacco senza precedenti. L’Amministrazione Obama ora è nella bufera: il Congresso l’accusa di non avere rispettato gli standard di sicurezza informatica che lei stessa si era dati. Per questo il Presidente starebbe valutando l’opportunità di ricorrere all’ordine esecutivo firmato lo scorso aprile che consente al ministro del Tesoro di imporre sanzioni contro gli autori di cyber-attacchi o contro coloro che ne beneficiano. Lo stesso che era stato firmato da Obama dopo l’attacco alla Sony Pictures attribuito alla Corea del Nord.