G7: clima, crisi ucraina e TTIP i temi caldi

Angela Merkel padrona di casa nell’ultimo G7, svoltosi ad Elmau, in Baviera, l’8 e il 9 Giugno scorsi.  Si tratta del terzo vertice dei capi di stato e di governo dei paesi più industrializzati al mondo off-limits per Putin, dopo la rottura della composizione G8, a seguito dell’annessione della Crimea alla Russia nel marzo del 2014. Il filo conduttore degli incontri è stato espresso dal motto “Think ahead. Act together”. Pensare al futuro, agire insieme.

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Oltre ai leader di Stati Uniti, Canada, Francia, Italia, Germania, Giappone e Regno Unito, ai colloqui erano presenti anche i rappresentanti di grandi organizzazioni internazionali (Onu, Fondo monetario, OMC, Banca Mondiale), il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Tre i temi principali in agenda:

Clima – “per affrontare i cambiamenti climatici è necessaria un’azione urgente e concreta”. La dichiarazione finale dell’incontro ribadisce l’impegno ad adottare un protocollo vincolante che possa sostituire quello di Kyoto, sulla base della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

L’accordo si basa sull’obiettivo di tenere l’aumento delle temperature globali sotto i 2° C, attraverso l’implementazione di politiche energetiche a ridotte emissioni di carbonio, con la previsione di abbandonare del tutto i combustibili fossili entro il 2100. Inoltre, l’intesa prevede una riduzione di gas serra fra il 40 e il 70% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2010.

Infine i paesi hanno concordato su uno stanziamento fino a 100 miliardi di dollari entro il 2020 per favorire delle iniziative, pubbliche o private, a favore del clima (senza tuttavia specificare ulteriori dettagli) e sul sostegno ad una serie di iniziative per una più ampia diffusione delle energie rinnovabili nei paesi in via di sviluppo.

L’intesa è stata definita storica e ambiziosa: la stessa Greenpeace ha riconosciuto che “sul clima, il G7 ha raggiunto dei risultati”. Occhi puntati dunque verso la Conferenza sui cambiamenti climatici (COP21) che si terrà a Parigi il prossimo Dicembre, in cui verranno discusse tali proposte.

Senza dubbio, l’assenza al tavolo di tre dei paesi che emettono più gas serra al mondo (Cina, India, Russia) e le perplessità sollevate da Canada e Giappone durante i negoziati, rendono un po’ più debole un successo tanto celebrato.

Ucraina – i leader hanno espresso nuovamente la loro condanna per l’annessione russa della penisola di Crimea, ribadendo il non riconoscimento. Hanno chiarito che le sanzioni dureranno finché la Russia non rispetterà gli accordi di Minsk e la sovranità ucraina. Il pieno impegno delle potenze è rivolto all’individuazione di una soluzione diplomatica.

Nel documento si esprime inoltre l’impegno a lavorare con le istituzioni finanziarie internazionali per fornire sostegno tecnico ed economico all’Ucraina. Per questo si creerà un gruppo di supporto degli ambasciatori dei paesi del G7 a Kiev che dovrà fornire all’Ucraina consigli e assistenza.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dichiarato che “l’obiettivo comune, condiviso anche dagli Usa, è reingaggiare la Russia al tavolo internazionale per tante partite in cui la Russia può giocare un ruolo fondamentale”.

Tuttavia, Barack Obama è apparso particolarmente intransigente, al fine di assicurarsi che l’Unione Europea, al Consiglio del 25 e 26 giugno prossimi, confermi le sanzioni: un appoggio alle misure restrittive di carattere economico e finanziario, ma probabilmente, anche un implicito assenso ai prossimi movimenti di carattere militare, visto il possibile dispiegamento a breve termine di mezzi pesanti americani in diversi Paesi alleati dell’est europeo e del Baltico per scoraggiare e impedire una futura aggressione russa.

Commercio – “Commercio e investimenti sono la chiave trainante per crescita, creazioni di posti di lavoro e sviluppo sostenibile”. A tal proposito, i leader del G7 si sono impegnati ad accelerare i negoziati sul TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra USA e UE, con l’obiettivo di arrivare alla conclusione dell’accordo possibilmente entro l’anno.

Tuttavia, la strada è apparsa subito in salita: il giorno successivo alla dichiarazione finale del summit, il parlamento europeo ha annullato la sessione di voto prevista e il successivo dibattito sull’accordo di libero scambio, a causa di più di 200 emendamenti presentati, frutto di contrasti all’interno del gruppo social-democratico. Il voto del PE, che si sarebbe riunito per la prima volta in seduta plenaria per discutere della questione, avrebbe dovuto dare il via libera alla Commissione per la conclusione dei negoziati.

A questi, si sono aggiunti anche altri argomenti di discussione per le delegazioni presenti: in particolare, nel quadro dell’analisi della situazione economica dell’eurozona è stata affrontata la situazione greca, con un invito al governo di Atene al massimo sforzo.

Focus anche su sicurezza, terrorismo, emergenza immigrazione e crisi umanitaria in Libia, che deve ora essere risolta attraverso un “accordo politico”, con l’obiettivo di costituire un governo di unità nazionale, procedendo sulla strada tracciata da Bernardino Leon, rappresentante speciale delle Nazioni Unite. Infine, un riferimento all’Iran, visto che il 30 giugno è indicato come data utile per finalizzare l’accordo sul programma nucleare di Teheran.

In un contesto europeo ed internazionale che appare in rapido e fluido movimento, la dichiarazione finale delle sette potenze si conclude con l’appuntamento al 2016: padrone di casa il Giappone, che ospiterà l’incontro nel centro costiero di Shima.

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