Il mito del “Surge”
I politici e gli editorialisti americani hanno ripreso a fare i duri in merito all’Iraq, chiedendo l’invio di ulteriori truppe da parte degli Usa. Così facendo si basano sul mito del grande successo del Surge, l’affermazione che l’invio da parte del Presidente George W. Bush di altri 30 mila soldati nel 2007 in qualche modo “vinse” la guerra – una storiella molto cara ai neocon in parte perché rimuove la loro responsabilità per aver dato inizio a quel disastro.
Ma il fatto che le voci ufficiali a Washington abbracciano una certa versione dei fatti non significa che sia vera. Il Surge di Bush fu in realtà un fallimento tremendo. Non raggiunse l’obiettivo apparente – la ratio che Bush infine decise di attribuire ad essa – e cioè di guadagnare tempo per permettere la riconciliazione tra i sunniti e gli sciiti iracheni.
Piuttosto fece esattamente il contrario, aggravando la rivalità tra di essi. Tra l’altro quel risultato fu previsto prima del Surge da personaggi influenti come: il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, gli alti vertici militari statunitensi, e perfino l’Iraq Study Group, organismo dominato dall’establishment di Washington. Tutti questi consigliavano un coinvolgimento militare minore, non maggiore.
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