Orrore nello Yemen: 137 morti e 345 feriti
137 morti e 345 feriti. Questo il bilancio, per il momento, del quadruplice attentato contro quattro moschee a Sanaa e Sadaa, nello Yemen, durante la giornata di venerdì 20 marzo. I quattro kamikaze si sono fatti esplodere durante il venerdì di preghiera, durante il quale i fedeli sciiti avevano si erano riuniti. A rivendicare l’attacco è stato l’Isis.
Finora a tinte qaedista, lo Yemen sta divenendo un terreno fertile per la propaganda dello Stato Islamico. Da circa un mese e mezzo, infatti, lo Yemen è spaccato a metà. Il sud è controllato dal deposto presidente Hadi. Il nord, invece, è in mano agli sciiti Houtii, contro cui era rivolto l’attentato.
Questo è il secondo attentato registrato a Sanaa dall’inizio del 2015. Ma, per la prima volta nello Yemen, il bersaglio non è stata una caserma della polizia, bensì un luogo di culto frequentato dai dirigenti della fazione opposta.
Gli Usa mostrano cautela sull’autenticità della rivendicazione da parte dello Stato Islamico. Tuttavia, è chiaro che, dopo gli attentati di Tunisi e l’istituzione del Califfato in Libia e Nigeria, la rete di al Baghdadi si sia espansa a macchia d’olio ben oltre la Siria e l’Iraq. E terre come lo Yemen, pressochè dimenticate dai media, rischiano di diventare le nuove roccaforti del jihadismo sunnita.