Libia, il Califfato bussa alla porta dell’Italia
“Un califfato islamico alle nostre porte è ormai più di una possibilità. Abbiamo bisogno dell’aiuto dell’Onu per intervenire in Libia”. Si è espresso così il ministro degli Interni Angelino Alfano a proposito del rischio di una infiltrazione islamista in Italia. Ma queste parole, che fanno seguito alle dichiarazioni del titolare della Farnesina Paolo Gentiloni, appaiono in ritardo visto il collasso della Libia durante l’ultimo anno.
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Intanto, nella notte del 16 febbraio, l’aviazione egiziana, in collaborazione con quella libica, ha bombardato gli obiettivi strategici dell’Isis a Derna in risposta alla decapitazione dei 21 compatrioti cristiani. “Il piano è di colpire i punti del Paese dove si è insediato lo Stato Islamico, ovunque essi siano”, ha dichiarato il Presidente dell’Egitto al Sisi.
Sirte conquistata il 13 febbraio dall’Isis, già in possesso di tutta la Cirenaica. Il rimpatrio degli Italiani il 16 febbraio. La situazione istituzionale della Libia fuori controllo, con il governo riconosciuto di al Thani contrapposto a quello di al Hassi. Il rischio sunnita, insomma, sta già bussando alla porta dell’Europa.
È probabile che l’Italia e i partner occidentali si siano resi conto del pericolo Isis troppo tardi. Roma si è “accorta” solo adesso che i terroristi, nascosti tra gli immigrati, potrebbero arrivare via mare nel sud del Paese.
Ma oggi la reazione deve essere differente rispetto a quella del 2011, quando la Francia decise di prendere d’assedio le truppe libiche per fare fuori il regime di Gheddafi. Da lì, ebbe iniziò un caos istituzionale e sociale nell’intero Paese che ci portiamo avanti fino ad oggi. La richiesta di Hollande di un’immediata convocazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu non deve proporre di nuovo quello scenario. Per questi motivi, Usa ed Unione Europea devono mettere sul piatto una soluzione che sia di ampio respiro per la Libia.
Giacomo Pratali
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