VERA GLORIA
“Quelli che sono antifederali, ma festeggiano lo stesso, oh yes! Quelli che Barazzutti è un pessimo capitano perché non porta i maschietti in Serie A, ma con le donne ci sa fare. Quelli che hanno vinto una Davis da giocatore e tre Fed Cup da capitano, oh yes. Quelli che plaudono al coraggio di Mary
Joe Fernandez, altro che Barazza. Quelli che quando c’era lui anche i treni arrivavano in orario. Quelli che lo avevano detto che la Oudin non poteva stare fuori. Quelli che la Fed Cup non vale uno Slam. Quelli che Monsieur de Lapalisse era un dilettante al confronto. Quelli che la Fed Cup non ha il fascino dell’Insalatiera. Quelli che gli è andata di traverso anche l’insalata. Quelli che se non ci sono le Williams allora non si divertono”.
Ci hanno provato in tutti modi, i professionisti del “tafazzismo” nostrano a minimizzare, a priori e a posteriori, l’impresa compiuta dalle nostre eroine, in quel di San Diego. Questa tendenza tipicamente italica ad “auto-denigrarsi”, a non riconoscere i giusti meriti alla costanza e compattezza di un gruppo straordinariamente affiatato, ha vissuto il suo acme nel weekend che ha regalato all’Italia il terzo alloro in cinque anni, in una competizione, è d’uopo ricordarlo, che fino al 2006 non ci aveva quasi mai visto protagonisti. D’altronde alla quarta finale in cinque anni, il rischio è che subentri un po’ di noia e che l’ennesima impresa delle nostre ragazze diventi consuetudine radicata nella quotidianità, non meritevole della giusta considerazione. Sta qui la grandezza dell’impresa di Francesca, Flavia, Roberta e Sara. Aver creato in un popolo non certo avvezzo ai successi in serie, quel senso di pienezza e appagamento, peculiari di altre discipline (vedi la scherma), storicamente più generose con lo sport azzurro, rispetto al tennis. E così con la pancia piena di successi e trionfi, per qualcuno è stato più importante rimarcare che la Fed Cup contasse meno rispetto ad altre competizioni, che non attribuire i giusti meriti a un team candidato al ruolo di miglior squadra italiana femminile di tutti i tempi. E non parliamo solo di tennis…
… L’Italia vince con merito perché rispetto agli altri team, quella azzurra è la squadra più omogenea, più compatta, con due giocatrici che, grazie ai successi ottenuti in questi anni in Fed Cup, hanno maturato quella consapevolezza dei propri mezzi che le ha portate poi a cogliere risultati straordinari a livello individuale. Non bisogna dimenticare, infatti, come questo successo di squadra, cui hanno dato il loro contributo anche Roberta Vinci e Sara Errani, giunga al termine di una stagione a dir poco straordinaria per il nostro tennis rosa, già sufficientemente corroborato dai successi al Roland Garros di Francesca (che chiude il 2010 al numero 7 del mondo) e al Masters (di doppio) di Flavia. Proprio per l’età non più verde delle nostre due più forti giocatrici è giusto godere del momento di grande spessore del nostro tennis femminile. Mai come oggi abbiamo
potuto contare su un gruppo di atlete così altamente competitivo. aradossale è che chi da sempre si batte affinché il nostro sport conquisti un’audience maggiore, stigmatizzi oggi l’eccessiva pubblicità e lo spazio sui media dedicato all’avvenimento. Ribadire come un disco rotto che il Roland Garros conta ben di più della Fed Cup è talmente lapalissiano da risultare stucchevole, e, in ogni caso, nel nostro vecchio pazzo mondo, c’era comunque chi aveva da ridire anche su quella vittoria.