CIAO, VECCHIO BOB
E allora, vecchio Bob, sarcastico birbante, t’è riuscito pure questo scherzo estremo, questa burla così maledettamente definitiva, e ci hai lasciati quaggiù da soli, a piangere e a rivangare, mentre tu, adesso, te ne stai lassù, a fare due palle con gli idoli e i maestri della tua gioventù, o a intrecciare duelli semantici con i grandi matematici di cui avevi appreso il pensiero all’Università e che tanto ammiravi, o magari, ancora, a discutere di come si fa una telecronaca con Guido Oddo e Giorgio Bellani e di come si scrive un pezzo di tennis con Vittorio Piccioli.
Piangiamo e rivanghiamo, soli, piagati dal dolore ma allo stesso tempo sollevati dal saperti libero, finalmente libero dalle catene con le quali quel corpo ribelle stava tentando di imprigionare la tua bella mente, quella mente che ci mancherà ma che potremo consolatoriamente rivisitare non soltanto frugando fra i ricordi ma, grazie alla tecnologia, riascoltando le tue battute e le tue analisi di impareggiabile cronista, oppure rivedendo le tue lezioni sul tennis dei grandi campioni.
Ciao, vecchio Bob, piccolo grande amico, agrodolce e sfortunato, e grazie per quel che ci hai dato e quel che ci hai lasciato. Ti prego solo di non sfotterci troppo, quando, ricordandoti di noi, darai un’occhiata quaggiù e ti accorgerai che saremo rimasti quelli che conoscevi, inguaribili nonostante tutto.