DOVE STA IL BUON SENSO
Mio figlio di 13 anni è iscritto alla FIT da 4 anni, per 3 anni è stato tesserato in un circolo vicino a dove abitiamo. L’anno scorso per motivi di lavoro ho dovuto trasferire la mi attività lavorativa a circa 30 km. di distanza dalla nostra abitazione; e quindi per motivi di distanza mi risultava molto complicato accompagnare mio figlio agli allenamenti che si svolgevano tre volte alla settimana presso il circolo suddetto, in orari per me impossibili da gestire. Le soluzioni possibili a questo punto erano:
1)far cambiare sport a mio figlio cercando allenamenti durante le ore serali;
2)continuare con il tennis e cambiare circolo trovandone uno vicino al mio ufficio, che svolgesse gli allenamenti in orari tali da permettermi di poterlo accompagnare agevolmente.
Pur conoscendo i sacrifici economici e logistici a cui andavamo incontro, per passione a questo sport abbiamo scelto la seconda soluzione. Con nostro grande stupore che successivamente si è trasformato in indignazione abbiamo scoperto che il ragazzino non poteva partecipare ai campionati a squadre di carattere nazionale per 2 anni e questo per normativa federale.
Tengo a precisare che non siamo mai stati informati né tantomeno abbiamo sottoscritto impegni a tal riguardo. Non riusciamo proprio a comprendere le motivazioni ti tale norma. Mio figlio quando ha saputo che non poteva giocare con i suoi compagni di allenamento è rimasto molto dispiaciuto e sinceramente non sono riuscito a dargli una buona e valida motivazione per tale fatto. A questo punto vi pongo un quesito:
secondo voi questi ragazzini che hanno subito tale ingiustizia, quando saranno più grandi che cosa potranno pensare della Federazione Italiana Tennis? CHE LI HA AGEVOLATI IN QUESTO SPORT HO VICEVERSA LI HA PRIVATI IN GIOVANE ETA’ DI UN FONDAMENTALE LORO DIRITTO DI DIVERTIRSI CON I PROPRI COMPAGNI?. Non stupiamoci quindi se domani ancora più di oggi la FIT sarà considerata più un organo politico che sportivo.
Leone2097