DOBBIAMO PROPRIO RASSEGNARCI?
Anche ad Indian Wells la pochezza tecnica dei nostri rappresentanti si è puntualmente confermata. Questa storia, ormai, prosegue da decenni e la luce in fondo al tunnel, ahimè, ancora non si intravede. Se è vero che a livello giovanile riusciamo spesso a mettere in campo degli ottimi giocatori, qualcosa evidentemente non funziona come dovrebbe al momento del passaggio tra i pro. Ora, se proprio non sappiamo trovare le ragioni di questo disagio tecnico, perchè non ci guardiamo un momentino intorno per capire cosa fanno gli altri che noi non sappiamo fare? Senza andare troppo lontano, la nostra cultura tennistica ci lega a paesi a noi molto vicini, quali Francia e Spagna. Attualmente i cugini transalpini hanno 13 giocatori tra i primi 100 e ben 3 tra i primi 11, mentre la Spagna annovera 16 giocatori nei top 100 e 4 nei primi 15. Le due nazioni insieme hanno praticamente il 50% dei primi 15 giocatori al mondo.
La mia domanda è questa: ma possibile che non sappiamo nemmeno copiare? Presi uno ad uno, parecchi di questi giocatori non sono propriamente dei talentuosi. Ciò significa che sono arrivati dove sono attraverso un duro lavoro. Non credo si possa affermare che giocatori quali Simon, Monfils, Verdasco o Ferrer, nascano più forti di un Seppi o un Bolelli. In particolare quest’ultimo credo abbia davvero molto talento, ma purtroppo non riesce ad esprimerlo come potrebbe. E non ho volutamente nominato sua maestà Rafael Nadal, perchè averne uno anche noi sarebbe davvero chiedere troppo. Ma a proposito di numeri uno, un paesino piccolo piccolo come la confinante Svizzera, oltre all’irraggiungibile Roger, ha anche l’attuale 16esimo giocatore al mondo. Beh, se noi dovessimo avere il numero 2 e il numero 16 al mondo, sarebbe davvero festa grande. Allora diamoci un’occhiatina in giro e mettiamoci a lavorare. Stavolta sul serio.